Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein".
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)
Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine.
Dialogo anche con i partiti che criticano Israele dichiarazione programmatica di Gideon Meir, nuovo ambasciatore d'Israele in Italia
Testata: Corriere della Sera Data: 08 novembre 2006 Pagina: 19 Autore: Maurizio Caprara Titolo: «Gideon Meir: «Dialogo con tutti, anche con chi critica noi israeliani»»
Dal CORRIERE della SERA dell'8 novembre 2006:
ROMA — «Dialogherò con tutti i partiti, anche con coloro che criticano Israele. Fa parte del mio lavoro. Vengo da una democrazia e presto servizio in una democrazia», dice al Corriere Gideon Meir, il nuovo ambasciatore israeliano che ha presentato ieri le credenziali al presidente Giorgio Napolitano. È stato al Quirinale in un pomeriggio nel quale era di turno per lo stesso rito la collega giordana, principessa Wijdan Al-Hascemi. E nelle parole di Meir c'è forse il tratto che renderà il suo profilo un po' diverso da quello che ha avuto, per quasi cinque anni, il predecessore Ehud Gol. Nel 2001, il diplomatico scelto a Gerusalemme per Roma aveva come principali compiti aprire le porte di Israele a Gianfranco Fini e coltivare rapporti stretti con il governo Berlusconi. Il suo successore avrà a che fare con una maggioranza nella quale non mancano filopalestinesi e l'Italia avrà nel 2007 la guida dell'Unifil, la forza dell'Onu per il Libano. Mettiamola così: se spesso Gol con le sue dichiarazioni ha difeso il suo Paese come un carroarmato, con linguaggio esplicito e scarsa attenzione a certe moine della diplomazia, Meir è stato veramente un carrista. Però un carrista di tipo particolare. Nelle guerre dei Sei giorni, 1967, e del Kippur, 1973, era un amministratore di reparti dei tank, dava stipendi. «Durante la guerra dei Sei giorni l'ho fatto a Gerusalemme e sul Golan», racconta nel suo ufficio. Camicia rosa, cravatta rosso- blu, di allora ricorda le speranze: «Ci fu euforia in Israele, nel 1967. Avevamo subito attentati terroristici, avevo negli occhi un bus con tutti i cadaveri. Si diceva: ora che abbiamo territori, disponiamo di carte per ottenere la pace. Dagli arabi ci fu risposto: "O tutto o niente". E in un negoziato se si chiede tutto o niente si riceve niente. Ma la pace è da sempre nelle nostre preghiere». Cinquantanove anni, nonni tedeschi costretti a lasciare la Germania durante il nazismo (il padre arrivò in Italia con la Brigata ebraica), amante dell'opera («Mi piacerebbe conoscere Pavarotti»), Meir è stato numero due all'ambasciata di Londra. «Con Tony Blair diventammo amici quando era all'opposizione», rammenta. I rapporti con i laburisti non erano facili. «Si deve dialogare con ogni partito, salvo quelli proprio anti-israeliani», ribadisce Meir. Da vicedirettore generale della Farnesina di Israele, è stato l'uomo addetto all'immagine. «Nel mondo arabo mi conoscono perché davo interviste ad al Jazeera, al Arabiya, Abu Dhabi Tv. Ritengo giusto che le nostre parole giungano agli arabi», sottolinea Meir. Altri lo ricordano per un boicottaggio alla Bbc. L'ambasciatore: «Sì, non li invitavamo alle conferenze di Ariel Sharon, negavamo interviste. Avevano un approccio arrogante verso Israele. Poi sono cambiati». Lo rifarebbe? «Sicuro». A Massimo D'Alema, Meir è stato presentato in occasione di Roma-Fiorentina. «Gli ho detto: son qui da quattro giorni. D'Alema: "Che dice? So che ha studiato un mese italiano a Firenze". Buono il suo dialogo con Tzipi Livni», riferisce l'ambasciatore. «Il mio premier mi ha spiegato: con Prodi ho relazioni speciali», aggiunge. Come andranno queste e il dialogo, lo dirà la cronaca.
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