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Il Foglio Rassegna Stampa
22.11.2006 Nozze gay riconosciute dalla Corte suprema israeliana
una cronaca di Rolla Scolari

Testata: Il Foglio
Data: 22 novembre 2006
Pagina: 1
Autore: Rolla Scolari
Titolo: «Il lodo europeo di Buttiglione funziona anche in Israele per le nozze (gay) di Kama ed Even»

Dal FOGLIO del 22 novembre 2006, un articolo di Rolla Scolari (discutibile il titolo che chiama in causa Buttiglione, in un contesto nel quale il suo nome non c'entra nulla).
Ecco il testo:


Gerusalemme. Amit Kama oggi andrà all’ufficio del ministero dell’Interno per registrare il suo matrimonio, celebrato più di un anno fa in Canada, con il compagno Uzi Even. Ieri, la Corte suprema israeliana ha riconosciuto l’unione di alcune coppie gay sposatesi all’estero che avevano fatto causa, attraverso una petizione dell’Associazione per i diritti civili israeliana, per vedersi riconoscere l’unione. La sentenza apre la via al riconoscimento delle unioni civili gay nel paese. Amit Kama e Uzi Even erano fra le cinque coppie in questione. Prima di sposarsi, in Canada, hanno vissuto insieme più di quindici anni. Kama al Foglio racconta la sua sorpresa. “E’ un grande passo”. Lui è docente di Teoria della comunicazione all’Acati demic College di Emek Yezreel. Da sempre è attivista per i diritti gay in Israele e autore di diversi saggi. Il suo compagno, Uzi Even, è professore di chimica, esperto nucleare con un passato da ricercatore al centro di Dimona, nel Negev. Per Meretz, partito di sinistra, è stato il primo membro della Knesset, il Parlamento israeliano, apertamente omosessuale. Da giovane fu cacciato dall’esercito e nel 1993 condusse con successo la campagna che portò all’abolizione delle discriminazioni di gay e lesbiche all’interno di Tsahal. Al Foglio, poche settimane fa, ha spiegato come lui e Kama, dopo aver scoperto la possibilità di sposarsi in Canada, abbiano celebrato laggiù le loro nozze. Al ritorno, non potendo essere registrati come coppia sposata, sono andati dritti alla Corte suprema, che ieri ha votato a favore dell’approvazione delle unioni civili con sei voti favorevoli e uno contrario. I giudici, però, non si espongono: “Non stiamo decidendo che il matrimonio tra persone dello stesso sesso sia riconosciuto in Israele; non stiamo riconoscendo un nuovo status per questo matrimonio; non stiamo esprimendo alcuna posizione riguardo il riconoscimento delle nozze gay condotte al di fuori di Israele”, scrive il giudice Aharon Barak. Sostiene Even che in Israele i gay abbiano risolto la maggior parte dei problemi: possono vivere insieme, avere un conto in comune, comprare una casa. “Nella vita quotidiana la maggior parte dei gay è soddisfatta, non deve più combattere”. Kama e Even hanno adottato un giovane ragazzo gay, che porta entrambi i loro cognomi: Yossi Even-Kama; tra il 1996 e il 1999 ha servito nell’esercito in cui è entrato come soldato apertamente gay. Ora, la sua adozione potrà essere riconosciuta anche in Israele, dove la legge prevede che i genitori siano sposati. Even spiegava di aver fatto causa, dopo la cerimonia canadese, non per volontà di sfida alla legge matrimoniale in Israele, che è sotto il controllo del rabbinato, ma soltanto per vedersi riconosciuta l’unione civile. Nel paese, non è nemmeno legale l’unione civile tra eterosessuali. Si va all’estero. Cipro è tra le mete preferite. La sentenza arriva a meno di due settimane dalle proteste violente inscenate dagli ebrei ultraortodossi a Gerusalemme contro il Gay pride che si è tenuto, in forma ridotta e confinato nello stadio dell’università ebraica, il 10 novembre. “Il Gay pride e la sentenza sono due cose diverse – avverte Kama – il sistema legale e i religiosi sono due realtà differenti”. Per lui la notizia di ieri è stata una sorpresa. “Ero pessimista. Mi sbagliavo. La società israeliana e il suo sistema legale sono più aperti di quanto credessi”. Certo, è pronto a vedere manifestazioni e non esclude una certa agitazione del movimento religioso. “Faranno un po’ di rumore, ma la Corte suprema conta di più”. I primi segni di una nuova querelle sono arrivati subito dopo la sentenza: “La diga che proteggeva lo stato ebraico si è rotta sotto gli auspici della Corte suprema – ha detto il ministro per gli Affari religiosi, Yitzhak Cohen, membro del partito Shas – chiedendo che arrivi il diluvio antiebraico vestito di un nero mantello”. A Kama non importa. E’ contento e dice che non gli resta che andare a registrarsi con il suo compagno al ministero. “E la settimana prossima, quando tornerò all’università, sarò ufficialmente sposato”. Kama e Even sono di Tel Aviv, dove la vita per i gay, rispetto alla religiosa Gerusalemme, è più facile. Per loro gli omosessuali in Israele non devono certo più lottare come dieci, quindici anni fa. “Forse non c’è un passo successivo – dice entusiasta Kama – non abbiamo bisogno di nessun altro passo, abbiamo raggiunto quello che volevamo”.

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