Omissioni, menzogne, opinioni personali spacciate per verità, il tutto, come sempre accade sul quotidiano napoletano, per criminalizzare Israele. Nell’articolo principale spacciate per verità, nel titolo e sottotitolo le menzogne e la propaganda di Abu Mazen che definisce “massacro” un’operazione dell’esercito israeliano che ha portato all’eliminazione di una cellula terrorista, e tra questi un esponente di spicco di una delle organizzazioni stragiste palestinesi. Il Mattino riprende tutto fedelmente, parola per parola, ma non una sillaba sull’identità degli assassinati. Tutti fatti passare come civili qualunque. E il lettore non potrà far altro che credere ciecamente che “massacro” è stato. Nel sottotitolo (“Incursione nel giorno della festa di Ramadan”) anziché riferire delle ragioni israeliane si preferisce un riferimento alla fine della festività religiosa islamica che nulla ha a che vedere con l’operazione, ma pur di ingannare il lettore viene utilizzato qualsiasi espediente, anche il più bieco. Nell’articolo di Giorgio si accenna alle dichiarazioni dei comandi israeliani in merito ai tunnel trovati (oltre una dozzina in pochissimi giorni, ma Giorgio non lo dice) lungo il corridoio Phliadelphia, ma l’autore del pezzo, anche di fronte a dati di fatto, scrive che i palestinesi “userebbero” tali tunnel per il contrabbando d’armi. Userebbero!!!, al condizionale. Questa è malafede bella e buona, perché si mette in dubbio anche l’evidenza per pura convenienza politico-ideologica. Si continua, poi, come già accennato, con le opinioni personali spacciate per realtà, anche in questo per nascondere verità scomode e altresì indottrinare il lettore: l’opinione pubblica israeliana si sposterebbe verso destra perché la guerra in Libano è stata un fallimento (questo il Giorgio pensiero). Al di là della strampalata convinzione giorgesca che la guerra a Hezbollah è stata un fallimento c’è da rimarcare che troppo sconveniente, per l’ideologo anti-israeliano, sarebbe stato informare il lettore che se questo (presunto) spostamento avviene è perché l’elettore medio israeliano prende sempre più coscienza che anche dinanzi a concessioni e gesti distensivi, come il ritiro dal Libano e quello dalla Striscia di Gaza, Israele non fa altro che ricevere violenza, guerre e minacce di distruzione. Anzi, Giorgio sembra voler accennare qualcosa ma poi si guarda bene dal trarre le conclusioni dovute, dall’inquadrare il fenomeno. Troppo sconveniente, appunto.
Ma non è finita qui, perché se Giorgio accenna al Libano è non solo per sbandierare “il fallimento israeliano” ma anche per ribadire che gli israeliani sono sempre e comunque cattivi, dimostrazione è il fatto – ci informa il nostro – che continuano a sorvolare con i jet il Libano. Sul perché questo avvenga e sulle azioni che invece riguardano la controparte (il mancato rilascio degli ostaggi israeliani e la riorganizzazione, nel completo disinteresse delle forze UNIFIL – questo si un fallimento!!! –, di Hezbollah) non v’è parola. Tutto sempre e solo contro Israele. Anche la foto che accompagna l’articolo: ragazzi palestinesi ritratti mentre piangono e si disperano. Non poteva certo ritrarre i terroristi palestinesi che seguitano a lanciare razzi contro le città di confine israeliane oppure i tunnel scoperti dall’IDF. No, questa è roba che va ben occultata.
Nell’altro articolo Il Mattino si diletta in quello che in questi giorni è lo sport preferito di molti media con forti pregiudizi anti-israeliani: il linciaggio di Avigdor Lieberman. Quello de Il Mattino è un articoletto di bassa lega (del genere che non ha mai osato pubblicare nemmeno per le formazioni terroristiche palestinesi, di solito trattate con i guanti di velluto) in cui Lieberman viene ridicolizzato e criminalizzato mediante la rassegna delle sue “perle” (espressione ripresa dall’articolo). Non c’è passaggio, tra occhiello, titolo e articolo, in cui il suo nome non venga affiancato dagli aggettivi “estremista”, “oltranzista” (così come Il Mattino è solito definire i terroristi palestinesi che compiono stragi intenzionali di civili). Non un ritratto serio ed esaustivo (quali sono, ad esempio, le condizioni che ha richiesto per entrare nell’esecutivo, quali i punti fondanti della sua politica?) di un leader controverso e che fa discutere ma una caricatura volta a renderlo un mostro. E anche qui il sospetto è che si voglia colpire il singolo per danneggiare l’immagine di un paese intero (che schifo un paese in cui tutto va male, in cui i politici nella migliore delle ipotesi sono degli inetti, nella peggiore dei criminali assetati di sangue). Inoltre va ribadita una critica più volte mossa al quotidiano napoletano: c’è più rispetto e più simpatia – è il modo di “informare” a parlare chiaro – per un’autorità terrorista che per un paese democratico. La prima viene sempre coperta attraverso espedienti ormai stranoti (omissioni, censure, ribaltamenti della realtà, propaganda), il secondo puntualmente criminalizzato con ogni mezzo possibile. Tutto ciò è semplicemente vergognoso, ma aiuta a spiegarsi, almeno in parte, il perché di tanto odio presso l’opinione pubblica nei confronti di Israele.
