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Il Giornale Rassegna Stampa
20.10.2006 Ahmadinejad predica ancora la distruzione di Israele
e ribadisce l'intransigenza sul nucleare

Testata: Il Giornale
Data: 20 ottobre 2006
Pagina: 14
Autore: Gian Micalessin
Titolo: «L’Iran: «Israele deve sparire è una vergogna dell’umanità»»

Dal GIORNALE del 20 ottobre 2006:

Teheran lo sa, il suo tempo ormai s'assottiglia. Per un po' la grande paura “coreana” ha fatto passare in secondo piano la minaccia atomica iraniana, ma il momentaneo vantaggio si è già esaurito. Svanito lo smarrimento iniziale la comunità internazionale cerca di capire come non ripetere gli stessi errori. La bozza di risoluzione studiata per ottenere un primo voto del Consiglio di Sicurezza su un pacchetto di limitate sanzioni torna d'attualità. E l'Iran torna in trincea. Fa sentire la sua voce il “grande negoziatore” Alì Larijani, facendo capire che un voto del Consiglio di Sicurezza vanificherà ogni possibilità di dialogo. Riprende ad alzare i toni il presidente Mahmoud Ahmadinejad ricordando che la Repubblica islamica, pur essendo pronta a discutere, non intende rinunciare a una sola virgola dei propri diritti. Poi con una tattica consueta il presidente lancia un nuovo attacco a Israele definendolo un regime fasullo e illegale, destinato alla scomparsa. «Il regime sionista è disonesto, illegittimo, falso, è una vergogna per l'umanità e non può sopravvivere... è stato creato dalle grandi potenze per fargli commettere tutti i crimini che garantiscono i loro interessi», ripete rilanciando temi consueti. Promette anche «un gesto decisivo per la liberazione di Gerusalemme occupata e definisce l'esistenza dello Stato ebraico «la madre di tutti i problemi del mondo». «Gli Stati della regione - minaccia ancora - non riconosceranno mai questo regime fasullo, neanche tra cento anni. La rabbia dei popoli del Medio Oriente sta per traboccare e presto spazzerà via le potenze complici dei sionisti». Un delirio. Argomenti destinati non all'auditorio occidentale, ma a guadagnare consensi tra l'opinione pubblica delle nazioni islamiche di fede sunnita. Quindi, fedele alla linea già indicata da Larijani, grande negoziatore e uomo di fiducia della Suprema Guida Alì Khamenei, il presidente insiste sull'idea di un dialogo senza concessioni per la questione nucleare. «Siamo favorevoli a trattare, ma senza indietreggiare di una virgola sui nostri diritti». Larijani 24 ore prima si era spinto più in là facendo intendere che se il Consiglio di sicurezza voterà le sanzioni, il Parlamento di Teheran adotterà una legge per impedire qualsiasi ispezione dell'Agenzia internazionale per l'energia atomica. «Se il Consiglio di sicurezza passerà una nuova risoluzione non saremo in grado di riprendere i negoziati – ha detto mercoledì Larijani -, un braccio di ferro condotto attraverso il Consiglio di sicurezza rappresenta una minaccia alla nostra sicurezza e ci costringerà a cambiare atteggiamento». Gli argomenti adottati non sembrano molto convincenti. L'ultimo tentativo di dialogo avviato da Javier Solana si è risolto, a detta dallo stesso responsabile della politica estera europea, in un fallimento. Ora nessuno è più disposto a riprovarci e anche l'Europa sembra convinta della necessità di approvare il primo blocco di sanzioni.

Di seguito, un trafiletto su una grave notizia ripresa da un quotidiano israeliano:

Gerusalemme. L'Iran avrebbe dato al capo dell'ufficio politico di Hamas, Khaled Mashaal, 50 milioni di dollari per convincerlo a sabotare, quasi all'ultimo minuto, un accordo che avrebbe dovuto portare alla liberazione del caporale israeliano Ghilad Shalit in cambio della scarcerazione da parte di Israele di centinaia di palestinesi. Lo scrive il giornale israeliano Yediot Ahronot, secondo cui Mashaal aveva già dato un assenso di massima a un'intesa per far consegnare al presidente palestinese Mahmud Abbas il caporale in occasione della festa musulmana che chiude il mese sacro del Ramadan

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