giovedi` 28 novembre 2024
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Lo dice anche il principe saudita Bin Salman: Khamenei è il nuovo Hitler


Clicca qui






La Stampa - Avvenire - Il Sole 24 Ore - L'Unità - Il Manifesto Rassegna Stampa
09.11.2006 Beit Hanoun: una tragedia strumentalizzata dall'odio antisraeliano
rassegna di quotidiani

Testata:La Stampa - Avvenire - Il Sole 24 Ore - L'Unità - Il Manifesto
Autore: la redazione - Barbara Uglietti - Ugo Tramballi - Umberto De Giovannangeli - Michele Giorgio
Titolo: «Strage a Gaza, l'ira di Hamas - Cannonate sulle case: è strage a Gaza - Quegli "errori" figli dell'odio - Beit hanun, blitz stermina famiglia palestinese, 18 morti - Massacro di civili nell'lba di Gaza»

"Strage a Gaza, l'ira di Hamas" titola la STAMPA del 9 novembre 2006.
Si riferisce alla morte di 19 civili palestinesi in un'azione di Israele volta a fermare i lanci di razzi kassam, alla quale è seguito un appello di Hamas a riprendere gli attentati suicidi.

Ma l'"ira" di Hamas è ipocrita. E' proprio per ottenere un risultato come quello di beit Hanoun che il gruppo terroristico ha continuato a bersagliare le città israeliane con i razzi kassam.

La risposta israeliana era obbligata e poteva essere condotta in due modi: bombardando le postazione dalle quali i razzi vengono lanciati (che i terroristi hanno cura di disporre nelle vicinanze del centri abitati o al loro interno) o neutralizzandole co un'operazione terrestre, ciè ciò che Israele ha fatto nei giorni scorsi suscitando critiche e richieste di "moderazione".

AVVENIRE titola in prima pagina "Gaza sotto il fuoco di Israele: strage di civili" e apagina 7 "Cannonate sulle case: è strage a Gaza".
Nell'articolo di Barbara Uglietti va ncora più avanti nella cancellazione della differenza tra una strage intenzionale e un errore  umano:
"Un massacro di civili. Questo hanno fatto gli israeliani ieri a Beit Hanun, nord della Striscia di Gaza." è l'inizio della sua arringa d'accusa.
Di seguito l'intero articolo:

