Nuovo impiano atomico iraniano, scudi umani dei talebani in Afghanistan due cronache
Testata: Il Giornale Data: 28 ottobre 2006 Pagina: 1 Autore: la redazione - Gian Micalessin Titolo: «Nato: strage colpa dei talebani - Iran, in azione le nuove centrifughe nucleari»
I talebani utilizzano i civili afghani come scudi umani. L'accusa viene dalla Nato. Di seguito, un articolo dal GIORNALE del 28 ottobre 2006:
Washington. Il segretario generale della Nato Jaap de Hoop Scheffer ha riconosciuto ieri che l'Alleanza Atlantica ha causato la morte di un numero imprecisato di civili afghani in un bombardamento aereo su un villaggio, ma ha accusato i talebani di usare senza scrupoli donne e bambini loro connazionali come «scudi umani». Il bilancio della tragedia di martedì non è stato ancora stabilito con certezza: le vittime oscillano tra le 12 inizialmente ammesse dalla Nato e le decine, fino a 80, denunciate da fonti afghane.
Sempre dal GIORNALE, una rticolo di Gian Micalessin sul nuovo passo dell'Iran verso il nucleare:
L'Iran ha raddoppiato. La seconda catena da 164 centrifughe degli stabilimenti di Natanz è già in attività e sta sputando le prime gocce d'uranio arricchito. La conferma arriva - come sempre - dagli stessi iraniani e sempre tramite l'Isna, l'agenzia semi ufficiale delle università iraniane. «Abbiamo iniettato il gas e abbiamo ottenuto il prodotto dalla seconda catena di centrifughe», ha spiegato l'anonimo tecnico nucleare iraniano citato giorni fa per annunciare l'entrata in funzione della nuova catena di produzione. Adesso Teheran può effettivamente vantare il pieno controllo della tecnologia per la produzione di combustibile nucleare o di materiale fissile per scopi militari. Adesso è solo questione di tempo e di scelte. Per produrre semplice combustibile per le centrali nucleari dovrà riuscire ad allestire almeno 54mila centrifughe. Per produrre il nucleo di una testata atomica dovrà estendere il processo e passare da concentrazioni inferiori al 5% a oltre l'80%. La strada, comunque, è assolutamente in discesa. La tecnologia non è più un segreto. L'unico freno alle ambizioni nucleari può arrivare da un rigoroso embargo capace di impedire l'accesso ai componenti necessari per assemblare le cinquantamila centrifughe. Con ogni probabilità, però, i laboratori iraniani sono già in grado di produrle autonomamente sfruttando i progetti ottenuti clandestinamente dal Pakistan e le materie prime acquistate in passato. A questo punto la comunità internazionale deve decidere se aspettare, trattare o attaccare. Il presidente George Bush - vista anche l'imminenza delle cruciali elezioni di “middle term” - sembra decisamente orientato verso la terza ipotesi. Mentre almeno quattro portaerei nucleari fanno rotta intorno al Golfo Persico pronte a una serie di minacciose manovre davanti alle coste iraniane, il presidente coglie l'occasione del “raddoppio” per spronare il mondo all'azione. «Anche noi dobbiamo raddoppiare i nostri sforzi, dobbiamo convincere gli iraniani che continuando con i loro programmi si ritroveranno isolati dal resto dal mondo», replica il presidente a chi gli chiede un giudizio sulla nuova catena di centrifughe. «Ho letto le ipotesi su quanto stanno facendo - aggiunge Bush - e devo dire che l'idea di un Iran in possesso di armi atomiche è inaccettabile sia per gli Stati Uniti sia per le Nazioni che lavorano al nostro fianco». L'annuncio iraniano preoccupa anche Parigi e Londra. «La maggiore priorità è accelerare i negoziati sulla risoluzione da far approvare al Consiglio di Sicurezza dell'Onu», suggerisce il ministro degli Esteri francese Mattei. «Il fatto che abbiano iniziato ad alimentare e a far funzionare la nuova catena di centrifughe non è una sorpresa per nessuno, ma è un altro segnale dell'intransigenza iraniana», spiegano fonti del governo britannico. Gli appelli di Bush e gli auspici francesi sembrano comunque mal riposti. Russi e cinesi hanno già ritirato il loro assenso di massima a un primo pacchetto di limitate sanzioni e chiedono nuovamente la ripresa dei negoziati. Il ministro russo della Difesa, Ivanov, minimizza e sostiene di non condividere le preoccupazioni dell'Occidente. «Sono solo centrifughe vuote e non bastano da sole a produrre alcunché: parlare di una produzione di uranio arricchito è ancora assolutamente prematuro».
Cliccare sul link sottostante per inviare una e-mail alla redazione del Giornale lettori@ilgiornale.it