L' "unica opzione" rimasta è davvero un'opzione? su cosa dovremmo trattare con l'Iran? Sulla distruzione di Israele? O sull'esportazione della rivoluzione islamica?
Testata: Il Sole 24 Ore Data: 15 novembre 2006 Pagina: 7 Autore: Marco Niada Titolo: «Aprire a Siria e Iran? Una scelta obbligata»
L'unica opzione rimasta all'Occidente è la trattativa con l'Iran e la Siria. Il regime degli ayatollah e quello del Baath siriano conoscono i nostri punti deboli (Iraq, Libano, "Palestina") e li sfruttano (cioè destabilizzano quelli scenari con il terrorismo). Noi, per contro, non conosciamo ancora i punti deboli di Teheran e Damasco.
E' il ragionamento di John Chipman, direttore dell'Iis (l'Istituto internazionale di studi strategici di Londra).
La prima domanda da porsi è se la trattativa con Iran e Siria sia davvero un'opzione. L'Iran, egemone rispetto alla Siria, vuole distruggere Israele ed esportare la rivoluzione khomeinista, : siamo disposti a "trattare" su questo? Immaginiamo un possibile "compromesso" in merito?
La seconda domanda è: davvero "non vediamo" i punti deboli dei due regimi o semplicemente non vogliamo vederli? In Iran ad esempio esiste un'opposizione e una diffusa insoffrenza al regime: abbiamo fatto qualcosa per sostenere le forze che vorrebbero un cambiamento reale (non le "riforme" cosmetiche di Khatami)? Il regime di Bashar Assad è fragile e non ancora consolidato: aiutarlo a rinsaldarsi è davvero una buona scelta' In un confronto militare con l'Occidente, è chiaro che Siria e Iran avrebbero rapidamente la peggio. Non ce ne siamo accorti o semplicemente, non avendo capito la natura della minaccia, ci illudiamo lo scontro sia perpetuamente rinviabile?