Missione internazionale a Gaza? vediamo intanto come non funziona quella in Libano
Testata: Il Foglio Data: 09 novembre 2006 Pagina: 3 Autore: la redazione Titolo: «Perché Hezbollah riesce a riarmarsi sotto gli occhi di Unifil»
Dal FOGLIO del 9 novembre 2006:
Completato l’avvicendamento dei mille marines italiani sbarcati a Tiro a settembre con i 2.500 militari della brigata Pozzuolo del Friuli. Intanto, i limiti operativi dei caschi blu in Libano continuano a minare la credibilità di Unifil. I soldati schierati tra il confine israeliano e il fiume Litani non sono autorizzati a perquisire veicoli dei civili e le abitazioni, e non gli è permesso neppure creare check-point. Nonostante le due brigate, non possono esercitare il controllo sul territorio, compito riservato alle forze libanesi che potrebbero chiedere supporto (mai richiesto) ai caschi blu. Il problema riguarda anche la forza navale di Unifil, guidata dai tedeschi, che non può bloccare le navi in transito sotto costa senza il via libera di Beirut. Anche il controllo dello spazio aereo libanese, che Unifil non esercita, ma al tempo stesso minaccia Israele che con i suoi jet si riserva il diritto di prevenire i voli iraniani pieni di armi per Hezbollah. Non sono soltanto gli israeliani ad accentuare le critiche nei confronti della forza dell’Onu, che in due mesi non è riuscita neppure a rallentare il progressivo riarmo di Hezbollah, ma anche i due paesi europei che hanno la leadership di Unifil. Ad abbassare il profilo della missione puntano sia la Francia – che detiene il comando fino a febbraio, ha ridotto il suo impegno militare da 2.000 militari a 1.500 e ha riconosciuto che Unifil disporrà soltanto della metà dei 15.000 militari previsti dalla Risoluzione 1.701 – sia l’Italia. L’ipotesi di ridurre la forza era stata fatta ad agosto da Jacques Chirac, quando emersero i limiti del mandato e delle regole d’ingaggio impartite ai caschi blu, mentre il governo italiano, nonostante i nostri militari costituiscano il contingente più numeroso in Libano, ha spento i riflettori sull’Operazione Leonte dopo lo sbarco in diretta tv a Tiro. Si è visto il 19 ottobre a Gorizia, quando alla cerimonia per la partenza della brigata Pozzuolo del Friuli non si è presentato nessun membro del governo. A Beirut le milizie di Hezbollah, spalleggiate dal padrino siriano e con le armi iraniane, pretendono, assieme ai loro alleati, un terzo dei ministeri per bloccare qualsiasi decisione governativa, compreso il disarmo del suo esercito. Un “golpe istituzionale” sostenuto da Damasco. Se il 13 novembre non si troverà un accordo sul rimpasto, Hezbollah scenderà in piazza chiedendo nuove elezioni e puntando a far cadere il premier Fouad Siniora considerato troppo allineato con l’occidente. Oggi, invitati dal presidente del parlamento Nabhi Berri, capo di Amal, il movimento sciita alleato di Hezbollah, si riuniscono in una seduta cruciale i leader dei principali schieramenti per trovare una soluzione. L’ipotesi di compromesso potrebbe essere quella di costringere alla dimissioni il presidente pro siriano del Libano, Emile Lahoud, sostituendolo con l’ex generale Michel Aoun, che combattè contro le truppe di Damasco, ma oggi è il leader cristiano di un partito d’opposizione che, pur di andare al potere, ha stretto un patto con Hezbollah. Se non si trova un accordo, le minacciate manifestazioni oceaniche del Partito di Dio rischierebbero di provocare una nuova guerra civile. In quest’ottica e, prevedendo che la partita con Israele non è ancora chiusa, Hezbollah si sta riarmando. Ogni settimana atterrano in Siria degli Antonov provenienti dall’Iran con nuove scorte di missili e tecnologie destinate ai miliziani sciiti del Libano. A Cipro è stata bloccata una nave che, secondo le carte di bordo, trasportava frigoriferi diretti in Libano, ma in realtà conteneva 18 camion con radar mobili per la contraerea e tre veicoli con apparecchiature di controllo, in palese violazione della risoluzione 1.701 dell’Onu. Non solo: i russi hanno chiuso il contratto per la fornitura a Siria e Iran dei Pantsir, missili terra aria leggeri e altamente portatili considerati un fiore all’occhiello degli arsenali di Mosca. Nel conflitto con Israele si è notato che Hezbollah non è riuscito a intercettare l’aviazione israeliana. Secondo il Daily Telegraph il partito di Dio ha ricostruito sia la rete di tunnel nel sud del Libano sia un sistema di comunicazione protetto.
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