domenica 24 novembre 2024
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Lo dice anche il principe saudita Bin Salman: Khamenei è il nuovo Hitler


Clicca qui






 
Giorgia Greco
Libri & Recensioni
<< torna all'indice della rubrica
Paolo Flores d’Arcais - Hannah Arendt Esistenza e libertà, autentitcità e politica 31/10/2006
Hannah Arendt
Esistenza e libertà, autentitcità e politica – Paolo Flores d’Arcais
Casa Editrice:       Fazi                    Euro 16,50

“Fu immediatamente una presenza eccezionale” evocò  sconvolto, durante il
rito funebre per Hannah Arendt, l’amico filosofo Hans Jonas.La ricordava
giovane, negli anni universitari, quando si erano conosciuti a un seminario
di Martin Heidegger, che di Hannah era stato amante, ma soprattutto maestro
riverito per l’intera esistenza. “Timida e chiusa, dai lineamenti di
straordinaria bellezza, dagli occhi pieni di solitudine….con un’assoluta
determinazione a essere sé stessa”.
Era il 1975, dicembre, Hannah Arendt moriva a New York, dove si era
rifugiata tanti anni prima sfuggendo il nazismo, fra il cordoglio
inconsolabile degli amici di una vita, la sua “tribù”, fatta di ebrei come
lei e di gentili, di americani e di tedeschi emigrati. Aveva 69 anni
essendo nata, in provincia di Hannover, il 14 ottobre 1906. Quella
determinazione “a essere se stessa” l’aveva portata ad affermare idee
spesso scomode, in polemica con la sua gente (La banalità del male), a
sfuggire facili etichette (destra, sinistra, conservatrice,
rivoluzionaria), a segnalare al mondo diviso nella guerra fredda che non
solo il nazismo era stato una dittatura totalitaria, ma anche lo stalinismo
(Le origini del totalitarismo).
Il centenario della nascita è un’occasione per conoscerla e amarla,
cominciando dal fascino della sua personalità, che la celebre biografia
“Per amore del mondo” della sua allieva Elisabeth Young.Bruehl (ora riedita
da Bollati e Boringhieri) illustra in innumerevoli aneddoti. C’è poi stato
recentemente l’acuto studio di Julia Kristeva, sospeso fra vita
sentimentale e impegno sociale e letterario, La vita, le opere (Donzelli)
mentre dalla Fazi è uscito “Hannah Arendt. Esistenza e libertà, autenticità
e politica, di Paolo Flores d’Arcais, direttore di Micromega (nell’ultimo
numero è ospitata una tavola rotonda sulla filosofa tedesca), che riunendo
i suoi studi su Arendt dall’85 analizza la grande attualità di questo
pensiero.
Dice Flores d’Arcais: “Sono attualissime la sua analisi e la sua
contestazione dell’establishment. La sua critica alla politica come
professione, allo scollamento di questo modo di far politica dalla realtà
dei comuni cittadini. Il suo attacco al conformismo (di destra e di
sinistra) in cui individua il pericolo della perdita dell’autonomia di
giudizio e quindi della libertà. Il suo autentico impegno etico e morale”.
Di quell’impegno colpisce il coraggio nel correre il rischio
dell’impopolarità pur di sostenere le proprie idee, un pagare di persona in
nome di quell’”azione” (Vita activa) che riscatta l’uomo dalla sua
condizione di dipendenza, dandogli una chance di salvezza tutta terrena.
C’è qualcosa di radicale e intimamente femminile nelle prese di posizione
di Arendt che non lascia indifferenti, un’identità fra pensiero e destino
che rende più forte ogni parola da lei scritta.
Chissà se si deve a questo elemento “femminile” il fatto che “il pensiero
arendtiano non lascia in eredità rigide contrapposizioni”, come osserva
Laura Boella nell’introduzione a “L’umanità in tempi bui. Riflessioni su
Lessing”, di Hannah Arendt, ora tradotto dalla Raffaello Cortina.
Per Lores d’Arcais è evidente il parallelismo fra l’anticomunismo degli
anni 50 o la guerra in Vietnam e l’atteggiamento verso il terrorismo dopo
l’attentato alle Torri gemelle. “Ancora una volta” dice “s’individua un
nemico per restringere le libertà e giustificare la menzogna”. Era proprio
ciò che la Arendt temeva di più e che fa sembrare “scritte oggi” tante sue
tesi.
Se il suo pensiero politico e quello filosofico (La vita della mente) sono
stati studiati, a completare il profilo di una così ricca personalità ci
sono anche la meno nota attività poetica e la cultura sterminata che fece
dire spiritosamente all’amico e corteggiatore (respinto) lo scrittore ebreo
viennese Hermann Broch: “Non si dovrebbe permettere a nessuno di sapere
tante cose”!

Sandra Petrignani
Panorama

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT