Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein".
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)
Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine.
Il gay pride a Gerusalemme l'opinione di Meir Shalev
Testata: Corriere della Sera Data: 10 novembre 2006 Pagina: 52 Autore: Meir Shalev Titolo: «Gay Pride: le tre religioni hanno un nemico comune»
Dal CORRIERE della SERA del 10 novembre 2006:
I l Gay Pride a Gerusalemme e gli scambi di colpi d'arma da fuoco — razzi lanciati dalla Striscia di Gaza su Israele e cannonate mortali sparate da Israele verso la Striscia di Gaza — sono gli argomenti che tengono banco in questi giorni nei media e tra l'opinione pubblica israeliana. All'apparenza argomenti estranei l'uno all' altro, antitetici persino, ma occorre capire che in Israele sono decisamente correlati. Entrambi infatti hanno a che fare con la santità della regione e con il dominio delle religioni in essa. Il Cristianesimo, l'Islam e l'Ebraismo si combattono in questa terra da più di mille anni. I rappresentanti delle tre religioni hanno versato sangue, distrutto, oppresso ed esiliato. Le loro antiche controversie sono responsabili anche dell'attuale ostilità omicida fra israeliani e palestinesi. Ma ecco che quest'anno è successa una cosa particolare: ebrei, cristiani e musulmani combattono finalmente uniti. Esponenti del clero che in giorni normali si sgozzerebbero a vicenda, estremisti pronti a lanciare razzi e a prendere a cannonate i figli del prossimo, coloni ebrei militanti e terroristi palestinesi si sono dati la mano, hanno stretto un patto e si sono schierati uniti contro un nemico comune: gli omosessuali e le lesbiche che vogliono organizzare il Gay Pride a Gerusalemme. Come al loro solito anche questa volta i rappresentanti del clero hanno imprecato e insultato, minacciato di morte e di violenze. E all'improvviso le loro facce paonazze, i copricapi dalle fogge diverse, i pugni alzati e le tuniche al vento sono sembrati tutti uguali. Ormai è impossibile distinguere chi ci sta davanti: un colono? Un esponente di Hamas? Un prete? Un rabbino? Un imam? E chissà, magari da tutto questo potrebbe venire fuori qualcosa di buono. Magari l'unica possibilità di dialogo e di riconciliazione è mandare qualche omosessuale nella chiesa del Santo Sepolcro o sulla spianata delle Moschee. Peccato. Le tre religioni avrebbero potuto procedere mano nella mano su una base comune, positiva. Non su un fondamento di odio. Avrebbero potuto sottolineare i loro principi etici, il fervore spirituale che Gerusalemme può infondere nei fedeli se loro non l'avessero trasformata in un campo di battaglia. Ma la bruttezza genera bruttezza e l'estremismo genera estremismo. E la bruttezza e l'estremismo che stanno dietro il lancio di razzi, le cannonate, l'occupazione, l'oppressione e il terrore sono gli stessi che si oppongono alle tendenze omosessuali, alla libertà e all'eguaglianza delle donne, ai metodi contraccettivi, all'aborto. Tutto germoglia dalle stesse profondità. Non dall'intelligenza della mente o dai sentimenti del cuore ma dalla paura e dall'odio, che sgorgano da molto più in basso.
Cliccare sul link sottostante per inviare una e-mail alla redazione del Corriere della Sera lettere@corriere.it