Un massacro di civili. Questo hanno fatto gli israeliani ieri a Beit Hanun, nord della Striscia di Gaza. Diciotto palestinesi, tra cui otto bambini e cinque donne, sono stati uccisi, nel sonno, dalle cannonate di Tsahal. Una cinquantina i feriti.
È la strage più sanguinosa negli ultimi anni. Una carneficina arrivata proprio mentre Hamas e Fatah stavano cercando un accordo sul futuro governo palestinese di unità nazionale. Un'operazione lanciata a due giorni dall'annunciato "ritiro" delle truppe da Beit Hanun, dopo una settimana di assedio (e una settantina di morti). Un'incursione che, ha detto il presidente dell'Anp Abu Mazen, «ha distrutto», insieme alle case e alle famiglie palestinesi, «ogni possibilità di pace». Perché ha determinato un immediato irrigidimento dei dirigenti dell'Anp, a partire proprio da Abu Mazen, l'unico leader palestinese che abbia goduto (almeno finora) della considerazione delle autorità di Tel Aviv. Perché i gruppi armati hanno reagito minacciando la fine della tregua con lo Stato ebraico. Perché Israele, nonostante i morti, nonostante il «rammarico» espresso dal premier Ehud Olmert e dal ministro della Difesa Amir Peretz, nonostante l'indignazione e le denunce della comunità internazionale, non ha alcuna intenzione di fermarsi: «L'offensiva nella Striscia va avanti», ha detto ieri, poche ore dopo la strage, un portavoce dell'esecutivo. Va avanti, è stato spiegato, fino a quando continuerà la «provocazione continua del lancio di Qassam sul territorio israeliano». Razzi artigianali, che nove volte su dieci non provocano né feriti né danni.
Il raid a Beit Hanun è iniziato all'alba. I tank israeliani hanno centrato alcune case in quartiere residenziale della cittadina. La gente è uscita in strada per cercare di prestare i primi soccorsi e sono arrivate altre cannonate. Un'intera famiglia di 13 persone, gli Atamne, è stata sterminata. I medici palestinesi, subito accorsi, hanno descritto una scena orribile: corpi a pezzi, dappert utto. I feriti, la metà dei quali in condizioni molto gravi, sono stati smistati in quattro ospedali di Gaza. E decine di persone hanno raggiunto i nosocomi per donare il sangue. Tra loro, anche Abu Mazen e il premier Ismail Haniyeh, che, per la prima volta insieme in pubblico da mesi, si sono sdraiati fianco a fianco in ospedale.
L'esercito israeliano si è giustificato dicendo di aver sbagliato a tirare: l'obiettivo erano alcune aree utilizzate per il lancio dei Qassam a un chilometro circa dal quartiere colpito. Non è stato chiarito se sia trattato di errore tecnico o umano. Olmert ha comunque ordinato un'inchiesta. Il presidente Abu Mazen ha condannato «un massacro terribile e atroce». «Chi parla di autodifesa di Israele venga a vedere», ha detto, chiedendo l'intervento del Consiglio di sicurezza dell'Onu (che ha accolto la proposta e si riunirà oggi in seduta d'emergenza) e denunciando «il silenzio internazionale» in «un giorno nero nella storia delle azioni di Israele contro il popolo palestinese». In serata, Abu Mazen ha ricevuto la telefonata del segretario di Stato americano Condoleezza Rice che gli ha voluto esprimere la sua «profonda tristezza» per l'accaduto.
Nella Striscia e in Cisgiordania centinaia di persone sono scese in strada urlando slogan contro Israele e contro gli Stati Uniti e tirando sassi contro i soldati ai check-point.
Abu Mazen si è subito messo al lavoro per cercare di contenere la situazione sul fronte interno. Di salvare, soprattutto, la trattativa in corso sul governo di unità nazionale. Anche se il premier Haniyeh ha annunciato la sospensione dei colloqui per affrontare l'emergenza. I due leader hanno comunque avuto un lungo colloquio a Gaza City. Tre giorni di lutto sono stati proclamati nei Territori, dove si piangono, in tutto 26 morti: ai 18 di Beit Hanun, infatti, si aggiungono cinque palestinesi uccisi in mattinata in Cisgiordania, uno colpito a nord di Gaza, e altri due uccisi in un raid su Gaza City in serata, dopo la strage. Si teme, ora, la reazione sconsiderata dei gruppi armati. Alti rappresentanti di Hamas e di Fatah hanno chiesto la ripresa degli attacchi in Israele, dopo venti mesi di sospensione. Vedendo le prime immagini del massacro, il portavoce del governo palestinese, Ghazi Hamad, ha definito Israele «uno Stato abitato da bestie feroci, che va cancellato». E da Damasco, dove vive in esilio, Khaled Meshaal, capo dell'Ufficio politico di Hamas, ha promesso vendetta. 

Ugo Tramballi sul SOLE 24 ORE sostiene che dietro l'incidente di Beit Hanoun vi sarebbe un "aumento di odio" da parte dei soldati israeliani verso i palestinesi.
Non ritiene opportuno discutere della pratica dei terroristi di mirare a colpire i civili israeliani mettendo contemporaneamente a rischio i civili palestinesi, non spiega se Israele dovrebbe accettare la pioggia di kassam sulle sue città, affidandosi alla statistica o evaquandole.
Suggerisce però che Israele, in conseguenza dei morti civili che causa accidentalmente nella sua lotta al terrorismo, stia cessando di essere un paese democratico.

La tragedia di Beit Hanun diventa un massacro deliberato anche nella cruda cronaca di  Umberto De Giovannangeli pubblicata dall'UNITA', che riportiamo

BEIT HANUN, ore 5,30 del mattino. L’alba si tinge di sangue. Sangue di civili inermi. Donne e bambini. Palestinesi. I colpi dell'artiglieria israeliana si abbattono su un quartiere residenziale della cittadina, attorno alla Hamad Street. Presto le dimensioni della tra-
gedia hanno preso forma. All’ospedale Kamal Adwan giungono numerosi cadaveri, bruciati e dilaniati, e decine di feriti. Brandelli di stoffa bruciacchiata, la pantofola di una bambina, pozze di sangue si distendono davanti a una fila di casette sventrate dagli obici di Tzahal. Il bilancio del bombardamento è di 18 morti (fra cui 8 bambini e 5 donne) e almeno 50 feriti, diversi dei quali versano in gravi condizioni. Nelle case di Beit Hanun, a quell'ora, quasi tutti dormivano. Le cartelle di Ahmed e Mohammed Athamneh, 9 e 8 anni erano già pronte per la scuola. Ma i due bambini sono stati uccisi nei loro lettini. Con loro sono morti altri 11 membri della famiglia Athamneh, riferisce il capo dei servizi di pronto soccorso del ministero della sanità dell'Anp, Moawia Abu Hassanin. Le cannonate israeliane, stando al dottor Hassanin, hanno colpito in particolare le case di due fratelli, Saed e Sadi Athamneh, uccidendo 8 bambini e 5 donne. Fra le piccole vittime c'è anche una bimba di un anno, Dima Athamneh.
«Ho contato almeno 15 esplosioni», racconta Akram Athamneh, parente delle vittime. Akram dice di essersi svegliato per il rumore delle esplosioni. «Sono andato a guardare - afferma - e 50 metri più in là ho visto il fumo uscire dalla casa di mio zio Saed». «Ho avuto l'impressione che le bombe colpissero l'ultimo piano. Io e mio cugino ci siamo buttati giù per un vicolo». Molte delle vittime, sostiene, stavano cercando di scappare dopo le prime esplosioni e sono state sorprese all'aperto. «I proiettili venivano sparati direttamente sulla gente che usciva dalle case - denuncia Akram - C'era sangue dappertutto. Ho visto il mio vicino Saker Adwan che è corso a prendere la sorella, ed è morto». I superstiti si trascinano come fantasmi tra le rovine di Beit Hanun. Un uomo intinge le dita nel sangue e se le passa sul viso: «Dio ci vendichi», urla. Rawhi Hamad, 35 anni, che vive dall'altra parte della strada rispetto alle palazzine colpite, spiega di essersi svegliato anche lui per il rumore assordante dei colpi che esplodevano. «Ho aperto la finestra, ho guardato fuori e ho visto un proiettile colpire la casa di un vicino - racconta -. Quando sono uscito era stata colpita di nuovo. Abbiamo portato via dalla casa i corpi a pezzi. Abbiamo visto gambe, mani, pezzi di testa attaccati alle pareti. C'era puzza di sangue e carne bruciata. È l'orrore di Beit Hanun.
«Condanniamo fermamente questo massacro terribile e atroce, commesso contro il nostro popolo a Beit Hanun, contro donne, bambini, residenti», dichiara il presidente dell'Anp Abu Mazen. «Chiediamo al Consiglio di Sicurezza di riunirsi urgentemente per far cessare questi massacri. Il mondo deve agire immediatamente», aggiunge il raìs, annunciando la proclamazione di tre giorni di lutto nei Territori. Ad Abu Mazen telefona la segretaria di Stato Usa Condoleezza Rice per esprimergli «profonda tristezza» per le vittime di Beit Hanun. Vendetta. È ciò che invoca la gente di Gaza. Vendetta. È ciò che promettono i gruppi armati dell'intifada, da Hamas ad Al-Fatah. Un portavoce del governo palestinese, Ghazi Hammad, solitamente moderato, accusa Israele di essere «uno Stato di belve e di gangster» e afferma che esso dovrebbe essere espulso dall'Onu e cancellato dalla carta geografica. Una manifestazione viene organizzata nei pressi dell'obitorio dell'ospedale di Kamal Adwan, dove migliaia di persone gridano vendetta. «Combatteremo contro Israele, gli lanceremo contro i nostri razzi» tuona Nizar Rayan, uno dei leader di Hamas nella Striscia. «Colpiremo a Jaffa, Haifa e Ashdod. La battaglia continuerà. Sarà fatta vendetta», sentenzia. Da Gerusalemme il premier israeliano Ehud Olmert esprime dolore e sgomento a nome dell'intero governo. Il ministro della Difesa Amir Peretz annuncia l'apertura di una inchiesta sul «tragico incidente» di Beit Hanun e ordina all’esercito israeliano di fermare le incursioni dell'artiglieria nei territori palestinesi fino al completamento dell'inchiesta stessa. Ma una portavoce del governo, Miri Eisin, esclude una tale eventualità, in palese contrasto con la posizione annunciata poche ore prima da Peretz. «Le operazioni di Tzahal nella Striscia di Gaza continueranno - avverte la portavoce - fino a quando saranno lanciati razzi Qassam contro Israele, fino a quando ci sarà contrabbando d'armi a Gaza, fino a quando il governo di Hamas sceglierà per palestinesi della Striscia di provocare continuamente Israele». In serata, in un raid aereo su Gaza City viene ucciso un militante della Jihad islamica, portando a 26 il numero dei palestinesi uccisi nella giornata di ieri. Betzelem, il centro israeliano per i diritti umani nei Territori, chiede al capo della magistratura militare l'apertura di un'immediata inchiesta criminale sulla strage di Beit Hanun. «Le circostanze in cui i palestinesi sono stati uccisi, incluso il fatto che il bombardamento di artiglieria non è stato un'azione difensiva, giustifica il grave timore che l'azione sia un crimine di guerra», motiva Betzelem in un comunicato stampa. Secondo il Centro «il fuoco d'artiglieria, che è per sua natura impreciso, vicino a aree densamente popolate, aumenta di molto la probabilità di vittime civili. Perciò l'affermazione dei militari che non intendevano uccidere civili a Bet Hanun è una giustificazione disonesta». Israele si blinda per timore di una nuova ondata di attacchi suicidi. Il capo della polizia Karadi, decreta lo stato di allarme di tutte le forze dell'ordine, comprese le guardie di frontiera, in tutto il Paese. Paura e morte. Non c'è speranza in Palestina.

