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La Stampa Rassegna Stampa
20.10.2006 A sinistra (e non solo) il sospetto complottista sull'11/9 è obbligatorio
chi ci vede "una boiata pazzesca" diventa un traditore

Testata: La Stampa
Data: 20 ottobre 2006
Pagina: 30
Autore: Mattia Feltri
Titolo: «Deaglio-Ravera divisi dalle torri»

Dalla STAMPA del 20 ottobre 2006:

Con Giampaolo Pansa, secondo Giorgio Bocca, bisognerebbe regolare i conti in sede penale. Con Enrico Deaglio non s’è capito che si debba fare, ma nemmeno lui passa giorni tranquilli. Forse i due non lo sanno, ma hanno colpe parallele. Pansa di aver riscritto di Resistenza e antifascismo senza cedere al mito eroico. Deaglio di aver qualificato come «boiata pazzesca» un altro mito in via di fondazione, quello del grande complotto americano dell’11 settembre. Soprattutto, si sono esercitati da sinistra. Non ce lo si aspettava, e infatti Bocca, quando il governo era il precedente, accusava Pansa di essersi «voluto mettere in sintonia con gli istinti più bassi di una opinione pubblica ottimamente rappresentata dal Cavalier Berlusconi». Il premier è cambiato, ma Pansa no, e dunque non gli resta, pare, che di espiare in galera.
Gli avversari di Deaglio non hanno ancora reclamato il ricorso ai ceppi, ma il dissenso è subito andato oltre. «Devo constatare con amarezza che anche voi siete asserviti al sistema», ha scritto un lettore al Diario, il settimanale diretto da Deaglio. Da Michael Moore in poi si sono moltiplicate le tesi a proposito di un asse fra George Bush e Osama bin Laden, studiato perché l’America avesse la scusa per mettere le mani sul pianeta. L’attacco alle Torri Gemelle di New York e al Pentagono furono il piano diabolico attribuito falsamente all’estremismo islamico. All’inizio erano classificate come stramberie. Cinque anni dopo sono l’occasione per dibattiti televisivi in cui ortodossi ed eterodossi hanno pari dignità. Secondo alcuni sondaggi, un americano su tre è persuaso che la Casa Bianca abbia responsabilità dirette negli attentati dell’11 settembre. Anche in Italia la ricostruzione alternativa riscuote successi, specialmente in Internet.
Deaglio ha probabilmente spiazzato un mondo che fa riferimento anche al suo giornale pubblicando una copertina e un’inchiesta in cui le ipotesi complottistiche vengono dichiarate «un ammasso di balle». Giulietto Chiesa, che ne è invece un sostenitore, e sta lavorando in proposito a un film con Dario Fo, ha scritto al Corriere della Sera insieme col grande medievalista Franco Cardini (uomo di destra) per ribadire la sua idea, e per qualificare l’articolo di Deaglio come il goffo riciclaggio di un vecchio lavoro squalificato di Benjamin Chertoff, «nipote di Michael Chertoff, un signore che il presidente Bush ha nominato a capo del dipartimento “Homeland Security”». Come il lettore di Diario, pure Chiesa ritiene Deaglio complice, o almeno vittima, del complotto planetario.
Nel suo sito, il giornalista stana-complotti (fama che andrebbe verificata) Maurizio Blondet ha risposto alla domanda retorica stampata sulla copertina del settimanale: «Anche Diario è pagato dalla Cia?». «Sì», ha detto Blondet, e ha portato le prove: è stato in Lotta continua, coi socialisti, con la famiglia Agnelli, e insomma, ha una storia polverosa e buoni agganci. Girando in Rete, fra le pagine di Indymedia e quelle di Fulvio Grimaldi - ex della Rai vicino a Rifondazione comunista - si trova di tutto, contro Deaglio. E ieri, infine, il dubbio è arrivato anche su un quotidiano, l’Unità. Nella sua rubrica, Lidia Ravera dice di aver visto film e trasmissioni tv sulla «boiata pazzesca», che a lei tale non è parsa. Anzi, ha provato «sconcerto, angoscia e rabbia». Infine, con un artificio, e cioè riferendosi alla lealtà della moglie di Romano Prodi nel diario che tiene sul Riformista, ha osservato che «almeno sul “diario” bisogna essere sinceri». Deaglio bugiardo, dunque. Ma alla Ravera andrebbe spiegato che quella del Riformista è una rubrica satirica, e non la scrive certo Flavia Prodi.

(vedi qui l'articolo di Deaglio, che aiuta a mettere nella giusta luce anche le dichiarazioni di Lidia Ravera: ormai è evidente che crede al complotto chi vuole crederci)

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