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Il Manifesto Rassegna Stampa
24.10.2006 Alle minacce fondamentaliste si aggiunge la derisione, contro Daniela Santanché
da parte del quotidiano comunista

Testata: Il Manifesto
Data: 24 ottobre 2006
Pagina: 1
Autore: Alessandro Robecchi
Titolo: «Santanché, una scorta per dio»

"Daniela Santanchè adesso ha la scorta, e un po’ di gente volgare avrà voglia di riderci sopra" scrive il FOGLIO il 24 ottobre 2006, in prima pagina.

Tra chi ha voglia di ridercio sopra si conta anche Alessandro Robecchi del MANIFESTO, autore di un articolo sprezzante e sarcastico pubblicato in prima pagina dal MANIFESTO dello stesso giorno.

Denigrare i critici del fondamentalismo islamico, imporre il silenzio con le minacce, la derisione, l'isolamento.

Ci lavorano gli islamisti, ed'è naturale. In tanti contribuscono. Incluso il quotidiano comunista.

Ecco l'articolo:

Quel che riguarda la signora Santanché appassiona soltanto gli amanti del gossip e gli altri clienti del Billionaire. Eppure ieri il mondo politico, quasi al completo, si è affannato a difendere la signora «condannata a morte» dall'imam di Segrate. L'acceso scontro tra titani in cui la Santanché spiega il Corano all'imam, è lì da vedere e tutte le tv l'hanno mandato e rimandato in onda. Nessuna condanna a morte, nessuna fatwa. L'imam discuteva e, alla signora che pretendeva di conoscere il Corano meglio di lui, ha dato dell'ignorante. Amen, o se preferite, Inshallah.
Come sia che da una diatriba dialettica sia uscita la scorta, le minacce di morte, la Santanché che si atteggia a eroina della guerra di religione e l'apertura de Il Giornale non si sa, ma suona ben bizzarro. Come ci spiega Magdi Allam dalle colonne del Corriere, quando un imam dice che non è d'accordo è come se pronunciasse una condanna a morte. E' possibile? Dovremmo far finta di crederci? Dunque con un imam non si può discutere perché in caso di disaccordo c'è la pena capitale? Perbacco!
Prima che la faccenda degeneri nel solito delirio teocon dello scontro di civiltà avvolto nella solita paccottiglia tanto di moda, è bene riportare le cose alle loro reali dimensioni. Il dibattito sul velo non è una cosa nuova in Europa, se ne è discusso in Francia per decenni e, oserei dire, a livelli un pochino più alti. Dunque i casi sono due: o la cosa è irrilevante e allora la Santanché va benissimo, oppure si tratta di un ampio dibattito culturale. In questo caso meritiamo tutti qualcosa di meno superficiale o, se volete, di meno isterico. Anche i teorici di un ipotetico scontro di civiltà dovrebbero pensarci: nel caso allo scontro di civiltà ci mandi la Santanché? Vuoi proprio perderlo, allora!
Mi sembra che possa bastare: da un dibattito televisivo piuttosto innocuo e noiosetto, ecco che vien fuori il solito polverone allarmista, dato che alimentare la paura pare l'idea fissa del momento. La nostra solidarietà va dunque a tutti: alla Santanché a cui speriamo nessuno faccia mai del male, e all'imam di Segrate che per un «ignorante» si sente dare del mandante di omicidio. Ultima postilla: a esser realisti c'è pure il caso che dio non esista. E allora pensate a quanto tempo buttato.


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