Anche Il MANIFESTO dà grande rilievo all'affermazione, incontestabile, di Betselem secondo la quale  "il fuoco d'artiglieria vicino ad aree popolate aumenta di molto la probabilità di vittime civili".

Peccato che né L'UNITA', né Il MANIFESTO, nè a quanto pare Betselem  vogliano riflettere sul perché Israele debba sparare colpi di artiglieria "vicino ad aree popolate ".
Ovvero sul fatto che i terroristi attaccano Israele dai pressi o dall'interno di aeree popolate.
Allo scopo di farsi scudo dei civili o di sfruttare l'effetto propagandistico della loro morte accidentale.
E' questo il vero crimine di guerra.
Ecco il testo:


Il fuoco d'artiglieria vicino ad aree popolate aumenta di molto la probabilità di vittime civili. Perciò l'affermazione dei militari che non intendevano uccidere civili è una giustificazione disonesta». È stata questa la risposta del centro israeliano per i diritti umani, Betselem, a chi vorrebbe far passare come un semplice «errore» la strage compiuta ieri dalle forze armate dello Stato ebraico a Beit Hanoun, a nord di Gaza. I 19 morti, quasi tutti bambini (tra cui una neonata, Dima) e donne, pesano come un macigno e il massacro rischia di far precipitare la situazione. Hamas ha promesso vendetta ed ha esortato tutte le fazioni palestinesi a partecipare alla «punizione» d'Israele. Il governo Olmert da parte sua ha proclamato lo stato d'allerta.
Il massacro, hanno raccontato alcuni testimoni, è avvenuto poco dopo le 5.30 del mattino mentre, nelle proprie abitazioni, le famiglie colpite godevano della prima notte di completo riposo, dopo una settimana di paura in cui Beit Hanoun era stato teatro dell'operazione militare israeliana «Nubi d'autunno», che aveva lasciato sul terreno 60 morti. All'improvviso potenti esplosioni hanno investito sette case in Via Hamad, alla periferia nord del villaggio. «Dopo il primo colpo, la popolazione si è riversata in strada ed è finita sotto i colpi successivi. Ho assistito a qualcosa di orribile, di indimenticabile, temendo di venir colpito a mia volta», ha riferito Mohammed Adwan, un vicino delle famiglie prese di mira. Subito è apparsa evidente l'enormità dell'accaduto: cadaveri dilaniati e anneriti dalle esplosioni, pozze di sangue ovunque, mentre le ambulanze cercavano di raggiungere i feriti attraversando le strade semidistrutte dall'operazione «Nubi d'autunno». Nel corso della giornata è apparso chiaro che una famiglia, la Athamnah, era stata distrutta, con la morte di 17 dei suoi componenti. Tra questi i due fratellini Ahmed e Mohammed, 9 e 8 anni, che la mamma avrebbe svegliato appena passate le sei, per il primo giorno di scuola dopo l'operazione militare israeliana. Dai loro lettini Ahmed e Mohammed invece non si sono più alzati. Con loro sono morti altri 11 membri della famiglia, inclusa una cuginetta di un anno, Dima. «I proiettili sono caduti nelle camere, proprio nelle camere», urlava ieri disperato Ibrahim Athamneh, zio di Saed e Sadi. Nel pomeriggio è stata scavata una grande fossa comune, per seppellire le vittime, tra cui diversi dei 60 palestinesi uccisi durante l'ultima offensiva israeliana. Al cimitero non c'è più spazio.
