Ma Israele non è una "democrazia per soli ebrei " le falsità e gli errori del poeta Adonis
Testata: La Stampa Data: 30 ottobre 2006 Pagina: 9 Autore: Emanuele Novazio Titolo: «Adonis: solo l’Occidente ci salverà all’Islam serve uno choc culturale»
Sostiene la necessità di una riforma dell'islam, si dice contrario al velo islamico e invita l'Occidente a cessare di sostenere i regimi corrotti del mondo arabo. C'è molto di condivisibile nelle parole del poeta rabo Adonis. Ma vi sono anche passaggi decisamente più discutibili. Completamente falso, per esempio, è che la democrazia israeliana sia "una democrazia per gli ebrei, non per i palestinesi con passaporto israeliano": gli arabo-israeliani godono in Israele degli stessi diritti degli ebrei israeliani, compreso il diritto di voto. Non convince nemmeno la differenziazione proposta da Adonis tra un ebraismo e un islam "violenti" e un cristianesimo non violento, il cui messaggio verrebbe però tradito dalle chiese. Oggi, di fatto, è sotto gli occhi di tutti che la religione che viene strumentalizzate per giustificare la violenza è l'islam. Dibattiti sulla violenza nelle altre religioni monoteiste possono avere un interesse accademico. Mentre il concreto, urgente problema del mondo è rappresentato dal fondamentalismo islamico Ecco il testo dell'intervista di Emanuele Novazio pubblicata dalla STAMPA del 30 ottobre 2006:
E’ contrario a Hijab e Nihab, perché «un volto velato è un velo sul mondo». Detesta il fondamentalismo mussulmano perché si ripercuote contro il mondo arabo, diventato «il capro espiatorio del terrorismo». Accusa i governi arabi, «macchine di potere che non hanno nulla a che vedere con la cultura dei paesi che tiranneggiano». Ma da Rimini - dove ha ritirato la medaglia della Presidenza del Consiglio conferitagli dal Centro Pio Manzù - Adonis lancia anche un appello all’Occidente: «Lasciate da parte i regimi corrotti e aiutateci a provocare una rottura con la storia dell’Islam», dice alla stampa il maggiore poeta arabo vivente. «Finora l’Occidente non ha fatto niente per aiutarci a compierla, questa rottura. Ma senza non si arriverà mai alle democrazie». C’è però chi ritiene impossibile diffondere la democrazia nel mondo islamico... «Quando si parla di democrazia bisogna guardare lontano: per esempio la democrazia israeliana è una democrazia per gli ebrei, non per i palestinesi con passaporto israeliano. Ma è vero: la struttura dell’Islam non ha niente a che vedere con la democrazia. La democrazia è una concezione greca, occidentale. L’Islam è fondato su altre concezioni, non ha superato una struttura antica, tribale, confessionale. Non ha creato una società civile. Per questo insisto: serve una rottura». In concreto? «Bisogna spingere i regimi laici a separare totalmente la politica dalla religione. Senza inviare eserciti, come fa Bush che impedisce in questo modo l’avanzata dei progressisti e offre agli integralisti la possibilità di affermarsi. E poi va laicizzata la cultura: la democrazia è educazione, è riconoscere la differenza e l’altro. Noi mussulmani non lo facciamo: abbiamo la concezione della Humma. Chi non ne fa parte è al di fuori». Come dire una modernizzazione dell’Islam? «L’Islam è un cosa, i mussulmani un’altra. La maggioranza dei mussulmani sono contrari agli integralisti. Bisogna sostenere la de-islamizzazione nelle istituzioni, nelle scuole, nelle università. Ma non con le bombe». Bisogna mettere in discussione la storia islamica, dunque? «Sì, nelle scuole si studia un’immagine straordinaria della nostra storia, una storia fiorita, mentre la nostra storia, come quella di altri popoli del resto, è piena di sangue: la guerra fra mussulmani dura senza interruzione da millecinquecento anni, ma non se ne fa menzione». Perché? «L’Islam sostiene che il Profeta è la fine della profezia. Dunque l’Islam fornisce tutte le letture: del passato, del presente, del futuro. L’uomo non ha più niente da dire, deve soltanto leggere il testo e obbedirgli perché il Corano è l’ultima verità. Una verità istituzionalizzata dai regimi. Il Corano è diventato uno strumento politico». E lo scontro tra civiltà? «Questa teoria è un mezzo per creare una nuova forma di colonizzazione. C’è forse un conflitto fra la poesia araba e quella italiana? I conflitti sono sul piano politico, militare ed economico». Ma nelle società mussulmane si commettono violenze in nome della fede... «Perché il monoteismo è fondato sulla violenza. Soprattutto Islam ed ebraismo dove Dio è un guerriero che uccide. La storia è piena anche di violenze ebraiche e cristiane. Il cristianesimo comunque è diverso, almeno in parte: è fondato su un atto di violenza, l’assassinio di Cristo, Cristo però non ha mai apprezzato la guerra ma la pace e l’amore. Purtroppo la Chiesa ha tradito questo messaggio straordinario: ha islamizzato e giudaizzato il cristianesimo». In passato l’Islam ha significato anche progresso. Oggi accade il contrario. Perché? «Il problema non sono gli individui, come si vede nei mussumani sparsi nel mondo: il problema è l’istituzione». Spesso si ha l’impressione che sia difficile parlare, per gli Arabi. «E’ vero, e non soltanto per la censura di Stato: c’è un censura interiore, ancorata nel fondamentalismo. Censurare vuol dire negare la conoscenza, la bellezza. E’ come uccidere un essere umano». Dunque? «Scrivere è sperare».
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