Nuove violenze nelle banlieues parigine la cronaca di Domenico Quirico
Testata: La Stampa Data: 27 ottobre 2006 Pagina: 11 Autore: Domenico Quirico Titolo: «Banlieu un anno dopo Voglia di ricominciare»
Da La STAMPA del 27 ottobre 2006:
Ha ragione il sospettosissimo ministro degli Interni Nicolas Sarkozy: che non vuole sentirla nemmeno pronunciare quella parola: «anniversario». E' vero: rimanda a eventi finiti, a rievocazioni tristi o gaudiose, a cose ormai incassettate nella categoria del ricordo. E invece le banlieues e la loro umanità macerata non sono affatto il passato, sono ancora il presente continuo della Francia. Ventisette ottobre 2005: due ragazzi, pasoliniani gavroche di periferia, Zyed et Bouna, muoiono bruciati in un trasformatore durante un «rastrellamento» poliziesco che non è stato mai ben definito nel suo svolgimento (e anche questo è un indizio da non trascurare). Seguirono tre settimane in cui l'intero paese guarda stupefatto la rivolta di migliaia di giovani imbestialiti: 10.300 vetture bruciate, 4.728 arresti e 160 milioni di euro di danni. Nei mesi successivi, spentasi la febbre, bisogna stipare 700 milioni di euro stanziati a vario titolo per far uscire le periferie e i suoi abitanti dalla condizione di emarginazione, una legge sull'eguaglianza delle possibilità, quindici nuove zone economiche speciali per sedurre imprenditori disponibili a impiantare attività sacrosante. E miliardi di parole, promesse, mea culpa di politici e intellettuali. Un anno dopo, cronaca di una notte nelle banlieues parigine. Fermata Delpêche, sulla linea 122 dell'autobus che collega Bagnolet e Montreuil in Seine-Saint-Denis, banlieue che più banlieue non si può. Una decina di giovani incappucciati danno l'assalto al bus. Alcuni sono armati, costringono pistola alla testa l'autista a lasciare il volante. Dopo una folle ginkana sbattendo e urtando, il bus si ferma in via Lenin. I passeggeri hanno appena il tempo di fuggire prima che il mezzo cosparso di benzina prenda fuoco. Stessa scena a Nanterre: gli incappucciati, la molotov devastatrice, la tragedia sfiorata per pochi attimi grazie alla prontezza dell'autista. Ancora mezzi pubblici carbonizzati a Athis-Mons, banlieue sud di Parigi, e a Vénissieux. Scene ancor più convulse nella cité della Grande Borne a Grigny nell'Essone. Sulle carte della polizia è segnato a matita rossa con la scritta «sensibile e pericoloso». Qui gruppi di giovani hanno cominciato con il viso coperto dai cappucci una jihad contro le auto di passaggio su una grande arteria che costeggia il quartiere. Quando è arrivata la polizia, in forze, hanno cambiato bersaglio seppellendoli di pietre. Gli autisti degli autobus sono scesi in sciopero «per ragioni di sicurezza», non vogliono attraversare di sera zone pericolose. Adesso c'è nell'Essone un coprifuoco del servizio pubblico, le linee al calare della notte aggirano i quartieri sensibili. La gente, rassegnata, prende nota delle nuove scomodissime fermate. La stessa misura era stata adottata durante i moti dello scorso anno. Per il primo ministro Villepin che con scenografico simbolismo ha tenuto la conferenza stampa mensile in Val d'Oise, ci vogliono «sanzioni immediate e esemplari» per gli incendiari. Forse è poco per spiegare un aumento della tensione che si registra da settimane e non può essere ridotto a svogliate combinazioni di un anniversario. Ad esempio con aggressioni selvagge e brutali ad agenti a Corbeil-Essonnes e a Epinay. La rivolta, semnmai, sembra essersi fatta più feroce e organizzata. Si rischia lo stesso meccanismo che funzionò un anno fa, quello dell’imitazione: con le bande che si rincorrono nel dar la caccia al poliziotto che non deve «provocare» entrando nei quartieri, simbolo di uno stato visto come assente e nemico. La benzina per l'incendio è sempre lì. Basta scorrere le «doléances» di 12.800 abitanti di tutte le periferie di Francia, che l'associazione «Ac-Lefeu» ha raccolto e consegnato ai parlamentari: «Per mettere parole sui mali» come dice il portavoce Samir Mihi. Perché se molto denaro è stato gettato per spegnere il fuoco delle periferie è finito spesso ai grandi gruppi associativi nazionali e ai comuni, ma non ha cambiato la vita quotidiana degli abitanti. Giudizio ingeneroso, di parte? «La maggior parte delle condizioni che hanno portato un anno fa allo scatenarsi di una violenza collettiva su gran parte del territorio metropolitano sono tuttora presenti». La firma: Servizi di sicurezza interni. Data: 11 ottobre 2006.
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