L'orrore per la tragedia di Beit Hanoun ha suscitato dure reazioni fra i dirigenti palestinesi. Abu Mazen ha decretato tre giornate di lutto nazionale. «Faccio appello al mondo intero affinché guardi a questo terribile massacro. Queste operazioni barbare di Israele devono cessare», ha detto il presidente chiedendo l'intervento del Consiglio di Sicurezza dell'Onu. Poi si è recato all'ospedale Shifa di Gaza city per donare sangue per i feriti con il premier di Ismail Haniyeh. Il portavoce del governo, Ghazi Hamad (Hamas), ha accusato Israele di essere «uno Stato di belve e di gangaster» che dovrebbe essere espulso dall'Onu e cancellato dalla carta geografica. Un altro dirigente, Nizar Rayan, ha assicurato Israele che gli attentati riprenderanno molto presto. Da Damasco è intervenuto anche il capo in esilio di Hamas, Khaled Meshaal, minacciando Israele di rappresaglie e di mettere fine alla tregua unilaterale che la sua organizzazione rispetta da 20 mesi. «La nostra condanna non sarà di parole ma con i fatti. La resistenza risponderà. Invito tutte le fazioni ad unirsi in questa azione». Mashaal ha imputato agli Stati Uniti la responsabilità indiretta nel bagno di sangue a Beit Hanoun: sia per il sostegno incondizionato che danno a Israele, sia per i frammenti di un colpo di cannone trovati sul terreno che recavano la scritta «Made in Usa». Qualche ora dopo proteste sono esplose in Cisgiordania, per la strage a Gaza e per l'uccisione di cinque militanti palestinesi da parte di una squadra speciale israeliana vicino Jenin. Duri gli scontri ad Hebron, dove centinaia di manifestanti hanno attaccato con pietre alcune postazioni dell'esercito israeliano. Durante la giornata una quindicina di razzi sono stati sparati da Gaza verso le città di Sderot e di Ashqelon.
Il premier Ehud Olmert e il ministro della difesa Amir Peretz hanno espresso «dolore» e persino offerto «aiuti umanitari» ai palestinesi. Il ministro degli esteri Tzipi Livni ha deplorato la «tragedia» e ha ricordato che essa è avvenuta nel contesto «di una lotta imposta dai palestinesi con i lanci di razzi». Il ministro Livni ha dimenticato che da quando Hamas ha vinto le elezioni (25 gennaio), Israele attua una forte pressione economica su Gaza - con effetti disastrosi - con la chiusura pressoché totale dei valichi commerciali e trattiene centinaia di milioni di dollari destinati ai palestinesi derivanti dalla raccolta dei dazi doganali e dell'Iva. Da parte sua il comandante della regione militare sud, Yoav Galant, ha detto che ieri mattina l'artiglieria ha sparato salve di 12 proiettili, per due volte successive, verso una zona deserta di Beit Hanoun a 500 metri dalle case colpite. «È abbastanza chiaro che le vittime sono state colpite dal nostro fuoco», ha ammesso, aggiungendo che l'inchiesta controllerà i sistemi di puntamento dei cannoni impiegati. Ma al termine delle indagini verranno presi provvedimenti? I palestinesi potranno chiedere giustizia? Galant a ciò non ha fatto alcun accenno. Il massacro di Beit Hanoun diventerà un altro «tragico errore», un danno collaterale della «lotta al terrorismo».

Cliccare sul link sottostante per inviare una e-mail alla redazione della Stampa, di Avvenire , del Sole 24 Ore, dell'Unità Manifesto e del Manifesto 


lettere@lastampa.it
lettere@avvenire.it
letteraalsole@ilsole24ore.com
lettere@unita.it
redazione@ilmanifesto.it

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT