Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein".
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)
Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine.
Gay pride relegato in uno stadio: l'amarezza di Dana Olmert la figlia del premier ne ha parlato ai microfoni della radio militare
Testata: Corriere della Sera Data: 13 novembre 2006 Pagina: 12 Autore: Davide Frattini Titolo: «La figlia di Olmert accusa «Noi gay come in gabbia»»
Dal CORRIERE della SERA del 13 novembre 2006, una cronaca di Davide Frattini:
GERUSALEMME — «La battaglia è solo cominciata». Dana Olmert non ha mai nascosto la sua omosessualità. Vive con la compagna a Tel Aviv e «passati i vent'anni ne ho informato i miei genitori». Ma un padre primo ministro può spingere a stare lontano dai proclami pubblici («non sono un politico, non sono stata eletta da nessuno») e nelle settimane che hanno preceduto il Gay Pride di Gerusalemme aveva scelto di non parlare. Solo ieri, ai microfoni della radio dell'esercito, ha sfogato la sua amarezza per la manifestazione relegata in uno stadio, dopo le proteste degli ultraortodossi e gli allarmi della polizia per il rischio di attacchi contro la parata. «E' triste che ci abbiano costretto in un'area chiusa. Ci siamo sentiti come in prigione. Dopo quello che è successo, sono convinta che i leader della comunità non debbano cedere e dobbiamo marciare per strada. La campagna della paura orchestrata dai religiosi ha funzionato perché siamo stati distanziati dal pubblico e questo ha trasformato l'evento di venerdì scorso in una vittoria amara». Le leggi israeliane per i diritti degli omosessuali sono tra le più avanzate e una decisione della Corte Suprema, nel novembre del 2005, ha permesso a una lesbica di adottare ufficialmente il figlio nato da inseminazione artificiale della sua compagna. Gli ultraortodossi hanno protestato per settimane perché il Gay Pride venisse cancellato: alla sfilata dell'anno scorso, due partecipanti erano stati accoltellati da un fanatico religioso. «Da un lato c'è un gruppo che vuole scendere in strada pacificamente — ha continuato Dana Olmert, 33 anni, docente di letteratura ebraica — e dall'altro squadre di violenti». Senza nominare il padre Ehud, ha aggiunto: «Mi sarebbe piaciuto se qualcuno nel governo avesse reagito, visto che il ministro ultraortodosso Eli Yishai l'ha definita la "parata dell'abominio"». La posizione del premier sulla manifestazione non è stata netta (il quotidiano Haaretz ha paragonato le sue frasi a quelle di un «cauto avvocato, che si preoccupa degli aspetti formali»). In un'intervista televisiva prima del Gay Pride, ha riconosciuto il diritto dei religiosi di «protestare» e quello degli omosessuali di «provocare». «Ma non ha affrontato — commenta Haaretz —la vera questione: il rifiuto dell'omosessualità propagandato dai rabbini». Dopo la manifestazione, ha condannato le violenze e ha commentato: «Israele deve imparare a riconoscere con tolleranza e naturalezza il diritto delle persone a esprimersi». Venerdì mattina, dentro lo stadio, con Dana Olmert tra il pubblico, uno degli organizzatori lo aveva attaccato: «Non abbiamo sentito la voce del primo ministro. I leader di questo Paese sarebbero dovuti venire qui».
Da questo testo risulta che Dana Olmert, pur lamentando che il governo non abbia preso una posizione decisa in difesa della manifestazione, ha criticato con forza molto maggiore, com'è ovvio, gli ortodossi che hanno dato vita amnifestazioni e violenze contro la parata. Il sottotitolo dell'articolo: "Attacco al governo del padre dopo il raduno omosessuale", appare dunque poco pertinente.
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