La scuola italo-egiziana combatta l'antisemitismo una lettera di Daniela Santus
Testata: La Stampa Data: 30 ottobre 2006 Pagina: 2 Autore: Daniela Santus Titolo: «Io, prof ebrea nella scuola egiziana»
Dalla rubrica della posta della STAMPA del 30 ottobre 2006, riportiamo una lettera di Daniela Santus, docente all'Università di Torino, sulla vicenda della scuola raba di Milano
Sgarbi si dice pronto a insegnare nella scuola italo-egiziana di Milano. Anch’io! Nel momento in cui la scuola potrà legalmente aprire i battenti, spero che vorrà considerare la mia proposta di collaborazione. D’altra parte, quale migliore testimonianza di rispetto che accogliere, tra i suoi docenti, anche un’insegnante ebrea? Sono professore di Geografia culturale presso l’Università di Torino, ma da anni svolgo anche (a titolo gratuito!) lezioni sulla questione mediorientale e sull’antisemitismo presso scuole elementari, medie e superiori. Dal momento che sono convinta che la vera integrazione passi attraverso l’ascolto delle ragioni altrui, mi sono posta alcune domande. Sarà in grado la scuola italo-egiziana milanese di demolire gli infamanti stereotipi contenuti nei Protocolli dei Savi Anziani di Sion? Per chi non lo conoscesse, si tratta di un testo creato dalla polizia zarista per rafforzare l’antisemitismo del periodo, che è attualmente utilizzato come base per la sceneggiatura di una fiction molto seguita in Egitto. Sarà in grado la scuola italo-egiziana milanese di far conoscere ai suoi allievi la realtà della Shoà e di demolire le accuse di vampirismo che i quotidiani egiziani lanciano costantemente contro gli ebrei? Qualsiasi mezzo di comunicazione egiziano diffonde, oggi, materiale antisemita. Su Al-‘ilm, mensile scientifico egiziano, ritorna ad esempio un’antica accusa medievale e infatti si legge: «Turisti ebrei malati di Aids viaggiano nei Paesi asiatici e africani per propagare l’infezione». Non dimentichiamo, poi, che Odio Israele è il titolo della canzone che, nel 2001, ha venduto più copie di tutti i tempi in Egitto, ben 5 milioni. Per cui, se la scuola italo-egiziana vuole dare un segnale di moderazione non possiamo che ritenerlo ben accetta. Presso la scuola ebraica di Torino - giusto a titolo di esempio - vengono accettate iscrizioni di bambini di qualsiasi fede, sarà così anche presso la scuola di Milano? Saprà, la nuova scuola interculturale, essere così democratica e italiana da accettare anche un’insegnante ebrea? Daniela Santus Università di Torino
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