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Il Manifesto Rassegna Stampa
26.10.2006 Cacciare gli ebrei da Gerusalemme Est
l'ossessione del quotidiano comunista

Testata: Il Manifesto
Data: 26 ottobre 2006
Pagina: 10
Autore: Michele Giorgio
Titolo: «Colonie segrete in Palestina»

Il titolo del MANIFESTO denuncia la presenza di "colonie segrete" in Palestina.
In realtà l'articolo tratta dell'espansione di colonie già esistenti e degli avamposti illegali.
Dalla cronaca Giorgio scivola immediatamente verso i proclami politici (la terra pubblica in Cisgiordania è comunque tutta "palestinese") e all'interpretazione politicamente forzata del diritto internazionale (tutti gli "insediamenti" israeliani", compresi quelli del Golan e i nuovi quartieri di Gerusalemme Est sarebbero "illegali").
Ecco il testo dell'articolo: 


L'espansione delle oltre 150 colonie ebraiche nella Cisgiordania occupata non ha mai avuto un attimo di sosta. Tre anni fa però Israele promise all'Amministrazione Bush che le nuove costruzioni negli insediamenti già esistenti sarebbero state limitate alle necessità della cosiddetta «crescita demografica naturale», l'espressione che di fatto copre la continuazione del progetto coloniale nei Territori occupati nel 1967. Anche quella promessa è stata infranta. Centinaia di costruzioni sono state erette in segreto negli ultimi anni in decine di insediamenti e a farlo emergere è stata un'indagine (durata due anni) svolta dallo stesso ministero della difesa. Lo studio, ha riferito ieri il sito internet del quotidiano Ha'aretz, è stato presentato agli ultimi due ministri della difesa, Shaul Mofaz e la «colomba» Amir Peretz, ma non è stato rivelato al pubblico per evitare una crisi con Washington.
Secondo una fonte citata dal giornale si tratta di materiale «politicamente e diplomaticamente esplosivo». Le costruzioni infatti sono state erette in aree diverse e lontane da quelle indicate sulle cartine consegnate agli americani. In molti casi sarebbero stati edificati anche terreni di proprietà di cittadini palestinesi e non solo il suolo pubblico (che è sempre palestinese). Lo studio era stato avviato dopo che, durante colloqui con gli americani e con Ong, il ministero della difesa aveva ammesso di non disporre di dati aggiornati sugli insediamenti. Mancanza che dipendeva dal fatto che i comandi militari preferivano non sapere. La ricerca che è stata realizzata da un ex ufficiale ora in pensione, Baruch Spiegel, e da alcuni suoi collaboratori, rischia di cadere nel dimenticatoio poiché, ha avvertito Ha'aretz, «la difesa non ha interesse a conservare informazioni che potrebbero causare difficoltà diplomatiche con gli americani». Un portavoce del ministero della difesa ha confermato l'esistenza dello studio ma si è rifiutato di discuterne le conclusioni affermando che si tratta di «materiale non ancora sottoposto al governo». Una fonte «ben informata» citata da Ha'aretz ha tuttavia commentato: «Tutti parlano dei 107 avamposti (costruiti illegalmente dai coloni in aggiunta agli altri 120 insediamenti, ndr) ma si tratta di poca cosa se paragonata a ciò che succede nelle colonie già esistenti. In quei posti lo sviluppo edilizio procede da anni, in flagrante violazione delle leggi e delle regole di buon governo». Ed è proprio il caso di ricordare che le risoluzioni internazionali considerano illegali tutti gli insediamenti colonici costruiti da Israele in Cisgiordania, Gaza, Gerusalemme est e anche nelle Alture del Golan (Siria), ovvero i territori arabi occupati da Israele nel 1967. Se la difesa, come dice Ha'aretz, non ha interesse a tirar fuori i risultati dello studio, ancora meno lo è il governo, soprattutto ora che a farne parte è un aperto sostenitore della colonizzazione (e dell'espulsione dei palestinesi) come il neoministro e leader del partito di estrema destra Yisrael Beitenu, Avigdor Lieberman. Il suo ingresso nella coalizione è cosa fatta e una blanda opposizione giunge solo dal partito laburista. Ieri sera il premier Ehud Olmert doveva incontrarsi con il ministro della difesa e presidente laburista Amir Peretz per convincerlo a non uscire dalla coalizione. Un faccia a faccia «cruciale» secondo i mezzi d'informazione, ma tutti sanno che i laburisti non abbandoneranno le loro poltrone nel governo anche se si dichiarano sdegnati di doversi sedere accanto ad un personaggio scomodo come Lieberman. A decidere sarà il Comitato centrale del partito che è fortemente sbilanciato a favore di chi vuole rimanere al governo con Kadima e Yisrael Beitenu. Peretz peraltro è più preoccupato dai poteri che Lieberman potrebbe sottrargli che dalla sua ideologia di estrema destra. Intanto Olmert è stato informato che sono state aperte nei suoi confronti due nuove inchieste per casi di corruzione. Su di lui grava il sospetto di aver affidato illegalmente, quando era ministro dell'industria, cariche di stato a membri del suo partito di allora (Likud) e di aver cercato di intervenire a favore di due uomini d'affari stranieri, suoi amici, coinvolti nella privatizzazione della Leumi Bank.

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