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Avvenire Rassegna Stampa
29.11.2006 Non è Talabani a chiedere il ritiro americano
un titolo fuorviante

Testata: Avvenire
Data: 29 novembre 2006
Pagina: 24
Autore: Luca Geronico
Titolo: «Iraq, Khamenei a Talabani "Via gli Usa e sarà pace"»

"Iraq, Khamenei a Talabani "Via gli Usa e sarà la pace" è il fuorviante tutolo dato da AVVENIRE a una cronaca di Luca Geronica, dalla quale per altro risulta che è stato Khamenei a dire ad Talabani che la condizione per la stabilizzazione dell'Iraq (vale a dire: per la fine della destabilizzazione iraniana) è il ritiro americano.
Ecco il testo:

Una partita incrociata fra Bush e Ahmadinejad: da decifrare, fra i due contendenti, il futuro dell'Iraq. E il messaggio dell'ayatollah Ali Khamenei, incontrando il presidente iracheno Jalal Talabani, non poteva essere più esplicito: il «primo passo» per migliorare la sicurezza a Baghdad è il ritiro delle forze statunitensi. «Gli Stati Uniti - ha proseguito Khamenei - non avranno certamente successo in Iraq e la prosecuzione dell'occupazione è un boccone che non sono in grado di ingoiare». Quindi, se il governo iracheno lo chiederà «l'Iran farà quanto è in suo potere per assistere nel ristabilimento della sicurezza e della stabilità». La responsabilità politica dell'attuale situazione, per la guida spirituale iraniana, sono ovviamente gli Usa con la loro politica anche se «si nascondono dietro un conflitto tra sciiti e sunniti, ma questi hanno vissuto insieme da secoli». Quasi una promessa di disponibilità all'intervento, mentre il premier iracheno Nouri al-Maliki, che nei prossimi giorni incontrerà George Bush ad Amman, ha chiesto di prorogare di un anno il mandato della forza multinazionale. La risoluzione, con voto immediato, è stata prorogata ieri al Consiglio di sicurezza di New York. Insomma, quello che sembra delinearsi è un cambio della guardia molto lungo e cercando di creare un nuovo quadro internazionale che preservi pure la dignità politica di chi lascerà il campo. Infatti, dal vertice Nato a Riga, il presidente George W. Bush è tornato a ribadire che le sue truppe non si ritireranno se non prima di «aver completato la missione». La violenza è entrata «in una nuova fase» che richiede un adeguamento di tattica, ma nel Paese non c'è nessuna «guerra civile». Le violenze di questi ultimi mesi «sono dei tentativi di destabilizzazione avanzati da estremisti». I contatti di Baghdad con Damasco e Teheran, precisa il presidente americano, sono la libera scelta di una nazione sovrana, ma la Casa Bianca auspica che questo non comporti una diretta ingerenza dell'Iran nel Paese. Una aperta competizione su chi debba essere, in futuro, la potenza regionale del Medio Oriente, mentre il generale William Caldwell, portavoce delle forze statunitensi nel Paese, nell'ammettere il «salto drammatico» delle violenze ha dichiarato di aspettarsi «i livelli più alti nelle prossime due settimane». Comunque il quotidiano in Iraq riserva il solito, disperante, bollettino di guerra. La polizia di Baghdad ha ritrovato in meno di 24 ore almeno 40 cadaveri, tra cui quelli di due donne, disseminati in dieci diversi quartieri della città. Come sempre sui cadaveri erano evidenti segni di tortura e ferite d'arma da fuoco. Numerosi colpi di mortaio si sono abbattuti ieri su almeno tre quartieri della capitale, e hanno causato la morte di 9 civili e il ferimento di altre 11 oltre alla devastazione di case, negozi e automobili. Una forte autobomba è invece esplosa a ridosso dello Yarmuk, il principale ospedale di Baghdad. L'esplosione è avvenuta nei pressi dell'obitorio verso le 11 di mattina, quando davanti al cancello si raduna una piccola folla in cerca di notizie sui parenti scomparsi. Un'autobomba ha ucciso sul colpo alcune persone e ne ha ferite altre. A distanza di pochi minuti, quando erano arrivate le pattuglie della polizia, ne è esplosa una seconda auto caricata di esplosivo. Probabilmente il secondo scoppio è stato innescato dal telecomando ed ha causato la morte di una civile, di un agente delle forze di sicurezza e il ferimento di decine di altre. Un kamikaze che voleva colpire il governatore della provincia di Kirkuk si è fatto esplodere uccidendo una persona e ferendone 17. In uno scontro a fuoco a Ramadi un carro armato ha ucciso 5 bambine, di cui una neonata, che erano in una casa in cui si erano rifugiati alcuni ribelli. Non è stato ancora ritrovato il corpo del pilota caccia-bombardiere americano F-16 precipitato lunedì a nord-ovest di Baghdad. Infine padre Douglas al-Bazi è stato rilasciato ieri. Non si hanno particolari sul sequestro, salvo che il sacerdote sta bene anche se è molto provato.

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