Da La STAMPA del 24 novembre 2006, un articolo di Maurizio Molinari:
Almeno 160 sciiti sono morti per una serie di attacchi sunniti contro il quartiere di Sadr City a Baghdad causando la strage più sanguinosa degli ultimi tre anni: nel tentativo di scongiurare la guerra civile il premier Nuri Al Maliki ha invitato i capi delle fazioni in lotta a partecipare la prossima settimana una conferenza di riconciliazione.
L'offensiva di attentati sunniti è iniziata nelle prime ore del pomeriggio ora di Baghdad - mentre l'America iniziava a festeggiare il Giorno del Ringraziamento - quando tre auto-kamikaze sono esplose a Sadr City ad intervalli di 15 minuti, colpendo i mercati di Jamila e al-Hay e la piazza di al-Shahidein, che veniva contemporaneamente investita da colpi di mortaio, sparati anche contro la piazza Mudhafar. Il bilancio di 160 vittime a 238 feriti è ancora parziale ed avrebbe potuto essere più pesante se, come ha spiegato il generale dell'esercito Abdul-Karim Khalaf, fossero esplose altre quattro auto, una delle quali è stata intercettata. Le milizie sciite dell'Esercito di Al Mahdi, guidate dall'imam ribelle Moqtada al Sadr, hanno risposto all'attacco lanciando colpi di mortaio contro la moschea Abu Hanifa di Azamiya - il più importante luogo sacro sunnita a Baghdad - uccidendo una persona e ferendone 14.
Le tre esplosioni hanno trasformato Sadr City in un campo di battaglia con alte colonne di fumo e strade disseminate di corpi. Si è trattato del bilancio di vittime più pesate registrato in un singolo luogo da quando, nell'aprile 2003, venne rovesciato il regime di Saddam dall'intervento militare guidato dagli Usa. Fino a ieri questo macabro record era detenuto dall'attacco contro la città sciita di Hillah che nel febbraio del 2004 provocò oltre 140 morti.
Reagendo alla strage di Sadr City il governo del premier Nuri Al Maliki ha proclamato il coprifuoco a tempo indeterminato a Baghdad ma i primi a sfidarlo sono stati propro i miliziani in camicia nera di al Sadr, restando nelle strade delle zone sciite per sorvegliare numerosi posti di blocco. Il presidente iracheno, il curdo Jalal Talabani, si è recato a casa di Abdul-Aziz al-Hakim, capo del più importante partito sciita, per incontrare il vicepremier sunnita Tariq al-Hasimi e tentare di arginare il rischio del divampare della guerra civile. Al summit era presente anche Zalmay Khalizad, ambasciatore Usa a Baghdad, che ha partecipato alla discussione sulla proposta di al Maliki di far svolgere la prossima settimana a Baghdad una conferenza di riconciliazione con tutti i leader delle principali fazioni della guerriglia ad eccezione di due gruppi: i jihadisti sunniti-Al Qaeda in Iraq e i miliziani sciiti dell'Esercito del Mahdi. L'iniziativa del premier è una conseguenza di quanto sta maturando del terreno: in ottobre le vittime civili sono state oltre 7054, il numero più alto dall'inizo della guerra marzo 2003. L'obiettivo è riunire attorno al tavolo almeno 13-14 gruppi della guerriglia il 28 o 29 novembre ovvero prima del summit ad Amman fra al Maliki ed il presidente americano, George W. Bush, durante il quale si discuterà lo scenario di una possibile riduzione dei contingenti alleati. Al momento Baghdad continua ad opporsi a questo scenario ritenendo indispensabile la presenza delle truppe Usa per il mantenimento di condizioni minime di sicurezza. Tale necessità è stata confermata da quanto avvenuto ieri nel nord dell'Iraq, quando l'assalto di uomini armati sunniti ad una sede del ministero della Sanità è stato respinto - dopo tre ore di combattimenti - solo dall'intervento degli elicotteri Usa. Anche questo episodio è legato alle faide interetniche perché il ministro della Sanità, Ali al-Shemari, è un seguace dell'imam sciita al-Sadr, accusato di aver sequestrato pochi giorni fa decine di dipendenti del suo dicastero , dove gli impiegati sono in maggioranza sunniti
Dal sito web della STAMPA:
Come si temeva, sembra essere scattata la rappresaglia sciita per la strage di ieri a Sadr City. Un commando armato ha assaltato una zona sunnita di Baghdad e dato alle fiamme quattro moschee e diverse case, ha riferito il ministero dell'Interno iracheno.
Secondo un primo bilancio, almeno 18 persone sono morte e 24 sono rimaste ferite. L'attacco nel distretto di Hurriya è iniziato intorno a mezzogiorno. La guerriglia ha lanciato granate e sparato con fucili mitragliatori, ha raccontato un residente. Hurriya (che in arabo significa libertà) è un quartiere operaio famoso per i negozi di alimentari e di elettronica, oltre che per i sarti, a prezzi popolari. Di fatto è un'enclave sunnita nella grande area sciita a nordovest della capitale, ma un tempo era un modello di convivenza civile. Tale è diventato il livello dello scontro che di recente molte famiglie sunnite hanno dovuto lasciare le proprie case e trasferirsi.
RAPPRESENTANTE ONU: SI VA VERSO UNA CRISI INCONTROLLABILE
L'Iraq rischia di sprofondare «in una spirale di violenza incontrollabile». Così il rappresentante speciale dell'Onu a Baghdad, Ashraf Qazi, ha commentato l'attentato avvenuto ieri a Sadr City, in cui sono morte più di 200 persone. «Crimini di questa portata accrescono le divisioni confessionali e possono far sprofondare il paese in una spirale di violenza incontrollabile, minacciando la struttura stessa della società e le prospettive di pace, tolleranza e unità », ha detto il funzionario.
I FUNERALI DOPO LA STRAGE
Questa mattina a Baghdad si sono svolte le processioni funebri per le vittime degli attentati di ieri nel quartiere sciita di Sadr City. Tre autobombe e due attacchi a colpi di mortaio hanno causato 202 morti e 252 feriti. Centinaia uomini, donne e bambini seguono i feretri battendosi il petto, urlando e piangendo.
Nella capitale è ancora in vigore il coprifuoco imposto ieri per scongiurare nuove violenze e ritorsioni. Il Premier iracheno Nouri al Maliki, sciita, ha ordinato alla polizia di vigilare sulle processioni funebri che raggiungeranno Najaf, la città santa sciita, dove verranno sepolte le vittime. «Dio è grande. Non c'è altro Dio al di fuori di Allah. Mohammed è il messaggero di Allah», urla la folla per le strade di Sadr City, al seguito delle autovetture e dei minivan con a bordo i defunti.
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