Per il momento, è soltanto la proposta non ancora ufficializzata della commissione Baker, anticipata dal New York Times.
Ma per la REPUBBLICA del 28 novembre 2005 è già la politica dell'amministrazione: Usa, "dialogo con Siria e Iran", titola il quotidiano.
Per Arturo Zampaglione Bush avrà poca scelta, dovrà accogliere per forza i suggerimenti della commissione.
Intanto, il "clima è mutato" (verso il sereno) con il viaggio di Talabani a Teheran e il buon Ahmadinejad ha promesso il suo aiuto al presidente iracheno.
Se lo può fare, è perché l'Iran è al centro delle trame di destabilizzazione dell'Iraq.
Un fatto che nelle cronache non dovrebbe essere trascurato, comunque la si pensi a proposito dell'idea di Baker ( a nostro giudizio molto pericolosa).
Ecco il testo:
NEW YORK - A quattro giorni dalla strage che ha ucciso 202 sciiti nel quartiere di Sadr City e scatenato le successive vendette anti-sunnite, la rete televisiva Nbc ha deciso di prendere atto della realtà e respingere gli eufemismi della Casa Bianca: d´ora in poi, riferendosi all´Iraq, la rete televisiva parlerà apertamente di «guerra civile». Non è solo una sfumatura linguistica: la nuova terminologia renderà più difficile per George W. Bush giustificare la presenza in Iraq dei 150mila soldati americani, e al tempo stesso evidenzierà la gravità della crisi.
La svolta della Nbc (e quella di Kofi Annan, che ieri ha parlato di una «quasi-guerra civile») coincide con l´avvio di una settimana cruciale per le sorti dell´Iraq. Innanzitutto, in Medio oriente - in coda al vertice della Nato di Riga, dove si discuterà principalmente di Afghanistan - è atteso George Bush, che mercoledì incontrerà il premier iracheno al Maliki e il re giordano Abdallah.
A Washington, inoltre, si riunisce il gruppo di studio bipartisan sull´Iraq guidato dall´ex segretario di Stato James Baker, che a dicembre presenterà le sue proposte. Secondo il New York Times, che ha messo le mani sulla bozza di rapporto conclusivo, i dieci saggi del comitato proporranno alla Casa Bianca e al Congresso di promuovere una aggressiva azione diplomatica regionale con negoziati diretti con l´Iran e la Siria. Finora Bush vi si era opposto, accusando Teheran e Damasco di aiutare i ribelli. Ma gli spazi di manovra del presidente si sono ulteriormente ridotti dopo le elezioni di medio termine. Dall´Iran arrivano segnali incoraggianti: il presidente Ahmadinejad ha fatto sapere di essere pronto ad aiutare gli Stati Uniti a condizione che abbiano un approccio diverso ai problemi del Medio Oriente. Alcuni membri del comitato Baker, inoltre, sono in favore del ritiro di 70-80 mila soldati americani dall´Iraq entro il 2007. Ma non è ancora chiaro se il gruppo di studio avallerà, nel suo insieme, questa ipotesi.
Ieri intanto, a segnalare il cambiamento del clima, è arrivato a Teheran Jalal Talabani, che ha incontrato il presidente Mohamoud Ahmadinejad e che oggi vedrà l´ayatollah Ali Khamenei, la più alta autorità dell´Iran. Talabani, che conosce bene la lingua Farsi, firmerà accordi bilaterali e chiederà agli iraniani un contributo costruttivo per la pace. E Ahmadinejad ha subito promesso il suo aiuto.
Segnali importanti, infine, arrivano da Londra. «Entro la fine dell´anno prossimo avremo migliaia di soldati in meno in Iraq», ha annunciato il ministro della Difesa del Regno Unito, Des Browne. Con 7.200 soldati a Bassora, capitale petrolifera e seconda città del Paese, gli inglesi dispongono del secondo contingente militare dopo quello del Pentagono. Già da tempo però sono visibili i segni di stanchezza: il ministro degli esteri Margaret Beckett aveva già espresso la volontà di trasferire il controllo di Bassora alla truppe irachene all´inizio del 2007. E sull´onda di tanti altri ritiri, da quello italiano a quello polacco, anche i britannici hanno deciso di cambiare strada.
Cliccare sul link sottostante per inviare una e-mail alla redazione della Repubblica