martedi` 22 aprile 2025
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Fiamma Nirenstein ci parla della guerra antisemita contro l'Occidente

Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein". 
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)

Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine. 



Clicca qui






Corriere della Sera Rassegna Stampa
31.10.2006 Il governo iracheno chiede agli Stati Uniti di non ritirare le truppe
a dicembre scadrebbe il mandato Onu

Testata: Corriere della Sera
Data: 31 ottobre 2006
Pagina: 12
Autore: Michele Farina
Titolo: «L'Iraq agli Usa: «Restate ancora un anno»»
Dal CORRIERE della SERA del 31 ottobre 2006:

BAGDAD — «Là sopra le palme, elicottero russo. In tre anni è la prima volta che ne vedo uno». Russo? Segno che gli americani cominciano a ritirarsi? Sulla strada che dall'aeroporto va in città l'iracheno che guida il pulmino ride: «È un vecchio MI80 dell'aviazione di Saddam. Non vede come arranca?». Dall'altra parte della carreggiata sferragliano stancamente in senso opposto due carri armati Abrams.
No, gli americani non se ne vanno. Anzi arrivano forze fresche. Sulla pista della base che circonda l'aeroporto, in queste ore, sbarcano i soldati della Prima Divisione Fanteria. Il governo iracheno li benedice, a denti stretti. Lo ha detto ieri sera il ministro degli Esteri Hoshyiar Zebari alla
Reuters: «Chiederemo al Consiglio di Sicurezza dell'Onu di prorogare di un anno la missione della forza multinazionale che scade alla fine di dicembre». Nel suo piccolo, la pensa così anche uno dei capi del ministero dell'Elettricità: l'altra mattina, mentre il Falcon della Royal Jordanian andava giù a mulinello verso Bagdad per eludere eventuali missili della guerriglia, Haitham Yaseen responsabile di tutte le linee elettriche della Repubblica ha sussurrato che «questi americani hanno commesso un sacco di errori, ma se vanno via adesso è peggio».
Quando se ne devono andare? E quando il governo smantellerà le milizie irregolari (23 solo a Bagdad)? In Iraq la gente muore per nulla, come la signora che ieri alle sei del mattino stava vendendo un po' di tè al mercato di Sadr City quando una bomba nascosta nella spazzatura è esplosa uccidendo 33 persone e ferendone 60, la maggior parte muratori che speravano in un lavoro a giornata. Gli attentatori devono essere sunniti, forse Al Qaeda. L'ultimo clic nell'album delle violenze settarie.
La gente muore al mercato, i politici litigano sulle scadenze. E poi tentano di ricucire. È andata così per lo strappo tra il premier al-Maliki e gli americani. L'ambasciatore Khalilzad aveva detto che il governo iracheno accettava una serie di scadenze, prima su tutte lo smantellamento delle milizie tra cui spicca l'Esercito del Mahdi che fa capo al radicale sciita Moqtada Al Sadr, grande elettore (32 deputati) dello stesso Maliki. Il premier ha reagito a muso duro, condannando tra l'altro i raid Usa su Sadr City (roccaforte del Mahdi). Poi è andata in scena la ricucitura: sabato Bush ha fatto pace con Maliki in videoconferenza, ieri ha mandato a Bagdad il suo consigliere per la Sicurezza Nazionale Stephen Hadley a parlare con il premier e con il suo omologo, quel Mouffak Roubaie che alla Cnn dice che «in Iraq ogni giorno ci sono centinaia di notizie positive ma nessuno le riporta».
Eccone una: la visita di Hadley ha finalizzato l'accordo sull'istituzione di un comitato Usa-Iraq per coordinare la strategia militare. E mentre il presidente Talabani incontra Chirac a Parigi, a parlare per conto dei curdi è il ministro degli Esteri Zebari il quale, oltre ad annunciare la richiesta di proroga per la forza multinazionale, anticipa la prossima visita del ministro degli Esteri siriano nella capitale.
I giornali di Bagdad daranno conto di questi timidi, titanici sforzi della diplomazia. Ma la gente per dimenticare le atrocità (ieri altri 80 cadaveri all'obitorio) butterà l'occhio sulla storia del soldato americano scomparso. La notizia è che era andato nel quartiere Karada a trovare la moglie, un' irachena sposata in segreto 3 mesi fa. Ahmed, 41 anni, iracheno sunnita scappato con la famiglia negli Usa prima della guerra e poi tornato come interprete. Israa, 26 anni, sunnita, studentessa universitaria. Questa almeno è la storia che racconta la madre di lei: Ahmed vede la ragazza per strada, chiede la sua mano, viaggio di nozze in Egitto, poi le visite (un paio alla settimana) nell'appartamento sopra i suoceri, tutto di nascosto.
Quasi. Lunedì scorso Ahmed arriva in moto. I rapitori lo aspettano. Sbandati sciiti guidati da un certo Abu Rami, che sta in un campo profughi controllato dai miliziani del Mahdi. I familiari implorano: «È iracheno, è suo marito». «No, questo dev'essere un giornalista americano, portiamolo via». Uno dei fratelli di Israa li segue per un po'. Direzione Sadr City. Ora, da giorni, gli americani stringono d'assedio il quartiere sciita con 2 milioni di abitanti. Con i miliziani di Moqtada sulla difensiva, dice qualcuno, è stato più facile per gli attentatori piazzare la bomba che alle sei del mattino ha ucciso 33 persone, compresi due bambini e la signora del tè.

Cliccare sul link sottostante per inviare una e-mail alla redazione del Corriere della Sera

lettere@corriere.it

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT