martedi` 22 aprile 2025
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Fiamma Nirenstein ci parla della guerra antisemita contro l'Occidente

Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein". 
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)

Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine. 



Clicca qui






Corriere della Sera Rassegna Stampa
28.11.2006 Olmert offre la pace ai palestinesi
Abu Mazen possibilista, Haniyeh parla di "cospirazione"

Testata: Corriere della Sera
Data: 28 novembre 2006
Pagina: 17
Autore: la redazione
Titolo: «Olmert: «Tendo una mano per la pace»»

Gli articoli dei giornalisti del CORRIERE della SERA in edicola il 28 novembre 2006 non sono firmati.
Pubblichiamo pertanto una cronaca delle dichiarizioni di Olmert a Sde Boker e un'analisi sulle reazioni di Hamas attribuendole alla redazione:
 

GERUSALEMME — Ehud Olmert sceglie il kibbutz-rifugio di David Ben-Gurion per pronunciare il discorso più importante dalla fine della guerra in Libano. Arrivato a Sde Boker per commemorare il fondatore dello Stato d'Israele, il primo ministro usa le sue parole per rivolgersi ai palestinesi: «Mi identifico pienamente con le dichiarazioni di Ben-Gurion sul dovere che ha ogni governo israeliano di cercare la pace. "Sarebbe un grave peccato, non solo verso la nostra generazione ma anche verso quelle future, se non facessimo tutto quello che è in nostro potere per raggiungere un accordo con i nostri vicini arabi"».
Olmert spiega quali devono essere i passi per riprendere i negoziati: la nascita di un governo palestinese moderato che accetti il piano della «road map» e il rilascio del caporale Gilad Shalit, rapito il 25 giugno. «Porgo la mia mano in segno di pace, nella speranza che non venga lasciata vuota. Non possiamo cambiare il passato e non possiamo riportare indietro le vittime di entrambe le parti. Tutto quello che possiamo fare oggi è impedire nuove tragedie».
Dopo la creazione di un nuovo esecutivo, il primo ministro israeliano è pronto a incontrare il presidente Abu Mazen «per avere un dialogo serio, onesto e aperto». Olmert promette di rilasciare numerosi detenuti palestinesi in cambio della liberazione di Shalit, di ridurre i checkpoint e i posti di blocco in Cisgiordania e di sbloccare i fondi destinati all'Autorità di Ramallah, congelati dopo la vittoria elettorale di Hamas. Gli israeliani non escludono che tra i prigionieri scarcerati ci possa essere Marwan Barghouti, capo carismatico del Fatah che sta scontando cinque ergastoli. Gli analisti dell'intelligence sono convinti che Barghouti potrebbe rappresentare un'alternativa al potere di Hamas.
Nel discorso, Olmert sembra resuscitare il piano di convergenza, congelato dopo i 34 giorni di conflitto con l'Hebzollah in Libano. «Lo Stato d'Israele accetterà di ritirarsi da molte aree e dagli insediamenti che sono stati costruiti. Questo è un passo molto difficile per noi, come la separazione del Mar Rosso. Siamo pronti a compierlo per una pace vera». Spiega che i confini dello Stato palestinese «saranno diversi dai territori attualmente sotto il nostro controllo». E chiede ai palestinesi di riconoscere il diritto di Israele a vivere in pace e di rinunciare alla richiesta del ritorno dei rifugiati.
Hamas ha respinto le offerte del primo ministro. «È solo una manovra, una cospirazione». Dai consiglieri di Abu Mazen sono arrivate reazioni più concilianti. «Olmert sa di avere un partner e questo partner è il presidente», ha commentato Saeb Erekat. Che spinge perché il cessate il fuoco venga esteso alla Cisgiordania: ieri due razzi Qassam sono stati lanciati contro Sderot, dopo che due palestinesi erano stati uccisi durante un raid a Jenin.
Domani Abu Mazen incontra il re di Giordania e potrebbe vedere anche il presidente americano George W. Bush, ad Amman per il vertice con Nouri al-Maliki, premier iracheno.

