Su PANORAMA n°46, datato 16/12/2006, a pag.161, l'analisi di Fiamma Nirenstein sulla prossima guerra che Israele dovrà affrontare. Perchè questo è il programma di Hetzbollah, Siria, Iran e Hamas. D'Alema non riesce a capirlo, ed è,purtroppo, in buona compagnia.
Ecco l'articolo:
Gli ufficiali israeliani come il Comandante di Divisione Cico Tamir o il comandante della Brigata Sud Shlomi Dahan, quelli insomma che siedono nel quartier generale della Divisione Gaza vicino al passaggio di Kerem Shalom di fronte a grandi foto aeree della Philadelfi Road, sono febbrilmente occupati: la nuova guerra è alle porte. E parlando fra loro, chiamano così i loor nemici: “project managers”. Si tratta degli uomini di Hamas o della Jihad Islamica nei più alti gradi che hanno ricevuto un addestramento approfondito e rivoluzionario,dicono i servizi israeliani, in Iran, in Siria o in Libano e sono incaricati di organizzare le infrastrutture e i progetti ad essi legati per la prossima guerra contro Israele sul modello degli hezbollah. E’ un programma ambizioso e nuovo, che si inserisce nel grande conflitto che, secondo le conclusioni raggiunte nella settimana scorsa da altissimi gradi dei collegamenti fra esercito, è pronto, serrerà Israele in un sandwich nel giro di un anno. Al nord, Siria e Hezbollah con l’aiuto dell’Iran stanno preparando già per l’estate del 2007 un attacco complessivo. Israele sta per questo, sempre secondo fonti della sicurezza, sviluppando un sistema di difesa che però potrà essere pronto in tre anni, capace di intercettare missili di 220 e 302 millimetri terra-terra; si valuta rapidamente anche la decisione di proseguire alla produzione (che era sospesa) di carri armati Merkava Mark. A Gaza, già striscia e alza la sua testa di serpente la guerra che praticamente già insanguina la sua sabbia e le sue cittadine: sono gli scoppi dei missili kassam e delle katiushe che cadono sulla città ebraica di Sderot e sui kibbutz dei dintorni, ma soprattutto, e molto di più, i nuovi missili antitank e antiaerei contrabbandati dentro Gaza per la prima volta insieme ai project manager. Questi due elementi rappresentano la vera novità che Israele considera decisiva e che di fatto causa la durezza della risposta in atto in questi giorni: se i palestinesi, come stanno facendo, riusciranno a mettere in funzione appieno i missili antitank e antiaerei già assemblati nella striscia e provenienti dal confine Egiziano dove sono giunti da vari porti sul Mediterraneo, il bilancio strategico dello scontro diventerà simile a quello fra Israele e gli hezbollah: un grande esercito contro armi e uomini molto difficili da controbattere, se è vero che ancora in Libano restano 5000 missili nelle mani dei Hezbollah, pienamente attivi. A causa della determinazione a fermare questa possibilità ruggiscono i cingolati, i soldati israeliani cercano le armi e i terroristi casa per casa a Beith Hanun, e a Rafah, si fanno saltare per aria i tunnel scavati dai palestinesi. A causa della preoccupazione di una svotla strategica creata dalla hezbollizzazione già avvenuta nelle milizie palestinesi, Israele procede con durezza nell’operazione “Nuvole di autunno” e fa morti e feriti nelle varie milizie terroriste addette alla preparazione e al lancio dei missili, e, in misura molto minore,e suo malgrado, anche fra i civili che li nascondono. I“project manager” dirigono i lavori logistici e strategici: sono loro che costruiscono con febbrile intensità il “modello Nasrallah” del territorio di Gaza. L’Iran è il grande stratega: la temperatura del Medio Oriente deve essere tenuta al calor bianco, non si deve restituire il soldato Gilad Shalit, e per questo l’Iran ha pagato in contanti 50 milioni di dollari a Khaled Masha’al. Lo scopo è evitare ogni passo verso la pace e il riconoscimento di Israele: per questo ci sono soldi e istruttori e gli Hezbollah stessi sono un motore decisivo per la guerra- sandwich che può serrare Israele fra il Libano, a nord, e Gaza, al sud. Spiega l’esperto di strategia Alex Fishman: “ I “manager” progettano la costruzione dei tunnel che, a dozzine, con l’imboccatura nascosta nelle case, servono a fare entrare o uscire terroristi; ce ne sono altri che si occupano delle gallerie