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Luciano Tas
Le storie raccontate
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A 70 anni dai grandi processi in URSS

A settanta anni dai “Grandi Processi” in URSS

 

Per un pezzo di pane azzimo in più…

 

 

Sono tre i processi politici che tra il 1936 e il 1938 hanno segnato il picco di quegli anni che saranno chiamati del Grande Terrore, quelli in cui Stalin si è sbarazzato in una serie di gigantesche stragi degli avversari veri o presunti e poi indiscriminatamente tra la popolazione. Le cifre dei morti e degli scomparsi sono nell’ordine di qualche decina di milioni. Un vuoto spaventoso che i censimenti sovietici hanno dovuto registrare impietosamente.

 

In quei tre processi, che hanno visto imputati numerosi alti dirigenti comunisti, si contavano molti ebrei. Perché tanti ebrei avessero aderito alla Rivoluzione d’Ottobre (per l’esattezza meglio definirla “colpo  dii Stato”) è abbastanza comprensibile. Ne riparleremo.

 

Qui, nel terzo dei Grandi Processi, celebrato nel 1938, il copione è simile ai due che l’avevano preceduto: tutti gli imputati sono accusati di ogni sorta di reati, dallo spionaggio all’alto tradimento, dalla collusione  con i servizi segreti inglese, tedesco, giapponese (a scelta) alla costituzione di “bande trotzkiste”, dal tentativo di uccidere i massimi dirigenti sovietici, Stalin in testa, al sabotaggio.

 

A quest’ultimo processo (poi si provvederà solo per “via amministrativa”), l’imputato di rilievo è Nikolaij Bucharin.  Ma ora va alla sbarra Arkadij Rosengoltz, già Governatore del Donbas, già ambasciatore a Londra, già ministro per il commercio estero.

 

Il suo curriculum comunista è ineccepibile. A sedici anni Rosengoltz era stato arrestato dalla polizia zarista, a diciassette era già delegato al Congresso del partito bolscevico. Durante la guerra civile aveva combattuto con valore nelle file rosse.

 

Ma c’è un neo in quel curriculum: Rosengoltz aveva avuto qualche fugace simpatia per Trotzkij. Tanto basta per farlo arrestare nel ’37  e processare nel ’38.

 

Al momento dell’arresto, durante la perquisizione gli veniva trovato addosso un pezzetto di pane azzimo e un foglietto nel quale erano trascritti due Salmi di Davide, il 68 e il 91.

 

Rosengoltz, come del resto tutti gli altri imputati, confessa tutto quello che volevano gli inquisitori, ma al termine della sua confessione il procuratore, il famigerato Vishinskij vuole qualcosa in più, e secondo quanto è registrato dal verbale ufficiale (e autentico) sovietico, gli dice: <Sono stati trovati nei vostri vestiti alcuni strani oggetti. In che modo vi è venuto in tasca tutto questo?>.

 

Rosengoltz – Ce li mise un giorno mia moglie prima che andassi a lavorare. Disse che portava fortuna.

 

Vishinskij – E voi teneste questo portafortuna nella tasca dei pantaloni per molti mesi)

 

Rosengoltz – Non ci feci neppure caso.

 

Vishinskij – Però vedeste quello che faceva vostra moglie?

 

Rosengoltz – Avevo fretta.

 

Vishinskij – Ma vi fu detto che questo era un talismano di famiglia che portava fortuna?

 

Poi Vishinskij mostra al pubblico il pezzetto di pane azzimo e fa un cenno.

 

Il verbale registra: Ilarità in  aula.

 

Vishinskij allora continua: E’ stato trovato nei vostri vestiti anche un foglietto. Vediamo un po’ cosa c’è scritto: “ Quando il Signore si alza, si disperdono i suoi nemici e coloro che lo odiano fuggono dalla sua presenza…” E poi c’è un  altro scritto: “ O tu che ti sei messo sotto la protezione dell’Altissimo e che ti ripari all’ombra dell’Onnipotente, ascolta, io sono solito dire al Signore: Egli è il  mio riparo e la mia fortezza, il mio Dio  in cui confido”.

 

Altro ammiccamento  al pubblico in sala e fragorose risate.

 

Dio qui non ha diritto d’ingresso.

 

Il destino di Rosengoltz si chiama Stalin. E Rosengoltz finisce ucciso come gli altri.

 


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