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Libero Rassegna Stampa
31.10.2006 La demografia sembra condannare l'Europa: al dominio islamico
un editoriale di Antonio Martino

Testata: Libero
Data: 31 ottobre 2006
Pagina: 1
Autore: Antonio Martino
Titolo: «Cifre alla mano: i musulmani ci domineranno»
Da LIBERO del 31 ottobre 2006:

Una nota allitterazione sostiene che il destino della democrazia è nella demografia. Questo è vero per la solvibilità del sistema pensionistico pubblico, per le dimensioni della forza lavoro e per il tasso di sviluppo economico. Ma c'è un aspetto del problema demografico che è, se possibile, ancora più importante e di cui conviene occuparsi: il destino delle nazioni nel lungo periodo. Un importante editoriale apparso su The Wall Street Journal il 6 marzo scorso suggerisce l'opportunità di farlo. Secondo l'autore, Gunnar Heinsohn dell'Università di Brema, una nazione si definisce moribonda quando il tasso di fertilità è pari o inferiore a 1,5. Secondo gli ultimi dati riferiti a 226 Paesi, l'Italia è al 212° posto, con un tasso di fertilità (numero medio annuo di nati vivi per ogni mille donne in età fertile) pari a 1,28. Se si adotta il criterio di Heinsohn, peraltro largamente accettato, l'Italia non è l'unica nazione moribonda: sono ben 30 le nazioni europee in stato comatoso e la popolazione europea sta diminuendo proprio mentre sta esplodendo in Africa e Asia. Nel 2020 ci saranno nel mondo un miliardo di uomini di età compresa fra i 15 e i 29 anni; di questi solo 65 milioni saranno europei, mentre il mondo islamico ne conterà circa 300 milioni.Non è la prima volta che l'Europa rischia l'estinzione: nel XV secolo, per via della peste bubbonica e delle guerre con i musulmani, la popolazione totale del Vecchio Continente scese da 70 a 40 milioni. La pericolosità della situazione spinse Papa Innocenzo VIII a condannare a morte chiunque fosse responsabile di aborto o di impedire il concepimento. Le levatrici, esperte in entrambe le attività, venivano giustiziate. I risultati, dice Heinsohn, furono immediati: già a partire dal 1510 il numero di maschi nati in Inghilterra era raddoppiato e, dal 1500 al 1914, le donne dell'Europa occidentale avevano in media sei fi gli, il doppio che nel Medio Evo. Malgrado guerre e genocidi, responsabili di 80 milioni di morti, la popolazione europea raggiunse i 400 milioni, dieci volte il totale del XV secolo. Quella decuplicazione della popolazione, che l'Europa ha realizzato fra il 1500 e il 1900, il mondo musulmano è riuscito ad ottenerla in soli 100 anni, passando dai 140 milioni del secolo scorso ai 1400 di oggi. Se l'Europa avesse eguagliato la crescita della popolazione degli Stati Uniti, passata da 75 a 300 milioni fra il 1900 ed oggi, la sua popolazione complessiva sarebbe di 1,6 miliardi, maggiore di quella della Cina o dell'India. Il numero di maschi in età compresa fra i 15 e i 29 anni determina la capacità del Paese di difendersi persino in un'epoca come la nostra in cui la potenza degli armamenti sembra avere reso meno importante le dimensioni delle forze armate. I 300 milioni di giovani musulmani in età "bellica" non sempre riescono a trovare lavoro e occasioni di crescita nei loro Paesi: non rendersi conto della potenziale pericolosità di questa enorme massa di diseredati sarebbe irresponsabile. Se a questo si aggiunge che, forse anche a motivo della decadenza demografica, la necessità di difendersi e le esigenze della Difesa nazionale non ricevono molta attenzione in Europa e che è dubbio che gli Stati Uniti possano continuare indefinitamente a mandare i loro ragazzi a morire per impedire le possibili violenze perpetrate da quelle masse di giovani musulmani diseredati, è difficile essere ottimisti. Personalmente, credo che Heinsohn abbia ragione: il terrorismo è il fratello minore, la versione moderna della conquista. Il boom della popolazione portò l'Europa a controllare il 90% del globo; il suo attuale declino potrebbe preludere alla sua colonizzazione in una qualche forma. Quanto prima ci occuperemo, e seriamente, dei nostri problemi demografici tanto meglio sarà per tutti. L'ho detto e lo ripeto: il politicante si preoccupa delle prossime elezioni, lo statista delle prossime generazioni.

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