Nota a margine: Il Mattino è tra i soggetti che ancora, con estrema pervicacia, seguitano a negare il diritto di Israele di scegliersi
la capitale. Anche
oggi, nell’occhiello del secondo articolo, si legge “governo di Tel Aviv”
Ecco il testo dell'articolo di Giorgio:
Gerusalemme. «Israele ha compiuto un massacro criminale». Non ha usato mezze parole il presidente Abu Mazen per descrivere l'uccisione ieri nel nord di Gaza di almeno otto palestinesi - altre fonti danno un bilancio più alto - durante un’incursione a Beit Hanun compiuta da un commando di soldati israeliani nel giorno dell'Eid Al-Fitr, la festa islamica che chiude il mese di Ramadan. Il leader palestinese si è rivolto alla comunità internazionale affinchè intervenga per impedire un'ulteriore escalation nell'area. I comandi israeliani nei giorni scorsi avevano lanciato una vasta operazione nell'Asse Filadelfi (15 km lungo il confine tra Gaza e l'Egitto) allo scopo, ha spiegato un portavoce militare, di distruggere i tunnel sotterranei che i palestinesi userebbero per procurarsi armi e munizioni. In casa israeliana nelle ultime settimane, specie dopo il fallimento della guerra ad Hezbollah in Libano e la ripresa dei lanci di razzi artigianali palestinesi verso la cittadina di Sderot e il Negev, l'ago della bilancia politica si è spostata decisamente a destra, e a mezza bocca non pochi criticano la decisione presa un anno fa dall'ex premier Ariel Sharon di ritirarsi da Gaza. Ieri inoltre, per il secondo giorno consecutivo, F-16 israeliani hanno sorvolato il Libano compiendo anche raid simulati. Domenica, dopo una pausa di alcuni giorni, i caccia israeliani avevano già sorvolato a bassa quota le cittadine meridionali di Nabatiye, Klim al-Tufah, Marjayun e Khiam. Tel Aviv ha peraltro ammesso che, durante l'offensiva contro Hezbollah della scorsa estate, le sue forze armate hanno fatto uso di proiettili al fosforo bianco. Il commando israeliano, appartenente alla Brigata di fanteria Golani, si è infiltrato ieri mattina a Gaza nei pressi del cimitero di Beit Hanoun. Secondo fonti locali i soldati hanno sparato contro tre militanti armati che stavano recandosi in visita di condoglianze alla tenda funebre eretta dalla famiglia di un loro compagno ucciso due giorni prima. Alcuni uomini che erano dentro la tenda hanno pensato ad un attacco di una famiglia nemica - nella zona da mesi è in corso una faida tra famiglie rivali - e hanno aperto il fuoco. Per molti minuti Beit Hanun si è trasformata nel Far West e le raffiche hanno causato almeno otto morti, gran parte dei quali colpiti dagli israeliani. Fra i palestinesi uccisi figura Atta Shanbari, un comandante dell'ala militare dei Comitati di Resistenza Popolare che hanno annunciato che si vendicheranno. Altri cinque morti sono membri della famiglia di Shanbari, fra cui fratelli e cugini. Le forze israeliane non hanno avuto perdite. A ciò si aggiunge l'aggravarsi della crisi politica palestinese. Hamas, al governo in Cisgiordania e Gaza, ieri è tornata a accusare Abu Mazen di voler compiere un colpo di mano allo scopo di sostituire l'esecutivo in carica con un governo di emergenza.
E di quello su Lieberman:
Gerusalemme. L’estrema destra entra, e con posizioni di comando, nel governo israeliano. Il premier Ehud Olmert ha ieri concordato l'estensione della coalizione governativa al partito estremista di Avigdor Lieberman, uno dei personaggi più controversi della politica israeliana. Per Lieberman è pronto l’incarico di vicepremier e di ministro incaricato di seguire le minacce strategiche che incombono su Israele, in primo luogo quella iraniana. Il partito russofono «Israel Beitenu» di Lieberman ha una rappresentanza parlamentare di undici deputati. In un recente sondaggio la formazione estremista si è visto accreditato di 20 seggi. L'apertura di Olmert alla destra oltranzista non piace al partito laburista di Amir Peretz. Il ministro della Cultura Ofir Pines-Paz, in visita in Cina, ha commentato con sarcasmo che «lo stesso Lieberman rappresenta la maggiore minaccia strategica per Israele»: un riferimento al suo carattere focoso che, anni fa, lo spinse a proporre il bombardamento della diga di Assuan sul Nilo. «La sua nomina sembra uno scherzo» ha aggiunto il dirigente laburista. Forse già oggi «Kadima» (il partito di Olmert) e «Israel Beitenu» dovrebbero firmare la intesa fra di loro. Tra le ultime «perle» di Lieberman, c’è quella affidata ad un’intervista quotidiano Yediot Ahronot: «Io cancellerei uno dei rioni buoni di Gaza - ha detto il probabile futuro vicepremier israeliano - Bisogna colpire non i campi profughi ma le persone abbienti di Gaza, quelle che hanno qualcosa da perdere. Direi: ”Avete 24 ore per scappare“ e poi trasformerei (quel rione) in un campo di calcio. Se lo avessimo fatto, adesso ci sarebbe ordine».
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