Il ministro della Giustizia americano prova a spiegare la guerra al terrorismo a un'Europa che forse non vuole capire
Testata: Il Foglio Data: 27 ottobre 2006 Pagina: 2 Autore: la redazione Titolo: «Interrogare il nemico»
Dal FOGLIO del 27 ottobre 2006:
Berlino. Il ministro della Giustizia americano, Alberto Gonzales, è impegnato in un tour europeo per spiegare agli alleati del Vecchio continente il Military Commissions Act, firmato settimana scorsa dal presidente degli Stati Uniti, George W. Bush. Il nuovo pacchetto di leggi – frutto di un’intensa e a tratti aspra negoziazione tra l’Amministrazione e il Congresso – regolamenta le procedure di detenzione e i processi degli “enemy combatant”, nonché gli strumenti di intelligence a disposizione per combattere la guerra al terrorismo. L’Europa, com’è noto, è molto critica nei confronti dei metodi utilizzati dagli Stati Uniti nel trattamento dei prigionieri e ha accolto in toto la definizione dell’opposizione liberal d’America che chiama l’Act appena approvato “la legge che permette la tortura”. Dalla nostra parte dell’Atlantico si alzano ogni giorno voci che chiedono la chiusura immediata di Guantanamo, così come delle prigioni segrete della Cia. Ieri il Guardian riportava in prima pagina la notizia – ricavata da un report segreto d’intelligence finito nelle mani del quotidiano liberal inglese – che la Cia avrebbe fatto pressioni sulla Germania per mettere a tacere le proteste europee sulla situazione dei diritti umani nel nord Africa (in Marocco, in particolare) all’interno del “programma dei voli clandestini della tortura” messo in piedi dai servizi americani. Ospite del German Marshall Fund, Gonzales ha presentato obiettivi e metodi della legge e non ha perso l’occasione per dire: “Nonostante le continue richieste di chiudere Guantanamo, gli Stati Uniti hanno ricevuto ben poco aiuto dai nostri alleati europei riguardo al destino di questi detenuti”: Washington ha più volte chiesto alle cancellerie europee un aiuto nel rimandare i detenuti del supercarcere di Cuba nei loro paesi d’origine, facendo pressioni per il rispetto dei diritti umani, ma non ci sono stati molti contributi. Il punto di partenza, secondo il ministro della Giustizia, è molto semplice: “Al Qaida è chiaramente in uno stato di conflitto armato con gli Stati Uniti e i suoi alleati” e “i membri di al Qaida non sono semplicemente criminali comuni”. E’ la guerra, cari colleghi europei, e non è la guerra tradizionale regolamentata in passato, quella “tra stati nazione” o quella “civile interna a un unico stato”. E’ la guerra al terrorismo, a un nemico difficile da individuare e processare, e come tale ha bisogno di regole differenti. Il che non significa – ha specificato bene Gonzales – che “poiché gli Stati Uniti pensano che uno stato di guerra esista, non debba trovare spazio la ‘rule of law’”. L’America non ha alcun interesse a fare “il secondino del mondo” né a “rinchiudere individui che non minacciano i nostri cittadini”. Lo stesso messaggio era stato lanciato anche da John Bellinger, consigliere giuridico del dipartimento di stato, a Roma, in occasione del quinto anniversario dell’11 settembre: “Il ministro della Difesa inglese, John Reid, ha esortato la comunità internazionale a valutare se la Convenzione di Ginevra sia appropriate per gestire il conflitto con terroristi internazionali capaci di operare su scala globale. ‘Se non lo faremo’, dice, ‘rischiamo di continuare a combattere un conflitto del Ventunesimo secolo con regole del Ventesimo secolo’. In modo analogo, ritengo che dobbiamo ragionare sui modi per applicare i trattati sui diritti umani e la giustizia senza nuocere alla capacità di proteggere le nostre società”. La definizione dell’articolo 3 di Ginevra Gonzales ha spiegato punto per punto in che cosa consiste il Military Commissions Act, ricordando che le attività d’intelligence e di interrogatorio che tanto scandalizzano gli europei hanno permesso di sventare attentati che avrebbero coinvolto gli europei stessi. In particolare, ha sottolineato: “Le procedure delle commissioni militari, come di tutti i tribunali per i crimini di guerra internazionali, sono adattate alle circostanze del tempo di guerra, ma contengono tutte le protezioni che noi, nella comunità internazionale, consideriamo fondamentali”. Così Gonzales è partito con un elenco dettagliato delle garanzie a tutela dei presunti terroristi: il processo è presieduto da un giudice militare indipendente, la cui imparzialità è protetta dalla legge; l’accusato sarà considerato innocente finché non è provata la sua colpa oltre ogni ragionevole dubbio; l’accusato ha il diritto di esaminare e di rispondere a ogni prova presentata dall’accusa; la comunità internazionale potrà osservare prove e processi, che saranno aperti e pubblici; e sarà bandita ogni prova raccolta attraverso la tortura. In seguito, l’Act garantisce la possibilità di appellarsi sia a una corte militare sia a una civile. Gonzales ha infine affrontato il capitolo riguardante l’articolo 3 della Convenzione di Ginevra, sul cui (presunto) mancato rispetto si sono avventati i liberal e i mass media. Prima che fosse approvata la legge, Bush aveva chiesto chiaramente al Congresso di definire la dicitura “oltraggio alla dignità umana” che compare nella Convenzione, definendola “troppo vaga”. Soprattutto, voleva tutelare gli agenti segreti, che – preoccupati – stavano stipulando assicurazioni private a raffica. “Il Military Commissions Act – ha spiegato Gonzales – rafforza l’impegno degli Stati Uniti nei confronti di Ginevra, fornendo chiarezza al significato dei termini usati”. Il pacchetto di legge definisce nove “gravi violazioni” dell’articolo 3, che includono omicidi, torture – “che sono già illegali nella legislazione americana”, ha precisato Gonzales – abusi sessuali ed esperimenti umani.
Cliccare sul link sottostante per inviare una e-mail alla redazione del Foglio lettere@ilfoglio.it