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Il Foglio Rassegna Stampa
15.11.2006 Le bugie dei terroristi
e l'ipocrisia di chi ci crede

Testata: Il Foglio
Data: 15 novembre 2006
Pagina: 2
Autore: David Frum
Titolo: «Bugie talebane»
Dal FOGLIO del 15 novembre 2006:

Due settimane fa ho preso parte a una visita di Guantanamo organizzata dalle autorità militari americane. Centinaia di giornalisti, esperti di diritti umani e parlamentari di tutto il mondo hanno fatto questa visita prima di me, e sono rimasti convinti che le condizioni del carcere rispettano gli standard internazionali sul trattamento dei prigionieri. Voglio però dedicare queste brevi righe a un’altra cosa: le parole degli stessi detenuti, pubblicate in 53 documenti in pdf sul sito http://www.dod.mil/ pubs/foi/detainees/ csrt/index.html. I passi qui citati sono estratti dalle testimonianze rese dai detenuti davanti ai tribunali militari. Un detenuto kuwaitiano, che su un harddrive trovato in una base di al Qaida era definito un agente, catturato mentre cercava di fuggire dall’Afghanistan per rifugiarsi in Iran, sostenuto di non avere alcun rapporto con gruppi terroristici. Perché era andato in Afghanistan? Ecco la sua risposta: aveva donato 750 dinari kuwaitiani a un istituto di carità islamica per lo scavo di pozzi in Afghanistan e aveva deciso di recarsi sul posto per controllare che i suoi soldi fossero spesi nel modo giusto. Un altro ha detto di essere andato in Pakistan per studiare medicina all’università. Sfortunatamente, l’università che aveva scelto non aveva la facoltà di Medicina. Così, aveva finito per mettersi a studiare il Corano in un ostello. E quando un suo compagno di stanza aveva proposto di fare un viaggio in Afghanistan, lui era stato d’accordo. Il nome del suo compagno: se l’era dimenticato. Un detenuto identificato da un testimone oculare come un giudice militare talebano, colpevole di avere inflitto terribili punizioni a centinaia di persone, ha spiegato al tribunale di essere un umile allevatore di polli. Alla domanda: “Che cosa davate da mangiare ai polli?”, il detenuto è rimasto sconcertato e ha risposto con aria dubbiosa: “un misto di mangimi che vendono al bazaar”. Un altro detenuto, che al momento della cattura aveva un documento d’identità militare che lo identificava come membro di una milizia talebana particolarmente spietata, ha detto che il documento non era suo, ma di un suo amico. Un meccanico saudita ha detto che era andato in Afghanistan perché qualcuno lo aveva convinto che era il posto ideale per completare la sua istruzione religiosa. Chi era quella persona? Risposta: “Non so”. Un detenuto afghano, catturato sul confine pachistano con un telefono satellitare, migliaia di dollari in contanti, senza documenti di identità e in compagnia di un noto esperto di esplosivi di al Qaida, ha detto che non sapeva che si dovesse avere con sé documenti di identità per attraversare il confine. Un ex ufficiale dell’esercito egiziano ha riconosciuto di avere seguito corsi di addestramento in Afghanistan del gruppo Lashkar-i-Taibi. Tuttavia, ha detto che, dopo aver sentito alla radio BBC che il gruppo era considerato un’organizzazione terroristica, l’aveva lasciato. Come si era guadagnato da vivere in seguito? Risposta: con la carità dei suoi correligionari. “Che colpa ne ho se mi pagano i terroristi?” Un giovane tagiko ha detto al tribunale di avere frequentato un campo di addestramento su consiglio di un uomo che aveva incontrato in treno. Non sapeva il nome di quell’uomo. Comunque, nel campo non aveva ricevuto nessun addestramento sull’uso delle armi; aveva passato tutto il tempo a trasportare legna da ardere. Un detenuto saudita, messo di fronte a prove che dimostravano che, verso la metà degli anni Novanta, era stato prima in Bosnia e poi in Sudan e Afghanistan, ha detto che si occupava esclusivamente della costruzione di moschee. Ma, da quanto risultava, i suoi viaggi erano stati pagati da al-Haramain, una ben nota organizzazione di facciata per le operazioni di al Qaida. Il detenuto ha detto che non ne sapeva nulla: “Se al-Haramain è un’organizzazione terroristica, è forse un mio problema? Sono forse colpevole se loro sono dei terroristi?”. Queste sono le loro storie. Ma ci sono davvero giustificazioni per coloro che, in occidente, cadono così facilmente vittima degli inganni di terroristi che non sono nemmeno capaci di inventare menzogne credibili? (traduzione di Aldo Piccato)

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