domenica 24 novembre 2024
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Lo dice anche il principe saudita Bin Salman: Khamenei è il nuovo Hitler


Clicca qui






Elogio dell'unità. In risposta a Barbara Spinelli 19/11/2006
Stamattina su La Stampa, appena rinnovata nel formato, ho letto in prima
pagina un articolo di Barbara Spinelli dal titolo “Elogio della divisione”.
Incuriosito, mi sono accinto a leggere di quale strana divisione scriveva la
Spinelli.
Barbara non scriveva del termine divisione inteso in matematica, quello del
dividendo e divisore, con il quoziente come risultato.
Nè parlava delle divisioni dell'esercito, e neppure di divisioni
industriali.
La Spinelli chiede nell'articolo la divisione degli ebrei italiani, in
merito all'annoso conflitto mediorientale.
La famosa giornalista sostiene che tra gli ebrei italiani è bene che ci si
divida in due: una parte stia dalla parte di Israele, e l'altra parte dalla
parte degli estremisti islamici.
Accanto all'articolo in questione faceva bella figura la fotografia dei
fantocci in cartone di tre militari in fiamme: essi rappresentavano un
soldato italiano, uno israeliano ed uno americano, ognuno avvolto dalla sua
bandiera. L'immagine è di ieri a Roma, fatta durante una manifestazione che
si dichiarava “Per la pace in Medio Oriente”.
Non avevo ancora visto una manifestazione pacifista dove si danno alle
fiamme simboli e figure umane, avvolte da bandiere.
Chiedere la pace bruciando rappresentazioni di esseri umani è pressapoco
come andare in guerra con un fiore stretto tra i denti. Come uno Charlot
figlio dei fiori.
La pace è una cosa seria.
E purtroppo lo è anche la guerra.
Nella strana storia della mia esistenza mi sono trovato prima a fare il
bersagliere dell'esercito italiano, e dopo pochi anni il soldato prima e
l'ufficiale poi, nell'esercito israeliano.
Strana cosa, per un pacifista cresciuto sull'onda della ribellione
sessantottina....
Ed ho visto sia il pacifismo che la guerra, ho cantato le canzoni di Guccini
e De Gregori sul fronte della prima guerra del Libano, insieme ad altri
ebrei italiani emigrati in Israele.
Eravamo tutti di sinistra, a quel tempo. Eravamo andati a vivere nei
kibbutzim, i collettivi agricoli comunisti noti per essere una delle poche
realizzazioni dell'ideologia marxista, rimaste ancora oggi un vero miracolo
sociale ed economico.
Il giorno in cui fummo arruolati nell'esercito israeliano, subito dopo la
consegna delle divise, la rapatura e la visita medica, ci portarono in una
piccola sala del distretto militare dove si proiettava il film “Massà
Alunkot”, in italiano “Marcia con le barelle”.
Il film raccontava della storia realmente accaduta di un soldato figlio di
una media famiglia borghese, musicista e pacifista, che suo malgrado si è
trovato in una situazione di guerra ed ha ucciso, senza alcuna intenzione di
farlo, dei bambini che si trovavano in una casa da cui dei terroristi
sparavano all'impazzata.
Il soldato impazzì e dopo alcuni giorni si suicidò.
Dopo la visione del film, ci fu una discussione di alcune ore dove il
docente ci spiegò che cosa stavamo andando a fare, quanto erano pericolose
le armi che avremmo imparato a usare, nonché quale poteva essere la fine
incontro a cui stavamo andando.
Si parlò molto del fatto se era possibile, e del come era possibile, fare il
soldato per persone con una ideologia umanistica.
Alla fine di questo dibattito arrivò il camion che ci portò alla base di
addestramento.
E la guerra fu così come l'avevamo immaginata: bombe e tuoni, sangue e
lacrime, odio negli occhi del nemico e dolore umano a non finire per questa
tragedia che ci accompagna da cent'anni.
Ed ho visto ferirsi e morire compagni che per evitare di rischiare di
uccidere un civile usato come schermo umano, lasciavano lì nella polvere
litri del loro sangue.
Poi passarono gli anni, e man mano che si leggevano i media provenienti
dall'Italia, ci si chiedeva dove stava andando la nostra sinistra, la casa
ideologica in cui eravamo cresciuti.
E, come avviene ne “La fattoria degli animali”, ci siamo resi conto che la
sinistra ci stava abbandonando.
Nel 1967 Israele conquistò, in una guerra di difesa, il Sinai e la
Cisgiordania, la striscia di Gaza ed il Golan. Dopo alcuni anni, dopo
l'accordo di Pace con l'Egitto, fu restituito il Sinai, ovvero l'80% dei
territori occupati. In seguito fu firmato l'accordo di Oslo e poi Barak
offri ad Arafat il 97% della Cisgiordania, ma Arafat rifiutò di firmare.
Oggi, dopo la restituzione della striscia di Gaza e l'autonomia (Per ora
parziale) della Cisgiordania
Israele si è ritirata dal 90% dei territori occupati.
Ma la guerra continua.
E la sinistra chiedeva, a un Israele che già aveva accettato questa soluzione,  “Due stati per due popoli”.  Senza invece chiedere ai palestinesi di accettare realmente il diritto all'esistenza di Israele.Mentre i kamikaze
uccidevano facendosi esplodere sugli autobus ed al cinema, nei bar e nelle
discoteche.
E quando Israele costruì  la barriera di sicurezza , la sinistra
gridò allarme al “muro dell'Apartheid”.
Nota bene che da quando c'è la barriera di sicurezza il numero di attentati
a di morti per attacchi terroristici è calato enormemente.
Se proprio lo chiamiamo muro, allora per gli israeliani quello è il muro
della vita.
Dopo la Shoà, per noi lo Stato Israele è come l'assicurazione sulla vita del
popolo ebraico.
Se 60 anni fa avessimo avuto l'esercito funzionale degli ultimi decenni,
forse avremmo potuto salvare, che ne so, un paio di milioni di ebrei dal
massacro nazista.
Chi vuole cancellare Israele è equivalente ad Hitler (che sia maledetto e
cancellato il suo nome).
Ed allora, cara Barbara Spinelli, sappia che non sono gli ebrei ad aver
abbandonato la sinistra, ma è la sinistra ad aver abbandonato gli ebrei.
E' la sinistra che ormai appoggia dichiaratamente i governi fascisti che
gestiscono il mondo arabo, dove le donne sono trattate come animali, dove
non esiste né la libertà di espressione e neppure quella religiosa, dove un
clero medievale controlla la politica e l'esercito, i media e l'economia.
E quando D'Alema va a braccetto con i deputati di Hezbollah, che dichiarano
apertamente come loro scopo la distruzione dello Stato Ebraico e la
creazione di uno Stato Islamico in Palestina, noi ci chiediamo dove è finita
la sinistra.
Dov'è finita la razionalità?
La risposta è davanti agli occhi di tutti: la sinistra è finita.
Si è sciolta come un ghiacciolo alla fragola sotto il sole mediorientale.

E non mi dia del fascista.
Pur di non votare a destra, ho smesso di votare, da ben 15 anni.
Aspetto che nasca un nuovo partito di sinistra.
Ma, please, non un partito filo-islamico.

Cordialmente,
Ing. Gabriele Levy

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT