Intervista a Wafa Sultan, dissidente dell'islam esule in America di Giulio Meotti
Testata: Il Foglio Data: 21 novembre 2006 Pagina: 1 Autore: Giulio Meotti Titolo: «Se volete cambiare l'islam difendete i dissidenti, parla Wafa Sultan»
Dal FOGLIO del 21 novembre 2006:
Roma. Prima di febbraio, Wafa Sultan era una psichiatra di Banias (Siria) in esilio a Los Angeles. Dopo la stagione delle vignette, questa donna minuta e coraggiosa è diventata “la” psichiatra dell’islam inseguita dalla fatwa dei sicari sunniti. Time Magazine l’ha annoverata fra i cento intellettuali più influenti al mondo. La sua seconda esistenza è iniziata il 21 febbraio 2006, dopo un’epica apparizione su al Jazeera con l’islamologo Ibrahim al Khouli. “E’ una guerra tra una mentalità che appartiene al medioevo e una che appartiene al XXI secolo – ha detto – E’ una guerra tra civiltà e arretratezza, barbarie e razionalità, libertà e oppressione, democrazia e dittatura. E’ una guerra tra quelli che trattano le donne come bestie e quelli che le trattano come esseri umani”. Il video fa il giro del mondo e, stando al New York Times, viene visto in Internet da oltre un milione di persone. Schiere di mullah, sceicchi e predicatori sfidati da una psichiatra non velata dal niqab e dalla paura. “Lei ha bestemmiato contro l’islam, il Corano e il Profeta”, le replica in tv al Khouli. Con simili designazioni le pistole, diceva Emilio Lussu, sparano da sole. Due giorni dopo il pronunciamento, gli islamisti scagliano una fatwa che le vale molte minacce di morte. Wafa Sultan viene salutata da alcuni come “un rigenerante esempio di razionalità – scrive John Broder sul New York Times – e da altri come un’eretica e un’infedele che merita solo di morire”. Per tutti, lei ha saputo dire in arabo e a milioni di persone ciò che pochi osano sussurrare fra le mura di casa. Sultan ha difeso gli ebrei sul network televisivo più seguito nel mondo arabo: “Gli ebrei vengono da un’immane tragedia, quella dell’Olocausto, e hanno chiesto al mondo che vengano rispettati, con la loro cultura, non con il terrore, con il loro lavoro, non piangendo e lamentandosi. L’umanità deve la maggior parte delle scoperte e del progresso scientifico del XIX e XX secolo a scienziati ebrei. Quindici milioni di persone, sparse per il mondo, si sono unite e hanno guadagnato i loro diritti attraverso il lavoro e la cultura. Noi non abbiamo visto un singolo ebreo farsi saltare in aria in un ristorante tedesco. Non abbiamo visto un singolo ebreo bruciare una chiesa. Non abbiamo visto un singolo ebreo protestare ammazzando innocenti”. Le autorità religiose siriane la accusano di infedeltà, un predicatore dice che ha fatto più danni delle vignette danesi su Maometto. In questa intervista al Foglio, Wafa Sultan ripercorre la sua storia, che tratterà in un libro dal titolo “The Escaped Prisoner”. Nel suo caso, persino chi è Wafa Sultan non è una domanda inoffensiva. “Una donna e una psichiatra musulmana nata in una famiglia ortodossa in Siria – ci racconta – Sono emigrata negli Stati Uniti nel 1989 in cerca di un luogo dove potessi esprimermi liberamente e battermi contro l’ideologia islamista dell’odio. Ho bisogno di rivolgermi ai musulmani per dire la verità e all’occidente per far capire gli insegnamenti islamisti. Dobbiamo parlare ora che non abbiamo niente da perdere. E’ necessaria una nuova mentalità islamica ripulita dell’odio. Non sono triste di dover spendere il resto della mia vita in un grande paese come l’America. Qui l’uomo è libero di dare sfogo alle proprie idee e paure senza sentirsi chiamare islamofobo”. Gli Stati Uniti le hanno dato l’opportunità di vivere liberamente la