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Fiamma Nirenstein ci parla della guerra antisemita contro l'Occidente

Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein". 
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)

Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine. 



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Corriere della Sera Rassegna Stampa
19.10.2006 Israele in cerca di un candidato alla presidenza
Elie Wiesel, Natan Sharansky, Amos Oz e la laburista Colette Avital tra i nomi proposti

Testata: Corriere della Sera
Data: 19 ottobre 2006
Pagina: 19
Autore: Davide Frattini
Titolo: ««Wiesel in Israele come presidente»»
Dal CORRIERE della SERA del 19 ottobre 2006:

GERUSALEMME — «Mi interessa studiare il mondo fisico, non ho la capacità o l'esperienza per trattare con gli esseri umani». Nel 1952, Albert Einstein rifiutava la proposta del premier David Ben-Gurion di diventare il secondo presidente d'Israele. L'idea era stata lanciata in un editoriale dal quotidiano Maariv
(«eleggiamo il più grande ebreo vivente») e dev'essere piaciuta anche a Ehud Olmert. Che ripete di volere un personaggio fuori dai giochi politici, in pubblico non fa ancora nomi, ma starebbe già pensando a un suo candidato: Elie Wiesel.
Sopravvissuto all'Olocausto, premio Nobel per la Pace nel 1986, scrittore e docente universitario in America, Wiesel, 78 anni, ha tutte le qualità — spiegano a
Maariv i consiglieri del primo ministro — per ridare dignità alla più alta carica dello Stato, danneggiata dallo scandalo sessuale che ha coinvolto Moshe Katsav. Come Einstein, non è cittadino israeliano (potrebbe diventarlo in breve tempo), ma sa l'ebraico (lo scienziato avrebbe dovuto imparare la lingua). «Anche se la proposta non gli è ancora stata fatta — scrive il giornalista Ben Caspit — Olmert è convinto che la scelta esalterebbe gli israeliani e la comunità internazionale. Lo vede come una testata nucleare nella diplomazia necessaria a combattere il programma atomico iraniano». Wiesel ha aiutato Olmert a scrivere il discorso pronunciato davanti al Congresso americano, alla fine di maggio.
Il primo ministro deve trovare un candidato che gli assicuri una vittoria sull'opposizione e avrebbe paura di scommettere su Shimon Peres, che già nel 2000 era stato battuto a sorpresa proprio da Katsav. «Anch'io ho ricevuto un premio Nobel per la Pace, ho scritto libri, sono noto in tutto il mondo» si è lamentato Peres. Olmert non vuole trovarsi neppure a dover sostenere Reuven Rivlin, ex presidente del Parlamento, che nel Likud si era ribellato a lui e Ariel Sharon per protestare contro il ritiro da Gaza. Se l'operazione Wiesel non dovesse funzionare, il premier punterebbe su Natan Sharansky, che la settimana scorsa si è dimesso dalla Knesset e dalla politica.
Da sinistra, la laburista Colette Avital non nasconde di voler diventare la prima donna presidente e un gruppo di imprenditori ha creato un comitato per sostenere la candidatura del romanziere Amos Oz. «È difficile trovare un indipendente disposto ad accettare — commenta il Jerusalem Post — perché dopo Katsav chiunque, anche il più virtuoso, verrà sottoposto a un esame continuo dei giornali e forse della polizia». Così hanno già detto di no Amnon Rubinstein, rettore del centro interdisciplinare di Herzliya, e Aharon Barak che è appena andato in pensione da presidente della Corte suprema.
Olmert non vuol fare alcun nome fino a quando il procuratore generale Menachem Mazuz deciderà se intende incriminare Katsav. Il presidente, che dovrebbe restare in carica fino a luglio 2007, si prepara a rispondere alle accuse della polizia (stupro e molestie sessuali contro le sue impiegate, uso illecito di fondi pubblici) in una conferenza stampa.
Per ora il primo ministro non lo ha attaccato pubblicamente e ieri a Mosca ha dovuto difenderlo dalle frecciate di Vladimir Putin. «Saluti il presidente. Ci ha davvero sorpreso tutti — avrebbe commentato sarcastico il leader russo — non credevamo sapesse cavarsela con dieci donne».

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