Le accuse a Israele sono vere per definizione uno scorretto articolo di Giuseppe Cadalanu
Testata: La Repubblica Data: 29 ottobre 2006 Pagina: 19 Autore: Giuseppe Cadalanu Titolo: «"Tracce di uranio in Libano" studio europeo accusa Israele»
La "Commissione europea sui rischi della radioattività" è un organismo dei Verdi europei, come spiega Andrea Nativi nell'articolo pubblicato dal GIORNALE che dimostra anche la scarsa credibilità dell'accusa di aver utilizzato nuove armi all'uranio arricchito lanciata da questo organismo a Israele (vedi questo link). Nell'articolo di Giuseppe Cadalanu pubblicato da La REPUBBLICA del 29 ottobre 2006, però, questa informazione manca e lo "studio europeo" sembra essere stato prodotto da un organismo ufficiale dell'Ue. Non manca però, fin nella prima riga, l'elenco completo delle accuse rivolte a Israele circa l'impiego di armi "proibite" che in realtà sono ammesse dalla legislazione internazionale e che soprattutto sono state utilizzate (quando sono state utilizzate: non sempre si tratta di fatti confermati) contro obiettivi militari legittimi. Ecco il testo dell'articolo:
Cluster bomb, bombe al fosforo, superbombe anti-bunker e forse ordigni sperimentali al carbonio come quelli di Gaza. E adesso anche munizioni all´uranio. Israele le avrebbe usate nel sud Libano, almeno secondo Chris Busby, segretario scientifico britannico della Commissione europea sui rischi della radioattività. Busby ha detto all´Independent che tracce di radioattività sono state trovate in due siti del sud Libano bombardati dai jet israeliani: c´è «un´elevata concentrazione di isotopi dell´uranio» nel terriccio prelevato nei crateri di Khiam, poco lontano da Nabatieh, e di At-Tiri, vicino a Kafra (rispettivamente nei settori indiano e francese dell´Unifil). Munizioni all´uranio impoverito erano state usate dai militari americani nei Balcani (in Kosovo e in Bosnia) e in Iraq, e su quest´uso si sono accese polemiche. Il problema stavolta è che i campioni fanno pensare, ha detto Busby al quotidiano, all´utilizzo di uranio arricchito. In altre parole: anziché usare il materiale di scarto delle centrali nucleari, che presenta un elevatissimo peso specifico (quindi buone caratteristiche per l´utilizzo nelle munizioni), Israele avrebbe utilizzato materiale "ricco", il risultato di un processo costoso, in genere destinato ad alimentare la produzione di energia o in altri casi la fabbricazione di bombe nucleari. Che cosa è stato lanciato su Khiam e At-Tiri? Secondo l´esperto britannico, ci sono due possibili spiegazioni. La prima: era un´arma nuova, sperimentale, che impiega in qualche modo la fissione nucleare, oppure un´arma "termobarica", cioè capace di utilizzare la potentissima vampata emessa dall´uranio che brucia. La seconda ipotesi è che i bombardieri abbiano sganciato una bunker-buster, cioè una bomba capace di penetrare ogni corazzatura, di nuova concezione. Una bomba che usi appunto uranio arricchito al posto di quello impoverito. L´agenzia delle Nazioni Unite per l´Ambiente prende tempo: «Non siamo in grado di escludere né di confermare la notizia», dice il direttore Boutros al-Haarb, «ma se c´è dell´uranio lo troveremo». Israele si trincera dietro un generico diniego: «Non abbiamo usato armi che non siano autorizzate dalle convenzioni internazionali», dice un portavoce governativo. Da Tibnin l´ammiraglio Claudio Confessore, comandante del contingente italiano, rassicura le famiglie: «Le zone colpite non sono nella nostra aerea di competenza». Aggiunge Lorenzo Forcieri, ex membro della Commissione parlamentare ad hoc e oggi sottosegretario alla Difesa: «La nostra diplomazia chiederà a Israele di dirci con certezza che tipo di armi ha usato, oltre alle mappe delle cluster bomb che ha disseminato, e che ci creano seri problemi. Non vogliamo far correre rischi inutili ai nostri soldati».
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