propria umanità. “La mia tristezza nasce dal vedere il mio popolo privato dei suoi diritti e vivere una vita improduttiva. L’islam si è preso trentadue anni della mia esistenza e se riuscirò a salvare una sola vita lottando contro questa ideologia, potrò dire di aver compiuto un buon lavoro. I musulmani sono il mio popolo, ma il mondo intero è in pericolo. Ho esposto il mio passato al microscopio, esaminando ciò che mi è stato insegnato dell’islam. Vi conviene prendere seriamente i dissidenti”. Suo padre era un commerciante di cereali e un musulmano devoto e lei osserva i precetti della fede fino all’età adulta. Arriva a Los Angeles con il marito, due figli e cento dollari in tasca. Lui apre un garage, lei trova lavoro come cassiera, mentre studia per l’abilitazione medica. “Meglio meccanico in America che ingegnere in Siria. Ho incontrato mio marito nel 1975, all’Università di Aleppo, io studiavo Medicina e lui Agricoltura. Ci siamo visti di nascosto per cinque anni prima del matrimonio. I Fratelli musulmani avevano già commesso una serie di crimini terribili in nome di Allah, come fa oggi al Qaida in Iraq. Ho assistito all’assassinio del mio professore, Yousif al Yousif. Era un uomo meraviglioso che non aveva niente a che fare con il governo. Riempirono il suo corpo di pallottole gridando ‘Allah Akbar!’. E’ stata la fine di tutto, il suono di quelle pallottole lo assocerò per sempre al nome di Allah. Yousif venne ucciso solo perché faceva parte della setta Allawi e la maggioranza dei siriani è sunnita. Decisi di battermi contro l’ideologia islamista, la stessa a cui si ispirano i mullah che hanno lanciato una fatwa contro di me”. La Siria è cambiata molto. “I sauditi hanno islamizzato i siriani. Nel 1991 mi offrirono 1.500 dollari al mese per chiudermi la bocca. Quando vivevo in Siria non avevo mai sentito parlare di scuole coraniche. Ora ce ne sono 5.000, niente scienza o matematica, solo islam, islam e islam”. Il Congresso ebraico l’ha invitata a parlare in Israele. “Abbiamo cercato di individuare la sede opportuna perché possa rivolgersi ai leader ebraici”, dice il direttore Neil Goldstein. “Se il presidente iraniano afferma che Israele deve essere cancellato dalla mappa geografica, cosa dovrebbe fare Israele? – domanda Wafa Sultan – Per Israele fare la pace con i palestinesi significa fare simbolicamente la pace con ogni musulmano del mondo. A me hanno insegnato che gli ebrei non erano creature umane”. L’occidente è più turbato dalle immagini di Abu Ghraib che dai decollamenti qaidisti. “Abu Ghraib è terribile, ma la decapitazione di Daniel Pearl è ispirata da insegnamenti che incitano alla morte dei non musulmani. Questa guerra è iniziata quando gli islamisti hanno diviso gli esseri umani fra musulmani e non musulmani, chiamando alla guerra contro i secondi. Gli assassini di Pearl non hanno esitato a giustificare gli atti criminali citando il Corano. Ci diciamo liberi pensatori cresciuti in una cultura che incoraggia il progresso e ci illudiamo che il fanatismo islamico aprirà le braccia a questo messaggio cristiano di amore. Anche la madre di Daniel Pearl, Ruth, crede di dover mostrare il perdono ai musulmani. Gli europei hanno mandato il cervello all’ammasso con la filosofia dell’‘altro’. Ho tenuto una lezione alla California University. Una americana ha interrotto la mia spiegazione sul trattamento delle donne nell’islam: ‘Maometto è il primo uomo a concedere diritti alle donne’. Le ho chiesto: ‘Quali sarebbero questi diritti?’. E lei: ‘Non lo so, è ciò che ci ha spiegato il mullah in una moschea di Los Angeles’. Ti rendi conto quanto sono naïve queste donne?”. Il padre di Wafa è morto che lei aveva dieci anni e la madre non le ha parlato per due anni, da quando ha lasciato la Siria. “Se solo vivesse in America, la mia famiglia capirebbe il mio gesto. Edmund Burke disse che ‘l’unica cosa necessaria per il trionfo del male è che gli uomini di buona volontà non facciano niente’. Il popolo musulmano ha praticato questa religione per 1.400 anni, non ha mai consentito a nessuno di criticarla, a nessuno è permesso di uscire da questo box e a nessuno al di fuori del box è permesso guardare dentro. Se gli uomini di buona volontà non faranno niente, il terrorismo islamico avrà partita vinta. Decenni di appeasement verso l’islam hanno dato ai musulmani l’impressione di essere nel giusto”. Wafa Sultan è un fiume in piena venato di realismo affranto. “L’esportazione della democrazia nel mondo islamico è un pensiero troppo ingenuo. Islam e democrazia sono incompatibili. Il presidente Bush non può democratizzare l’Iraq e avere relazioni intense con l’Arabia Saudita. L’islam non conosce l’espressione ‘diritti umani’ e le donne musulmane sono cittadine di seconda classe, come i non musulmani. Il seme della libertà non può essere piantato dove la religione decide tutto. Le notizie che arrivano dall’Iraq sono ogni giorno più tristi. Non posso pensare che voi europei chiamate la barbarie ‘resistenza’. E’ un resistente colui che si fa saltare in una scuola irachena uccidendo 28 bambini? Saddam uccise 300 mila curdi e sciiti: dov’era la resistenza in tutti quegli anni? Hai mai sentito di un musulmano che si è fatto saltare in aria per gli atti criminali di Saddam?”. Una responsabilità piombata, mai chiamata alla resa dei conti, quella di studiosi e predicatori islamici. “L’estremismo islamico è pronto a far scorrere il sangue dei dissidenti. Yusuf al Qaradawi giustifica il sangue versato citando hadith del Profeta, trasportando masse islamiche verso reazioni isteriche che si tramutano in orge di violenza. Non sono ottimista sul futuro dell’islam, lo sono sui musulmani. Se solo avessero la libertà di scegliere e studiare la religione che preferiscono, senza sentirsi controllati e minacciati dai fanatici. I musulmani devono avere il diritto di essere islamici e di lasciare l’islam, se lo vogliono. Il dialogo interreligioso in passato ha rafforzato i leader islamici fanatici perché non era fondato su verità e onestà. Così come Bush sminuisce la nostra credibilità di dissidenti ripetendo che l’islam è una ‘religione di pace’. Veniamo da lì, sappiamo che genere di religione sia. Se l’islam non comprende i problemi presenti nei versetti coranici, allora non c’è speranza. Mi riferisco a quei versetti che incoraggiano a combattere gli ‘infedeli’ e a giustificare la loro morte. Ho abbandonato la fede nell’islam e potrei mostrarle centinaia di e-mail in cui mi definiscono malata di mente o pazza”. Tanti i messaggi di morte, come questo: “Sei ancora viva? Aspetta e vedrai”. E questo in arabo: “Se c’è uno che ti ucciderà, quello sono io”. Ma Wafa Sultan va avanti, Dio non ama i codardi. “Non c’è speranza senza poter allevare una generazione libera e depurata dell’odio – conclude – Non credo che l’islam possa essere riformato. La soluzione è la trasformazione dell’islam, non la riforma, e l’occidente può contribuire proteggendo i dissidenti. Per cambiare una situazione devi cambiare il comportamento delle persone. E per cambiare il comportamento delle persone devi cambiarne le idee. Un uomo in Iraq è stato ucciso perché vendeva ghiaccio con un carrellino. Maometto non vendeva ghiaccio, dunque per la sharia è un crimine. Riesci a immaginarlo? Sì? Davvero?”.
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