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Fiamma Nirenstein ci parla della guerra antisemita contro l'Occidente

Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein". 
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)

Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine. 



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Corriere della Sera Rassegna Stampa
02.11.2006 A Gaza Israele prova a fermare i razzi kassam, Hezbollah si riarma e trama contro il governo libanese
la cronaca di Davide Frattini e l'analisi di Guido Olimpio

Testata: Corriere della Sera
Data: 02 novembre 2006
Pagina: 9
Autore: Davide Frattini - Guido Olimpio
Titolo: ««Libano, complotto per rovesciare il governo» - Così da Damasco e Teheran è ripreso il flusso di armi e aiuti al Partito di Dio»
Dal CORRIERE della SERA del 2 novembre 2006, una cronaca di Davide Frattini:

GERUSALEMME — «Non toccate Siniora». Gli americani sono sicuri che l'Hezbollah, con l'aiuto di Iran e Siria, voglia far cadere il primo ministro libanese. «Abbiamo le prove», dice Tony Snow, portavoce della Casa Bianca. E avverte: «Vogliamo che sia chiaro a tutti quanti. Lasciate stare il premier, il governo deve continuare a fare il suo lavoro».
Washington è convinta che la macchinazione per un colpo di mano sia già cominciata: minacce ai politici, violenze (ieri una granata è esplosa contro una caserma della polizia), manifestazioni. «Il regime di Damasco vuole impedire — spiega Snow — che Fuad Siniora dia il sostegno a un tribunale internazionale per giudicare le persone accusate di essere coinvolte nell'omicidio di Rafik Hariri. È una mossa inutile: gli Stati Uniti vogliono un processo al più presto e ci sarà qualunque cosa succeda in Libano». Ma l'ambasciata siriana a Washington, in un comunicato, ha respinto le accuse definendole «infondate» e ridicole».
L'Hezbollah nei giorni scorsi ha minacciato di far scendere in strada i suoi militanti per ottenere elezioni anticipate.
Siniora ha respinto le pressioni dei partiti filo-siriani, che chiedono le sue dimissioni per formare un governo di unità nazionale. Il Partito di Dio e l'alleato Amal hanno per ora cinque ministri e stanno cercando di ottenere un potere di veto. «Vogliamo che tutte le forze libanesi — ha detto Hassan Nasrallah in un'intervista alla tv Al Manar
— siano presenti nell'esecutivo con un ruolo non estetico ma reale ». Lo sceicco sciita ha anche avvertito che qualunque tentativo di disarmare l'Hezbollah da parte delle truppe Onu «trasformerebbe il Libano in un nuovo Iraq o Afghanistan».
Terje Roed-Larsen, inviato Onu in Siria e Libano, ha presentato un rapporto che accusa Damasco di continuare a contrabbandare armi per i miliziani fondamentalisti. Così gli israeliani ripetono che i sorvoli dei jet continueranno, «fino a quando la risoluzione 1701 non verrà completamente applicata». «Se il Libano non è capace di onorare la sua parte di impegni, è evidente che abbiamo il diritto di ripensare il nostro ruolo», commenta Mark Regev, portavoce del ministro degli Esteri. Martedì gli aerei hanno simulato dei raid, con voli a bassa quota sul Sud del Libano e sulle zone di Beirut controllate dall'Hezbollah.
Anche dopo il cessate il fuoco, il governo di Ehud Olmert deve continuare a muoversi su due fronti, come quest'estate durante i 34 giorni di guerra contro l'organizzazione sciita. Ieri l'esercito ha lanciato una delle operazioni più vaste a Gaza, da quando le truppe sono rientrate nella Striscia quattro mesi fa, dopo il rapimento del caporale Gilad Shalit. L'offensiva ha colpito il quartiere di Beit Hanoun, da dove sono stati lanciati 300 razzi Qassam dall'inizio dell'anno. Otto palestinesi (quasi tutti miliziani) sono rimasti uccisi negli scontri e 44 feriti (tra loro una donna e un ragazzino di 11 anni). Tra gli israeliani, è morto un soldato delle forze speciali (l'unità cinofila Oketz).
Il consiglio di sicurezza del governo Olmert ha comunque deciso di non ampliare l'invasione della Striscia. Ma il neo ministro Avigdor Lieberman, che partecipava per la prima volta alla riunione, avrebbe suggerito di «imitare a Gaza le operazioni dei russi in Cecenia». Il leader del partito «russo» di estrema destra ha poi precisato in tv: «Voglio dire che non bisogna abbattere il governo di Hamas, fino a quando non sappiamo con chi sostituirlo. In Cecenia i russi hanno individuato subito forze locali che potessero controllare la situazione».

Sempre dal CORRIERE della SERA, un'analisi di Guido Olimpio sul riarmo e sulla politica di Hezbollah:

Quando i soldati israeliani hanno conquistato i bunker Hezbollah a Ras Maroun, nel Libano Sud, hanno avuto una sorpresa. Tra il materiale sequestrato c'erano foto aeree di Israele, documentazione accurata sullo schieramento nemico, apparati sofisticati. La prova dell'abilità del «partito di Dio» nel creare una rete di intelligence in grado di sostenere il confronto con il famoso Mossad. E soprattutto l'indizio che gli estremisti proiraniani avevano talpe all'interno dello Stato ebraico. Conclusa la tregua e giunta l'avanguardia del contingente Unifil-2, i militanti hanno ridefinito la strategia. Per ricostituire gli arsenali svuotati dal lungo conflitto (hanno tirato quasi 5 mila razzi) e assumere un nuovo profilo. La parola d'ordine è «biqaa wa ikhfaa» (presenti ma nascosti).
LE ARMI — In modo discreto, Siria e Iran hanno ripreso gli invii di armi. Damasco usa strade secondarie lungo il confine con il Libano: pochi camion alla volta possono trasferire buone quantità di missili katiuscia. Altro materiale è giunto con piccole imbarcazioni mentre voci non confermate parlano di voli cargo — organizzati da Teheran — atterrati nell'aeroporto di Beirut. Nuovi depositi sarebbero stati creati in almeno tre campi palestinesi del Libano Sud. Il più importante è quello di Ein El Heilweh, dove operano da anni milizie palestinesi radicali che non disdegnano alleanze tattiche con l'Hezbollah. Per sottrarsi ai controlli — prudenti — dell'Onu sono stati messi in piedi dei rifugi a nord della fascia affidata alla forza internazionale. È possibile che i genieri islamici abbiano realizzato bunker mimetizzandosi dietro l'attività di ricostruzione civile.
RISORSE — Risorse sono state investite nella valle della Bekaa che ha il duplice vantaggio di essere abbastanza lontana da Israele e vicina alla Siria. Grande importanza è stata data all'intelligence. Nel corso del conflitto una centrale Sigint sulla parte siriana del Golan ha monitorato le comunicazioni israeliane. Sono andate perse invece le mini-stazioni disposte lungo la frontiera. È probabile che l'Hezbollah punti sulla quinta colonna (arabi-israeliani, palestinesi e anche israeliani legati al traffico di droga) che ha fornito in passato notizie riservate. Al tempo stesso il movimento ha passato al setaccio le sue fila a caccia delle spie israeliane.
POLITICA — L'Hezbollah potrebbe far cadere la maggioranza ma deve pensare poi a chi governa. Ecco allora l'idea del governo di unità nazionale e del patto di ferro con i cristiani dell'ex generale Aoun. L'obiettivo è quello di mantenere lo status quo.

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