GERUSALEMME — È il consigliere «americano», dopo i vent'anni passati negli Stati Uniti. Quello che parla l'inglese e che ha affiancato il premier Ismail Haniyeh per suggerirgli la lingua della moderazione. Ahmed Youssef in questi giorni è in Egitto, dove ha incontrato Khaled Meshal, leader di Hamas che vive a Damasco. Con lui i capi del movimento fondamentalista hanno definito la strategia per i prossimi mesi, sempre che il cessate il fuoco dichiarato domenica mattina riesca a tenere. «Meshal è soddisfatto — spiega al telefono dal Cairo — perché adesso gli israeliani sono disponibili a uno scambio di prigionieri».
Negli ultimi mesi, i dirigenti di Hamas si erano chiesti se non fosse meglio tirarsi indietro dall'avventura politica. Molti ritenevano fosse stato un errore la decisione di candidarsi alle elezioni, vinte in gennaio. «Le condizioni sono cambiate. Abu Mazen sta garantendo che se nasce un governo di unità nazionale, l'embargo economico verrà tolto. Abbiamo avuto conferme anche dagli europei». Non rivela con quali emissari e di quali Paesi si sia incontrato.
«Ho discusso con vari rappresentanti occidentali, non con gli italiani, ma so che sono informati degli incontri. L'Italia in questo momento è una delle nazioni con la posizione più equilibrata».
Ripete che Hamas non è pronto a riconoscere Israele.
«Legalmente, moralmente e politicamente crediamo di non avere alcun dovere». Ieri l'organizzazione ha cacciato Mohammed Soror, sindaco di Naleen, villaggio vicino a Ramallah, perché si era incontrato con un gruppo di coloni. «Non cediamo alla normalizzazione dei rapporti con lo Stato ebraico», spiega un comunicato. Anche Ahmed Youssef esclude che il movimento possa sedersi a un tavolo per dei negoziati diretti. «La nostra proposta resta una tregua di 5-10 anni per stabilizzare la situazione. Il primo passo è estendere il cessate il fuoco alla Cisgiordania. Non ha senso non sparare a Gaza, quando gli israeliani continuano le incursioni in Cisgiordania. Il presidente Abu Mazen avrà il mandato di trattare con gli israeliani, noi parleremo con gli europei e gli arabi. Se si arriverà a un accordo, verrà sottoposto a un voto del parlamento e all'approvazione dei palestinesi».
Danny Rubinstein, editorialista del quotidiano Haaretz,
considera Meshal il vero vincitore della partita che si è aperta cinque mesi fa, con il rapimento del caporale Gilad Shalit. «Se Meshal ottiene la liberazione di 1.400 detenuti in cambio di Shalit — scrive — il messaggio sarà chiaro: in passato Abu Mazen e i veterani dell'Olp hanno svenduto gli interessi palestinesi».
Gli israeliani sono convinti che la vera sfida sia attorno al controllo dell'Organizzazione per la liberazione della Palestina. «L'Olp non rappresenta più tutti i palestinesi — commenta Youssef —. C'è bisogno di un rinnovamento. Molti dei suoi membri non hanno idea di quello che sta succedendo al nostro popolo. È un organismo morto, da troppi anni». Conferma che Hamas non è pronto a rinunciare al ministero degli Interni e a quello delle Finanze. «Vogliamo la supervisione sulle forze di sicurezza per porre termine al caos». Vuol dire che siete preparati a intervenire contro i militanti che rompono il cessate il fuoco? «Haniyeh ha ottenuto da tutte le fazioni il rispetto della tregua. Non vogliamo combatterci l'un l'altro».

Cliccare sul link sottostante per inviare una e-mail alla redazione del Corriere della Sera


lettere@corriere.it

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT