Ahmadinejad ha le sue opinioni sul diritto internazionale, e talora eccede in retorica tutto va bene sul fronte iraniano, secondo il quotidiano comunista
Testata: Il Manifesto Data: 21 ottobre 2006 Pagina: 3 Autore: Marina Forti Titolo: «Iran: le sanzioni sono «illegittime»»
Ahmadinajad proclama la necessità di distruggere Israele e minaccia l'Europa, a suo giudizio troppo vicina ai "sionisti". Il MANIFESTO sintetizza con il seguente titolo: "Iran: le sanzioni sono «illegittime»". Così una dichiarazione di odio assoluto diventa un'opinione sul diritto internazionale...
Nell'articolo di Marina Forti le parole di Ahmadinejad vengono come di consueto declassate dal piano dei programmi politici a quello della "retorica". L'auspicio che Israele scompaia dalla faccia della terra è invece eufemisticamente definito "denigrazione". Non che per la Forti non vi sia un'escalation in atto. Ma essa è sempre attivata dalle mosse della comunità internazionale. Dalla guerra israeliana contro Hezbollah prima, dalle possibili sanzioni dell'Onu poi.
Lasciato a se stesso, par di capire, Ahmadinejad non darebbe probelemi a nessuno.
Ecco l'articolo:
Le decisioni del Consiglio di sicurezza «sono illegittime», ha tuonato ieri il presidente iraniano Mahmoud Ahmadi-Nejad. Si riferiva all'eventuale decisione di imporre sanzioni all'Iran per non aver rispettato la Risoluzione dello scorso luglio, in cui il Consiglio di sicurezza chiedeva a Tehran di sospendere l'arricchimento dell'uranio entro il 31 agosto. Decisione imminente, in effetti: dopo aver trattato di Corea del Nord, il massimo organo delle Nazioni unite torna a discutere il caso iraniano; l'ambasciatore britannico all'Onu Emyr Lloyd Parry ha annunciato che la settimana prossima circolerà una bozza di risoluzione e l'Unione europea ha già avvertito che appoggerà le sanzioni (anche se continua ad auspicare il dialogo). Il presidente iraniano, in un discorso ai fedeli tenuto durante la preghiera del venerdì e trasmesso dalla radio nazionale, è tornato ieri anche su uno dei suoi temi preferiti, la denigrazione dello stato di Israele (definito sempre e solo «il regime sionista»). Ieri infatti era al-Qods Day, «la giornata di Gerusalemme» (così l'ayatollah Khomeini aveva proclamato l'ultimo venerdì del mese del ramadan). Con il loro sostegno a Israele, ha detto Ahmadi-Nejad, gli Stati uniti e i loro alleati hanno «imposto un gruppo di terroristi» in Medio oriente. Ma Israele non ha più ragione di esistere, ha aggiunto: «Oggi, grazie a dio, gli sforzi per stabilire questo falso regime sono falliti. Questo regime sta scomparendo». Nulla di nuovo da parte del presidente iraniano, che l'anno scorso aveva parlato di «cancellare dalla mappa» lo stato di Israele. Questa volta però minaccia anche l'Europa: «Che vantaggio avete avuto sostenendo questo regime, a parte alimentare l'odio delle nazioni?». E, rivolto a tutti gli alleati di Israele: «E' nel vostro interesse prendere le distanze da questi criminali... questo è un ultimatum». Retorica minacciosa, unita alle immagini (della tv iraniana) di folle con cartelli contro Israele e l'America e con grandi foto del defunto Khomeini con l'ayatollah Hassan Nasrallah, leader degli Hezbollah libanesi. La retorica del presidente iraniano è forse diretta più all'opinione pubblica dei paesi musulmani (e arabi in particolare). Ma conferma un dato: dopo la guerra libanese, e quella che a Tehran è stata definita la «vittoria di Hezbollah» su Israele, il regime iraniano si sente in posizione di forza. E questo porta a inasprire i toni anche sul dossier nucleare. Del resto, anche il premier iraniano Ehud Olmert ha alzato i toni: se l'Iran non sospende il suo programma nucleare, ha detto tre giorni fa, dovrà «pagare un prezzo». Arenati di nuovo i tentativi di dialogo, il Consiglio di sicurezza dunque si appresta a decretare sanzioni: limitate, a quanto pare, ai trasferimenti di tecnologia nucleare, cosa che forse avrà poche ripercussioni pratiche al momento. Ma avrà ripercussioni politiche, e di sicurezza: una possibile «ritorsione» da parte dell'Iran sarebbe di sospendere le ispezioni dell'Aiea nei suoi impianti nucleari. Un nuovo passo nell'escalation.
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