Corretta cronaca di Davide Frattini sull'ingresso di Avigdor Liebermane e del suo partito Ysrael Beitenu nella colaizioni di governo israeliana, pubblicata dal CORRIERE della SERA del 24 ottobre 2006.
Meno corretta la titolazione: "Israele, il governo apre all'estrema destra" (titolo) e "Entra nell'esecutivo il partito russo, che sogna di espellere gli arabi".
In realtà il partito di Liberman non propone di espellere gli arabi, ma di cedere al futuro Stato palestinese le zone israeliane a maggioranza araba.
Ecco il testo:
GERUSALEMME — I baffoni alla Stalin spingerebbero Amir Peretz a rispondere con un secco nyet
all'idea di diventare un alleato del partito «russo» ultranazionalista. La voglia di restare al potere e l'esperienza di ex sindacalista nelle trattative finiranno per fargli dare il via libera alla nuova squadra. Il premier Ehud Olmert lo vuole, gran parte dei laburisti pure, al leader della sinistra non resta che accettare e cercare di ottenere qualcosa in cambio.
Un «risarcimento», visto che la coalizione cambia colore. Da centrosinistra va verso il centro e secondo alcuni commentatori si sposta decisamente a destra. Perché Avigdor Lieberman, capo di «Israele la nostra casa», porta in dote 11 seggi, il sostegno e i voti degli immigrati dall'ex Unione Sovietica, ma anche l'accusa di essere un estremista che propugna soluzioni xenofobe. Come quando ha suggerito di scambiare le città arabe israeliane con le colonie in Cisgiordania, espediente che esproprierebbe della cittadinanza un abitante su cinque: «La responsabilità di aree a maggioranza araba come Umm El-Fahm verrebbe data all'Autorità palestinese. Allo stesso tempo, Israele annetterebbe ufficialmente gli insediamenti. Israele è la nostra terra, la Palestina la loro». O ha raccomandato di condannare a morte i deputati arabi che avevano incontrato esponenti di Hamas e dell'Hezbollah: «Alla fine della Seconda guerra mondiale, a Norimberga sono finiti anche i collaborazionisti e sono stati giustiziati. Chiediamo che venga imposto questo principio: tutti coloro che incitano al terrore e siedono alla Knesset devono essere giustiziati».
Lieberman, 48 anni, detto Yvette,
immigrato dalla Moldavia nel 1978, ha lavorato come buttafuori nei bar e vive nell'insediamento di Nokdim. Adesso che l'accordo con Olmert è chiuso, assicura di non opporsi all'evacuazione degli avamposti illegali annunciata da Peretz, «purché non avvenga con la forza». Il premier gli ha assicurato un posto da suo vice con il compito di «affrontare le minacce strategiche contro Israele» (ovvero l'Iran) e una poltrona nel Consiglio di sicurezza, la versione ristretta e prestigiosa del governo. Olmert si assicura invece il sostegno di 78 parlamentari su 120 e una coalizione più stabile.
«Il premier si trova esattamente — scrive Yossi Verter su Haaretz — dove avrebbe voluto essere dopo le elezioni: al centro. Tra Amir Peretz e Lieberman. Ai suoi occhi, questo è un classico governo centrista». Agli occhi di altri editorialisti del quotidiano
liberal, è un esecutivo che si sposta verso l'estrema destra: «Non è difficile immaginare come reagirebbe Israele — dice Gideon Levy — se un politico come Lieberman andasse al potere in Europa. Quando il razzista Jörg Haider è entrato nella coalizione in Austria, abbiamo richiamato l'ambasciatore».
Lo storico Tom Segev riconosce a Lieberman di portare avanti battaglie politiche e legislative importanti come quella per i matrimoni civili (un problema sentito dagli immigrati di origine russa, molti dei quali non sono ebrei) o quella per il cambio del sistema di governo: l'intesa con Olmert è stata raggiunta dopo che i ministri hanno dato il loro sostegno al progetto presidenzialista. «Ma la proposta di espellere i cittadini arabi — commenta — lo mette sullo stesso piano dei peggiori partiti di estrema destra in Europa». A molti non piace neppure la sua riforma dello Stato, perché temono derive autoritarie. «Yvette è un prodotto dell'Unione Sovietica — scrive Nahum Barnea, prima firma di Yedioth Ahronoth —. Non ha pazienza per le soluzioni chirurgiche e parziali che hanno permesso a Israele di sopravvivere per 58 anni in una regione ostile. Le sue critiche agli arabi possono essere giustificate, le soluzioni allucinanti».
Tra i laburisti, i più contrari alla nuova alleanza sono il ministro Ophir Pines-Paz («l'idea di affidargli un ministero contro le minacce strategiche è assurda, è lui la minaccia strategica») e la deputata Shelly Yachimovich: «La sinistra sta capitolando». Lo stesso Peretz è pronto a votare contro l'arrivo di Lieberman, durante il comitato centrale del partito che si svolgerà nei prossimi giorni. Alla fine, il Labour dovrebbe rimanere nella coalizione: Olmert ha promesso al ministro della Difesa che resterà il partner più importante, con il ruolo di riaprire il dialogo con i palestinesi. Che sono preoccupati: «Speriamo di trovare ancora qualcuno in Israele con la volontà di ridare vigore al processo di pace», commenta Saeb Erekat, consigliere del presidente Abu Mazen
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