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Fiamma Nirenstein ci parla della guerra antisemita contro l'Occidente

Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein". 
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)

Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine. 



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Corriere della Sera Rassegna Stampa
21.10.2006 Le accuse e le testimonianze dello scandalo Katsav
la cronaca di Davide Frattini

Testata: Corriere della Sera
Data: 21 ottobre 2006
Pagina: 0
Autore: Davide Frattini
Titolo: «L’accusatrice: «Così Katsav mi ha molestata»»
Dal CORRIERE della SERA del 21 ottobre 2006: 

TEL AVIV — Il dossier 216698-06 contiene la sua verità e il suo vero nome. Da mesi, per gli israeliani è semplicemente una lettera e un volto sfocato sulle prime pagine dei giornali. Tutti dicono di sapere la sua storia, pochi la conoscono. Perché lei quella storia non l’avrebbe neppure voluta tirar fuori, se il presidente Moshe Katsav non avesse deciso di chiamare il procuratore generale Menachem Mazuz in un afoso weekend di luglio, a pochi giorni dallo scoppio della guerra in Libano. Se quella telefonata e la denuncia del capo dello Stato contro una ex segretaria («mi sta ricattando») non avessero dato il via alle indagini della polizia.
Fino ad allora, aveva tenuto tutto dentro di sé. Si era confidata solo con due amiche, che volevano capire perché avesse mollato il lavoro, perché lei che voleva fare carriera in qualche ministero avesse lasciato la residenza ufficiale a Gerusalemme. Ha scelto di parlare, di non avere paura. Mai segni della paura, della stanchezza, sono sul suo viso, sulle labbra segnate dalla febbre. «Provo a continuare la mia vita — racconta una delle accusatrici più importanti dello scandalo —. Non sto facendo questa battaglia per cambiare la società, non mi sento un simbolo. Quando tutto sarà finito, vorrei trovare un lavoro».
Quando tutto sarà finito. È quello che si chiedono i giuristi e i deputati alla Knesset. Nelle prossime settimane, il procuratore Mazuz dovrebbe annunciare se intende incriminare Katsav, 60 anni. La polizia raccomanda di processarlo per violenza sessuale contro due donne che lavoravano per lui, mentre per altre tre impiegate i detective lo accusano di molestie e atti indecenti. Non è chiaro se il presidente sia pronto a dimettersi o se voglia restare fino alla scadenza del mandato, nel luglio del 2007. Fino a quando è in carica, non può venire incriminato e in questo caso i parlamentari potrebbero decidere di votarne l’impeachment. I suoi avvocati ripetono che è vittima di un complotto («non è la prima volta che gli investigatori vogliono l’incriminazione e il procuratore sceglie di non procedere ») e lui continua a sorridere ai fotografi durante le cerimonie pubbliche («perché sorrido? Perché conosco la verità»).
La verità della testimone comincia con dei complimenti. «Ogni mattina mi diceva "quanto sei carina, mi piace la tua gonna" —spiega, seduta in un caffè di Tel Aviv —. Mi cercava nelle altre stanze, anche quando non lavoravo direttamente per lui. Trovava scuse perché gli portassi dei documenti nell’ufficio e io provavo a rispondere "ci sono le sue assistenti personali per questo". Una volta dentro, mi diceva "voglio conoscerti meglio, sei misteriosa, interessante, non sai che cosa potrei fare per una bella ragazza come te", chiedeva delle mie abitudini a letto». Quando Katsav le offre una promozione, lei accetta: «Stavo facendo un buon lavoro, me lo meritavo. Non avevo intenzione di permettere che i suoi comportamenti rovinassero la mia carriera. Il nuovo ruolomi dava molto potere. Lui cercava di sbrigare tutti i compiti in fretta, per poi ricominciare con i dettagli sulla mia vita privata. "Non dire a nessuno di queste nostre conversazioni", mi ripeteva».
Adesso i giornalisti raccontano che gli atteggiamenti del capo dello Stato verso le giovani impiegate erano noti. Che tra i dipendenti giravano voci sul «Katsav test», l’esame a cui le nuove segretarie venivano sottoposte. «Nei primi tre mesi, appena arrivata, il presidente tentava di parlare al telefono con me — racconta — anche se il mio lavoro era un altro e non avremmo dovuto avere contatti. Chiamava e se rispondeva la mia collega, riappendeva».
Secondo il quotidiano Yedioth Ahronoth, un’altra donna ha rivelato gli stessi meccanismi. Lavorava per lui agli inizi degli anni Settanta, quando Katsav era ministro del Turismo. «Entravo nel suo ufficio, chiudeva la porta emi diceva "questa notte ti ho sognata". Spero di riuscire ad andare in tribunale, quando lo vedo mi viene la nausea. Qualche volta sento la gente dire di lui "poverino" e vorrei picchiarli ». La sfida contro Katsav è anche quella dell’avvocato Kinneret Barashi, che rappresenta la testimone «A», la prima a parlare. Deve affrontare legali tra i più celebri in Israele, il penalista Amir Zion e David Libai, ex ministro della Giustizia nel governo di Yitzhak Rabin.
La vita di «A» è stata scandagliata dai detective privati — rivelano i giornali — che hanno cercato di scoprire se fosse legata a rivali politici di Katsav o alle altre nove che lo accusano. La squadra del presidente ha spinto perché la polizia indagasse sulla presunta estorsione (Katsav ha sostenuto che «A» gli avrebbe chiesto 200 mila dollari in cambio del silenzio) nella speranza che la ragazza venga incriminata e perda credibilità. Gli investigatori ritengono che non ci siano abbastanza prove, il procuratore generale potrebbe ancora decidere di processarla.
Gli israeliani si chiedono perché le donne non abbiano denunciato subito il presidente. «Dopo che me ne ero andata dalla residenza, l’ho ricontattato perché avevo bisogno di una lettera di raccomandazione,mi era stata chiesta dopo un colloquio di lavoro. Mi ha risposto che non me l’avrebbe concessa. Quando ho insistito, ha detto che in cambio avrei dovuto scrivere io una lettera in cui lo ringraziavo per il periodo alle sue dipendenze. L’ho fatto. Il suo messaggio di raccomandazione era freddo e distaccato, come un obbligo. Mi sono sentita insultata, ero considerata una delle segretarie migliori ». Legge su Yedioth la battuta di Vladimir Putin («Katsav ci ha sorpreso, non sapevamo potesse cavarsela con dieci donne») e commenta: «È assurdo, non stiamo parlando di un dongiovanni».

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