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La Repubblica Rassegna Stampa
18.11.2006 Retorica straripante: La versione buonista delle due manifestazioni
buono Diliberto, buono Ahmadinejad, cattivo solo Israele

Testata: La Repubblica
Data: 18 novembre 2006
Pagina: 8
Autore: Giovanna Casadio
Titolo: «In piazza ma non contro Israele-Bolton: si alla trattativa se fremano il nucleare»

Come sempre REPUBBLICA apre le proprie pagine per presentare la versione "buonista" degli organizzatori delle due marce di oggi sabato 18/11/2006 a Milano e a Roma. Una lisciatina persino a Dilberto, che ripete le solite sciocchezze, non poi tanto diverse da quelle che Fassino ha scritto oggi sul CORRIERE della SERA.( vedi IC di oggi). Nella pagina accanto, un servizio dallo stesso tono conciliante sulla visita dell'inviato di Ahmadinejad a Prodi e D'Alema.Per Fortuna, dempre a pag.17, vengono riportate le dchiarazioni dell'ambasciatore americano all'Onu John Bolton, che ha bocciato la proposta della forza di pace per Gaza proposta da Italia,Francia e Spagna.

Pubblichiamo l'intervista con Diliberto  di Giovanna Casadio a pag.8 l'articolo su Bolton a pag.9.

"In piazza, ma non contro israele"

ROMA - «Non temo gli imbecilli». Oliviero Diliberto, il segretario del Pdci oggi sfilerà a Roma con quello che è stato definito il «corteo degli estremisti». È l´unico leader dell´Unione ad avere aderito alle due manifestazioni pro Palestina, di Milano e di Roma, ma starà in piazza con i centri sociali e il forum. Come già lo scorso anno, quando si trovò in mezzo a bandiere israeliane bruciate e a slogan tipo "10,100,1000 Nassiriya". Disse allora: «Indecente, ma si è trattato solo di qualche imbecille».
Segretario Diliberto, fu imbarazzante partecipare al corteo pro Palestina di un anno fa?
«Su questo vorrei essere duro: se un imbecille compie un gesto scellerato e la stampa si occupa di quel gesto scellerato e non delle centomila persone che stanno in piazza e sono correttissime, la colpa non è mia ma dell´impazzimento del mondo mediatico».
Non teme che si possano ripetere episodi di quel genere?
«Io rispondo per quello che faccio personalmente e come partito: da noi non ci sarà nulla contro Israele. Non posso rispondere per gli altri e non temo gli imbecilli. Se uno compie un reato, ad esempio atti di violenza, c´è la legge e interviene la magistratura. Se qualcuno dice scemenze è colpa sua e c´è il diritto costituzionale di poter dire scemenze, peraltro largamente usato trasversalmente».
Scelta "politicamente scorretta" la sua?
«Politicamente scorretto, io? Mi ritengo correttissimo. Però non sono ipocrita, cerco di essere coerente e quindi di stare al fianco di coloro hanno manifestato per decenni. Ma sono convinto che il fronte debba essere il più largo possibile, quindi sarò in spirito anche a Milano dove sarà presente un nutrito drappello del Pdci».
C´è una diversità nelle piattaforme delle due manifestazioni?
«Le piattaforme le leggono alcuni esegeti, categorie ristrettissime. Il punto è gridare a Roma e a Milano "Due popoli due Stati". Fermare il massacro dei palestinesi e dare lo Stato alla Palestina significa sicurezza anche per Israele».
La manifestazione di Milano è più vicina alla politica estera del governo Prodi?
«Affinché non ci siano equivoci, voglio ribadire che io sono d´accordo con quello che sta facendo il ministro degli Esteri Massimo D´Alema. Temo di danneggiarlo in certi ambiente così dicendo, ma sono proprio d´accordo».
A Roma sfilano i filo palestinesi a oltranza: lei si sente un oltranzista filo palestinese?
«Israele esiste, la Palestina no. Ovvio che quando ci saranno i due Stati, la mia posizione si riequilibrerà. Al momento, sono inevitabilmente più dalla parte dei palestinese».
E il suo rapporto con gli israeliani?
«Per cinque anni ho criticato in modo aspro il governo italiano e non ero anti italiano. Detestavo il governo Berlusconi e se critico il governo israeliano non è perché sono anti israeliano: dove sta scritto che c´è l´equivalenza tra il governo e il paese?».
Il resto della sinistra radicale ha dato forfait al corteo romano, come mai?
«Alcuni cambiano opinione in continuazione, quest´anno saremo abbastanza soli come partito, ma ci sarà tanta gente».
Sarete insieme ai comunisti di Ferrando e ad alcuni "dissidenti" di Rifondazione.
«Si vedrà chi ci sarà. C´è da votare la fiducia, ma la manifestazione è alle 15, io ci potrò essere».
Prevede polemiche nell´Unione per questa sua partecipazione?
«Ci sono abituato. Però trovo bizzarro che dentro l´Unione ci sia chi critica me solo perché sono coerente con le idee che ho sempre espresso. Lo sapevano anche quando abbiamo creato l´Unione».
Chi è incoerente?
«Non accuso nessuno, non voglio fare polemiche. Andrò a una manifestazione. Punto. Contrariamente ad altri non mi ergo a giudice, gradirei che gli altri evitassero di giudicare me. Ma il centrosinistra è pieno di Soloni".

Bolton: si alla trattativa se fermano il nucleare

ROMA - «Gli Stati Uniti hanno considerato l´Iran come fautore del terrorismo per decenni, l´Iran è stato definito come la banca centrale del terrorismo e comunque saremmo disposti a sederci assieme intorno a un tavolo, malgrado il suo passato di fautore del terrorismo, se smettesse l´attività di arricchimento dell´uranio. Eppure l´Iran continua a rifiutarsi di farlo». Lo ha detto l´ambasciatore Usa all´Onu Jhon Bolton, collegato in videoconferenza con il seminario di Venezia su Israele promosso dalla Fondazione Liberal, rispondendo ad una domanda sulla lettera inviata a Prodi dal Ahmadinejad in cui il presidente iraniano si dice disposto a collaborare per la stabilizzazione dell´area mediorientale.
Bolton ha poi commentato anche l´idea che Francia, Italia e Spagna hanno lanciato l´altro ieri, quella di inviare una forza di pace a Gaza, tra Israele e i palestinesi: «L´interposizione di una forza internazionale non crediamo possa contribuire ad una soluzione permanente del problema nell´area». Quanto all´iniziativa congiunta per la pacificazione in Medio Oriente di Francia, Italia e Spagna, l´ambasciatore Usa all´Onu ha detto di non conoscere i contenuti della proposta: «Vorrei però indicare che la Ue fa parte appieno del Quartetto e se l´Unione Europea appoggia il Quartetto sono io a rivolgere una domanda: qual è il rapporto tra la proposta franco-italo-spagnola e la Ue in quanto tale?».
In effetti qualche problema di coordinamento con la Ue è stato avvistato dallo stesso governo italiano: sia Romano Prodi che Massimo D´Alema avrebbero preferito evitare l´annuncio pubblico fatto da Zapatero e Chirac per discutere prima del piano con Germania e Gran Bretagna e poi con tutti i 25 dell´Unione. D´Alema ha aggiunto che secondo lui «si dovrebbe arrivare a una risoluzione del Consiglio di sicurezza Onu in grado di stabilire il cessate il fuoco e di rimettere in movimento il negoziato fra le parti (...) È giusto che i tre grandi Paesi del Mediterraneo facciano la loro parte, ma il nostro obiettivo, insisto, è spingere l´Unione Europea nel suo complesso».

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