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Spettabile Redazione, recentemente autorevoli commentatori, come il Prof. Giorgio Israel su “Il Foglio” dello scorso 9 novembre, hanno rivolto critiche alla politica con cui il Governo israeliano ha affrontato gli ultimi sviluppi della lotta al terrorismo. Io non so se l'esecutivo guidato dal Primo Ministro Ehud Olmert avrebbe potuto agire meglio di come ha fatto o se Ariel Sharon sarebbe stato in grado di conseguire risultati più efficaci, ma di un fatto sono certo: se scoppierà di nuovo la guerra, i principali responsabili saranno i dittatori criminali di Damasco e Teheran, la cui aggressività e sfrontatezza cresce con la stessa intensità con cui cala il loro favore presso le popolazioni dei rispettivi Paesi. A seguire vi sono le colpe dell'ONU e degli statisti europei, bravissimi nel ripercorrere la stessa strada già imboccata nel 1938 a Monaco. Se infatti Kofi Annan e Massimo D'Alema continuano a ripetere che Israele deve rispondere ai lanci di missili da parte di Hamas ed Hezbollah "con moderazione" (come? Caricando i cannoni con i baci Perugina?), il Primo Ministro britannico Tony Blair è intervenuto a più riprese per sottolineare la necessità di portare Siria e Iran nel negoziato di pace, ripetendo così ciò che fece il suo predecessore Neville Chamberlain quando, sempre allo scopo di “salvare la pace”, volle portare nel negoziato sulla crisi dei Sudeti Hitler e Mussolini, con i risultati che sappiamo. Date queste premesse è facile, purtroppo, immaginare come tempi durissimi attendano Israele, quale che sia il Capo dell'esecutivo in carica, fosse esso Olmert, Barak, Netanyhau o Sharon. Finché continuerà l'atteggiamento compiacente verso tiranni e terroristi islamici, a Israele non rimarrà altra strada all'infuori di continuare a rispondere con determinazione colpo su colpo alle aggressioni e di rispedire al mittente certi consigli “disinteressati” come quelli dei signori sopra citati, le cui proposte per una soluzione di pace sono solo pura ipocrita retorica. Molti cordiali saluti Luigi Prato, Sassari |
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