Israele si "ritira" da Beit Hanun soltanto tra virgolette, nel titolo dell'articolo pubblicato da AVVENIRE del 7 novembre 2006.
Il "risultato" sono 8 morti, senza distinzione tra civili e terroristi.
Nel testo dell'articolo invece risulta che la "missione compiuta" dichiarata dall'esercito consisteva nell'uccidere 63 palestinesi "tra cui molte donne e bambini " ( e molti terroristi che però non vengono citati, come non viene ricordato che tra le donne c'erano quelle che avevano fatto da scudi umani ai terroristi).
Soltanto "ufficialmente" l'operazione aveva per scopo quello di "interrompere il lancio di razzi artigianali Qassam dal nord della Striscia verso il territorio ebraico": il vero scopo, suggerisce chi ha scritto l'articolo, era un altro, forse proprio quello di provocare un alto numero di vittime. Per contro, si sottolinea, i razzi "artigianli" che i palestinesi hanno continuato a sparare non hanno provocato vittime "come avviene quasi sempre".
Se poi qualche volta muiono donne e bambini israeliani, deliberatamente presi a bersaglio, la cosa non sembra così importante.
Non bastasse questa "equlibrata" introduzione si rincara la dose con le dichiarazioni di Abu Mazen, che condanna l' "aggressione" israeliana, dimenticando che si tratta in realtà di una risposta alla vera aggressione: quella terroristica che lui non è riuscito a fermare.
Ecco il testo di questa cronaca faziosa e piena di livore verso Israele:
Nuvole d'autunno, l'offensiva militare lanciata una settimana fa dalla forze israeliane nella Striscia di Gaza, si è conclusa. Ieri mattina, all'alba, l'esercito israeliano si è ritirato dalla città di Beit Hanun, nel Nord della Striscia. «Abbiamo compiuto la nostra missione», ha confermato un portavoce militare. Bilancio: 63 palestinesi uccisi, tra cui molte donne e bambini (otto piccoli in sei giorni, sottolinea l'Unicef), e 300 feriti. Perdite da parte israeliana: un soldato.
Quando i tank hanno cominciato ad andarsene dalla piccola cittadina (circa 30mila abitanti), migliaia di persone, da giorni barricate in casa, sono scese in strada, aggirandosi tra le rovine lasciate da una delle più violente e sanguinose operazioni dalla fine, nell'estate del 2005, dell'occupazione israeliana della Striscia. Un'operazione ufficialmente volta a interrompere il lancio di razzi artigianali Qassam dal nord della Striscia verso il territorio ebraico. Ma che, nonostante l'alto prezzo di vite umane, ha evidentemente fallito l'obiettivo, visto che i lanci sono continuati durante tutta l'offensiva. Anche ieri, alcuni Qassam sono caduti sulle città israeliana di Sderot e Ashqelon, senza provocare feriti né danni, come accade quasi sempre.
In ogni caso, l'esercito israeliano ha riferito che le sue forze resteranno attestate non dentro ma all'esterno di Beit Hanun. Pronte a intervenire, come aveva spiegato giorni fa il ministro della Difesa Amir Peretz, anche se, aveva sottolineato, Israele non ha alcuni intenzione di rioccupare la Striscia.
E comunque, nonostante la ritirata, i soldati di Tsahal hanno ucciso anche ieri otto palestinesi in diversi attacchi in tutto il nord della Striscia. Tra le vittime, anche una donna e un altro civile disarmati che si trovavano nella casa di un deputato di Hamas sventrata da una salva d'artiglieria pesante. Fonti militari israeliane hanno motivato l'attacco come reazione a un precedente attacco contro un gruppo di commilitoni in servizio di pattuglia nella stessa zona.
Il presidente palestinese Abu Mazen ha condannato con forza le operazioni militari: «Gli israeliani avevano annunciato che si sarebbero ritirati da Beit Hanun e noi abbiamo creduto a tutto ciò, ma sfortunatamente hanno ricominciato», ha detto. «Questo mostra che Israele è determinato a proseguire la sua aggressione e cerca pretesti per farlo». Il presidente ha quindi aggiunto che «se Israele desidera la pace e la sicurezza, la via del sangue palestinese non è quella percorribile». Il ministro degli Esteri palestinese Mahmud Zahar ha invece lanciato un appello al segretario generale dell'Onu, Kofi Annan, affinché intervenga per costringere Israele a «cessare le sue violazioni» nella Striscia.
Intanto, proseguono i colloqui tra Abu Mazen e il premier Ismail Haniyeh sulla formazione del nuovo governo di unità nazionale. Dopo il nulla di fatto di lunedì sera, i due leader palestinesi si sono nuovamente incontrati ieri a Gaza. I colloqui dovrebbero proseguire anche oggi. Le divergenze riguardano in particolare il nome del nuovo premier. Haniyeh si era detto pronto a fare un passo indietro riservando però ad Hamas la presentazione del nuovo candidato. (R.E.)
La cronaca del SOLE 24 ORE è un breve trafiletto, che però riesce a disinformare con mirabile sintesi ed efficacia.
"L'esercito israeliano lascia Gaza Morti ieri altri nove palestinesi" è il titolo, che naturalmente non distingue tra civili e terroristi.
Nel testo si legge ancora che il "ritiro non ha impedito che almeno altri nove palestinesi abbiano perso la vita".
Segue la dichiarazione del ministro degli Esteri italiano, che naturalmente non condanna il lancio di razzi kassam, ma si dedica al suo gioco preferito. Stabilito che quella israeliana è pur sempre una reazione, la si qualifica negativamente in modo da condannarla senza negare, in teoria, il dirritto alla difesa dal terrrorismo dello Stato ebraico.
Se la guerra del Libano è stata come noto, una reazione "sproporzionata", l'azione di Beit Hanun è condannabile per la sua "durezza". Dalla quale inevitabilmente deriverà per molto tempo uno "strascico". Vale a dire che se i terroristi continueranno a fare quello che hanno sempre fatto e non hanno mai smesso di fare, la colpa sarà di Israele.
Chiude l'articolo la notizia che l'Onu ha confermato l'uso da parte di Israele, in Libano, di armi al fosforo.
Non c'entra nulla, ma serve ad accrescere la riprovazione, soprattutto se si omette che esse sono state utilizzate contro obiettivi militari.
Sopra il titolo campeggia la foto di un gruppo di soldati israeliani, uno dei quali punta il suo fucile e prende la mira. La didascalia recita "Sei giorni di violenza: soldati israeliani durante l'offensiva a Hebron" (sic)
Sei giorni di violenza ? A noi risulta che la violenza fosse iniziata ben prima, con i lanci di razzi kassam, con il rapimento di Ghilad Shalit, con i tentativi di attacchi ai valichi.
"Gaza, altri nove uccisi dall'esercito Razzi kassam contro Askelon".
La disinformazione è la solita, e utilizza tutti i trucchi già indicati nelle cronache di AVVENIRE e SOLE 24 ORE, ma colpisce in modo particolare l'ultima frase.
In essa, in realtà, il quotidiano comunista fornisce un'informazione pertinente, utile a comprendere il modo di operare di Israele e le cause delle perdite civili.
Ma tale è il furore ideologico, e la fiducia nella cecità idelologica dei propri lettori, che anch'essa viene presentata come un elemento d'accusa.
Ecco il testo:
Con l'uccisione di altri nove palestinesi si è conclusa ieri l'offensiva dell'esercito israeliano contro Beit Hanoun, la cittadina nel nord della Striscia di Gaza colpita da sei giorni di raid delle Tsahal (ufficialmente per fermare il lancio di razzi Qassam contro Israele) che hanno lasciato sul terreno 53 palestinesi, tra cui almeno 17 civili. Come a voler dimostrare che i raid non servono a fermare il lancio di Qassam, quattro di questi razzi artigianali hanno colpito la città israeliana di Ashkelon, senza causare vittime, e un quinto è precipitato nel deserto del Negev. L'esercito, che si è ridispiegato appena fuori la Striscia di Gaza, ha emesso l'ennesimo comunicato avvertendo la popolazione civile di «stare alla larga dalle aree di combattimento».
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