destinati alle armi di contrabbando che in genere, vengono importate dall’Egitto. Un altro “project manager” ha la responsabilità della manifattura in proprio delle armi ad alta traiettoria, e altri si occupano della costruzione di una struttura sotterranea simile alle “riserve naturali” di cui si sono serviti gli hezbollah”. Gallerie, passaggi, rifugi attrezzati sotto le case dei villaggi, magazzini per le armi, che nascoste sotto terra possono essere conservate a lungo:la “riserva naturale”è indistruttibile con l’aviazione e legata a doppio filo alla vita dei civili, e ha fornito agli hezbollah il maggiore vantaggio nella guerra d’estate.Lo stesso sperano di realizzare i palestinesi. E così, a Gaza, sulle orme di Nasrallah, si prepara una simile struttura. Venti tonnellate di tritolo sono state importate tramite le gallerie,armi leggere e pesanti vengono introdotte intere o da assemblare a migliaia di pezzi, esplosivi standard hanno rimpiazzato quelli fatti in casa da Hamas rendendoli più stabili i missili, si accumulano anche Concurse di fabbricazione russa, discretamente precisi,con una gittata di circa 5 chilometri, e soprattutto identici a quelli usati con successo dagli hezbollah. Gli istruttori sono molto richiesti e hanno un durissimo lavoro da svolgere per approntare armi molto difficili da usare. Hamas ha accresciuto i suoi propri miliziani in divisa di parecchie migliaia,arriando a più di 10mila, mentre Abu Mazen guarda sconsolato. Per cercare di bilanciare, si è fatto consegnare duemila fucili dall’Egitto col permesso degli israeliani, più ha ottenuto il ritorno della sua divisione Badr dalla Giordania, fin’ora proibito. “I membri delle organizzazioni vanno per il training in Libano Siria e Iran”dice il famoso columnist numero uno d’Israele, Nahum Barnea, ovvero gli iraniani, i siriani, gli hezbollah aiutano la preparazione in maniera determinante. E’ Hamas a tenere il bandolo della matassa e a identificarsi a fondo con la tecnica e gli insegnamenti di Nasrallah. La fonte strategica, dei fondi e del training è la medesima e soprattutto è la ragione sociale che è comune agli hezbollah e a Hamas, ovvero il movimento islamico detto “di resistenza” con lo scopo della cancellazione di Israele. Le dichiarazioni dei leader mostrano la comune aspirazione: se a ottobre da una parte Ahmadinejad dice che gli israeliani sono “un gruppo di terroristi” imposti sull’area dagli USA e i suoi alleati e dopo aver annunciato la loro distruzione completa impone all’Europa di “distanziarsi da Israele” aggiungendo “non vi lamentate dopo se non lo fate; questo è un ultimatum”, intanto il ministro degli esteri palestinese Mahmoud Zahar dice che “Israele è un cancro, un’escrescenza sulla nostra terra senza nessuna ragione culturale storica o religiosa” e annuncia a sua volta che Hamas “non riconoscerà mai Israele e questa è una decisione finale e irrevocabile”.La lunga mano dell’Iran intanto agoisce per il riarmo degli hezbollah in Libano: Nasrallah, seguitando a tenere un basso profilo, pure incamera armi a camion, e non abbandona il sud del Paese, potendo contare sia sulla “riserva naturale” che sul fatto che gli abitanti della zona sono quasi tutti suoi, in maniera più o meno organizzata. Dice il generale Yossi Baidaz, incaricato di riportare al Gabinetto Israeliano, che ormai ci sono prove lampanti che i Siriani non hano mai smesso di mandare armi a Nasrallah. E non sembra davvero un caso che Bashar di Siria, nonostante nel passato il regime ba’atista e quello khomeinista sembrassero alleati impossibile, abbia dato luogo, con la sua ammirazione per Nasrallah (mai condivisa dal padre) a quella che Amir Taheri famoso analista arabo vede come l’iranizzazione della Siria: “Sembrò fino al 2003 che Assad potesse stare al riparo dell’ala americana. Più tardi,dopo essere stato definito un “paese canaglia” con l’omicidio di Hariri, gli è rimasta l’opzione di mettersi sotto la protezione iraniana. Questo rende ancora più possibile uno scontro fra gli USA e la Repubblica Islamica”. E certo, dato che Damasco è il crocevia dei progetti di guerra sognati da Ahamdinejad, aumenta l’accerchiamento dello Stato ebraico.
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