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D'Alema attacca Israele, ma sui missili di Nasrallah non ha mai nulla da dire 14/11/2006

Sono lontani i tempi nei quali le opinioni  degli ebrei italiani venivano interpretate ufficialmente da Tullia Zevi o, più recentemente, da Amos Luzzatto. Allora, qualunque fossero le critiche che il PCI muoveva nei confronti di Israele, la risposta che veniva dall’Unione delle Comunità ebraiche  era sempre comprensiva verso il Partito, quello con la P maiuscola. Mai dissensi, al massimo un affettuoso rimprovero.  Per fortuna le cose non stanno più così. Se il ministro degli esteri Massimo D’Alema dichiara, a proposito delle vittime di Beit Hanun, che “ c’è chi di fronte a questa tragedia ha parlato di un ‘errore’, come un ‘errore’ ! Quello che è accaduto a Beit Hanun è il frutto di una politica, è lo sbocco di una scelta “, si becca quello che si merita tramite  Riccardo Pacifici e Yasha Reibman, i due portavoce dell’Unione delle comunità ebraiche a Roma e a Milano. I quali, senza peli sulla lingua, e soprattutto senza tessere di partito frenanti in tasca, rilasciano alle agenzie stampa dichiarazioni di fuoco. Che D’Alema merita ampiamente, essendo la sua pur breve permanenza alla Farnesina tutta costellata non di gaffes, ma di precise scelte politiche. E’ sempre stato ostile a Israele, una coerenza che gli va riconosciuta. Dopo che Hetzbollah ha lanciato la scorsa estate migliaia di missili sul nord d’Israele, non gli passa per l’anticamera del cervello di farci un salto, vedere di persona quel che Nasrallah ha combinato. No, lui va a Beirut, per vedere quello che fatto il cattivo Israele e si fa accompagnare nella visita proprio dagli Hetzbollah. Sulle truppe Onu-Unifil, quel che lo soddisfa è sapere che Israele, sotto controllo internazionale, avrà in qualche misura le mani legate. Si direbbe che lo preoccupi di più il comportamento di uno stato democratico, quale Israele è, per di più l’unico in tutta la regione, che non la Siria, che funge da territorio sul quale continuano a transitare le armi russe che l’Iran fa arrivare in Libano, per non parlare dell’Hitler iraniano Ahmadinejad, che ancora ieri proclamava al mondo intero che Israele deve sparire dalle carte geografiche. Quale impressionante silenzio su queste dicharazioni ! Sull’Unità di venerdì scorso invece,ecco la lunga intervista che, per il pesante sbilanciamento contro Israele, ha suscitato la reazione degli ebrei italiani. E non solo degli ebrei, vogliamo sperare. Forse persino qualcuno in casa DS si è accorto che D’Alema aveva superato il limite, per cui il partito ha agito come è sempre stato abituato a fare in questi casi, ha cercato aiuto nel campo avverso, in questo caso con un’intervista a Shulamit Aloni, un avvocato ex parlamentare che vive a Tel Aviv, e che ha svolto la sua parte abituale di pacifista, tanto le bastava  sapere che D’Alema è “democratico di sinistra”, come dire un caro amico, e che le sue dichiarazioni erano di fatto contro il governo Olmert, e,da brava sinistra, lo ha subito acriticamente applaudito. Ci ha provato ieri anche il povero Furio Colombo sulla medesima Unità, arrampicandosi sugli specchi per mettere il suo ministro degli esteri sotto un buon riflettore, e cercando nello stesso tempo di far filtrare qualche timida critica, avvolgendola nella triste constatazione della “solitudine di Israele”.  Ma il risultato, come sempre quando Colombo cerca di difendere Israele giustificando però il suo partito che l’attacca, è patetico. Certo, essere eletti nelle liste DS al senato non facilita la libertà di parola, e far parte di “sinistra per Israele”, al di là del nome bene augurante, non basta a garantirne i risultati . I quali,per ora, sono un D’Alema che forse non si rende conto di impersonare il doppio ruolo congiunto di von Ribbentrop e Molotov, i due tragici ministri degli esteri della Monaco degli anni ’30 che ci hanno regalato la seconda guerra mondiale, e dall’altra l’arrivo il prossimo sabato di due manifestazioni, una a Roma e l’altra a Milano, entrambe organizzate dai partiti di governo, per esprimere solidarietà ai palestinesi. I quali, tra un missile Kassam e l’altro da lanciare su Israele, ringraziano e applaudono.

da LIbero del 14 novembre 2006


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