L’Iran vuole i giudici argentini che accusano Rafsanjani e un sottosegretario vorrebbe darglieli
Testata: Il Foglio Data: 15 novembre 2006 Pagina: 1 Autore: Maurizio Stefanini Titolo: «Teheran-Baires»
Dal FOGLIO del 15 novembre 2006:
Roma. In Argentina si è aperta una crisi di governo dopo che le autorità iraniane hanno chiesto all’Interpol, l’ufficio centrale di polizia internazionale, di estradare i magistrati che due settimane fa hanno accusato l’ex presidente iraniano, Akbar Hashemi Rafsanjani, di terrorismo, insieme con altri dirigenti. La vicenda inizia il 17 marzo 1992, quando un’autobomba scoppia davanti all’ambasciata israeliana a Buenos Aires uccidendo 29 persone. Il 18 luglio 1994 un’altro ordigno fa esplodere la sede dell’Associazione mutualista israelita argentina (Amia). Il 21 febbraio 2003 i procuratori José Barbariccia e Alberto Nisman chiedono un mandato internazionale di cattura per ventidue cittadini iraniani, responsabili del primo attentato: tra loro c’è l’ex addetto culturale dell’ambasciata iraniana a Buenos Aires, Mohsen Rabbani, l’ex ambasciatore Hady Soleimanpur e il leader spirituale della Repubblica islamica Ali Khamenei. Due settimane fa, lo stesso Nisman, con il collega Marcelo Martínez Burgos, dichiara che l’attacco all’Amia “fu eseguito dall’organizzazione terrorista libanese Hezbollah su richiesta delle massime autorità dell’allora governo dell’Iran”, chiedendo l’estradizione di Rafsanjani, presidente tra il 1989 e il 1997, di Ali Fallahnjan, ex ministro dell’Informazione e della Sicurezza fino al 1997, di Ali Akbar Velayati, ex ministro degli Esteri. Con loro sono coinvolti anche Moshen Rezai, ex comandante dei Pasdaran, Imad Fayez Moughnieh, capo dei servizi di sicurezza di Hezbollah, l’ex terzo segretario dell’ambasciata iraniana a Buenos Aires, Ahmad Reza Ashgari e Ahmad Vahidi, ex comandante delle truppe el Quds dei Pasdaran incaricate di addestrare gli uomini di Hezbollah. Tre giorni fa, il portavoce del ministero degli Esteri iraniano, Mohammed Ali Hosseini, ha dichiarato che il potere giudiziario argentino è “notoriamente corrotto”. L’altro ieri il procuratore della Repubblica islamica, Qorbanali Dorri Najafabadi, ha annunciato che Teheran chiederà all’Interpol l’arresto e l’estradizione di Nisman e anche dell’ex giudice Juan José Galeano, il primo a emanare un mandato di cattura internazionale ai danni di cittadini iraniani: “Propaganda contro il sistema della Repubblica islamica”. Immediatamente un membro del governo argentino s’è recato all’ambasciata iraniana di Buenos Aires appoggiando la richiesta di estradizione dei due magistrati. E’ Luis D’Elía, il leader di un’importante componente dei piqueteros, i disoccupati organizzati che agitano l’Argentina dai tempi del crack economico del 2001. Sottosegretario delle Terre per l’Habitat Sociale, D’Elía è un noto amico sia del presidente venezuelano Hugo Chávez sia degli iraniani e accusato di antisemitismo dopo che i piqueteros hanno impedito una manifestazione di giovani ebrei, che si svolgeva davanti all’ambasciata iraniana, in risposta alle uscite infuocate del presidente Mahmoud Ahmadinejad. Anche a promuovere l’assalto a un commissariato di polizia e l’occupazione delle proprietà di un imprenditore statunitense insieme con altre azioni intimidatorie contro l’opposizione, fu Luis D’Elía. La legge da lui presentata per espropriare le proprietà “straniere” aveva costretto il presidente Nestor Kirkner a fare più di un’operazione per impedire fughe massicce degli investitori, ma non lo aveva convinto a reagire. D’Elía si teneva stretta la poltrona, sebbene non gli fosse arrivato neppure un peso dei tanti milioni promessi e necessari perché il sottosegretariato avviasse il vasto programma di edilizia popolare promesso. Questa, però, è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. “A questo ragazzo è andato di volta il cervello”, è sbottato Kirchner. “Lo voglio fuori dal governo, subito”. Ora D’Elia corre il rischio di fare da capro espiatorio per una situazione politica già di per sé non troppo rosea. Da una parte, avendo nel paese la più numerosa comunità ebraica dell’America Latina, il presidente Nestor Kirchner si trova sull’orlo della rottura con l’Iran, dopo che già dal 1994 le relazioni si sono limitate al piano diplomatico-commerciale. Dall’altra, proprio ieri, ha annunciato l’emissione di bond congiunti con il Venezuela di Hugo Chávez, che invece ha eletto il regime di Teheran a “alleato strategico della Rivoluzione bolivariana”.
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