Trattativa con Hamas, se riconosce Israele intervista al primo ministro israeliano Ehud Olmert
Testata: La Repubblica Data: 13 novembre 2006 Pagina: 13 Autore: LALLY WEYMOUTH Titolo: «Olmert: "Pronto a trattare se Hamas riconosce Israele"»
DaLa REPUBBLICA del 13 novembre 2006:
Dopo la controversa guerra di questa estate contro gli Hezbollah e le recenti rivelazioni di corruzione, il primo ministro di Israele è precipitato nei sondaggi, più dello stesso presidente Bush, che ha incontrato ieri. Olmert è diventato primo ministro con la promessa di ritirarsi dalla maggior parte della Cisgiordania e di consolidare vaste zone di insediamenti dei coloni. La guerra lo ha fermato, ma adesso insiste per realizzare il suo piano per la pace. Primo ministro Olmert, l´anno scorso lei ha detto al presidente Bush di avere una visione, ovvero di avere in mente un ritiro unilaterale da buona parte della Cisgiordania. Oggi ha una visione diversa? «Era un mezzo per attuare la visione che condivido con il presidente Bush: la soluzione dei due Stati». Dopo la guerra in Libano, però, lei ha detto che il piano era sospeso. «Dopo la guerra e il fallimento da parte dei palestinesi a fermare le continue iniziative terroristiche, ho avuto un ripensamento sulle mia capacità di concretizzare la soluzione dei due Stati con un riallineamento. Ma in nessun caso mi asterrò dalla necessità di impegnarmi in un serio dialogo con i palestinesi. La questione palestinese rientra nell´agenda e non possiamo ignorarla. Dobbiamo trovare la migliore controparte possibile: in buona parte tutto dipende dalla leadership palestinese». Che cosa pensa del presidente Abu Mazen? «Ha costantemente manifestato la propria opposizione al terrorismo e le sue difficoltà con Hamas. Ma deve fare molto di più che limitarsi a dire quanto sia irritato da Hamas. Non ha ancora dato prova di una fermezza sufficiente a far ripiegare questo governo di terroristi e a ridurre l´influenza di Khalad Mashal, che controlla il governo palestinese da Damasco». Come si sentirebbe se Abu Mazen entrasse in un governo d´unità con Hamas? «Se Hamas accetterà formalmente il diritto di Israele a esistere e porrà fine a qualsiasi azione terroristica contro Israele, riconoscendo gli accordi siglati tra Israele e l´Autorità Palestinese, allora sarò pronto a sedermi al tavolo con quel governo, anche se includerà i rappresentanti di Hamas». Farà rilasciare il leader palestinese Marwan Barghouti attualmente in prigione? «Ho detto tempo fa che sono disponibile ad inaugurare un nuovo dialogo con Abu Mazen e a questo scopo sono pronto a rilasciare molti prigionieri. L´inflessibile atteggiamento di Hamas, tuttavia, fa sì che i prigionieri non possano essere rilasciati, perché loro si rifiutano di farci riavere indietro il caporale Gilad Shalit rapito. Hamas non ha davvero a cuore il benessere dei suoi prigionieri. L´unica cosa che vuole è rovesciare Abu Mazen a ogni costo». Lei ha portato Avigdor Lieberman, di ultradestra, nella sua coalizione. Questo avrà contraccolpi sulla sua posizione negoziale con i palestinesi? «Sono stato chiaro: le politiche di questo governo non sono modificabili e potete credere alle mie parole. Sono pronto a fare compromessi territoriali e non ho cambiato parere». Il presidente siriano Bashar Assad ha detto di voler dialogare con Israele. Prenderà in considerazione questa possibilità? «Sarei felice di negoziare con Bashar Assad se egli smettesse di aiutare il terrorismo e Hezbollah. Bashar Assad non dà segni però di essere pronto a fare queste cose». L´ex segretario di Stato americano James Baker ha detto: "Non si dialoga con gli amici, ma con i propri nemici". Che cosa c´è da perdere a indagare se ciò potrebbe rivelarsi utile? «Bashar Assad non è ancora arrivato al punto da potersi qualificare come partner legittimo. Non si può dire che non negozieremo con i terroristi e poi negoziare con chi li aiuta». Lei però ha negoziato con Arafat, quando era in Tunisia, ed Arafat era sicuramente un terrorista. «Abbiamo negoziato con Arafat e credo che proprio da quella esperienza abbiamo capito qualcosa in fatto di negoziati. Non mi aspetto che i miei nemici siano delle persone meravigliose, ma pretendo che abbiano le mani pulite quando vengono a trattare con noi». La preoccupa il calo di popolarità nei sondaggi che la riguardano? «Secondo i sondaggi non avrei dovuto essere io il primo ministro. Pertanto secondo i sondaggi sono in una buona situazione. Non me ne preoccupo».
(Copyright Newsweek – la Repubblica – Traduzione di Anna Bissanti)