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La Turchia e il genocidio degli armeni 18/10/2006
Spettabile Redazione,

ho letto con interesse la lettera della Signora Maria Pia Bernicchia
sulla controversia circa l'ingresso della Turchia nella Ue e sono
sostanzialmente d'accordo con le sue conclusioni: la Francia e l'Ue non
hanno certamente l'autorità morale per rinfacciare al Governo turco le
responsabilità dei loro predecessori riguardo lo sterminio degli armeni,
specie se, oltre all'antisemitismo strisciante nel nostro continente,
aggiungiamo il fatto che l'Ue intrattiene cordiali rapporti diplomatici
ed economici con l'Iran di Mahmud Ahmadinejad, il quale, come è noto,
oltre a negare sfacciatamente la realtà storica della “soluzione
finale”, ha manifestato il criminale proposito di proseguire l'opera di
Adolf Hitler dichiarando di voler distruggere lo Stato di Israele.
Tuttavia mi permetto di aggiungere una considerazione personale. Se è
certamente vero che sarebbe insensato imputare una qualche colpa
all'attuale Governo del Primo Ministro Recep Erdogan per i crimini
commessi dal sultano Abdul Hamid prima (1894) e da Enver Pascià e Talaat
Bey dopo (1915), nondimeno ritengo che gli statisti turchi non possano
trincerarsi dietro argomentazioni del tipo “chi è senza peccato scagli
la prima pietra” per continuare a rifiutare di riconoscere la verità
storica del genocidio del popolo armeno. Con l'ammissione di tali
argomentazioni non si sarebbe fatto il processo di Norimberga, visti i
numerosi stracci nel bucato (discriminazione razziale negli Usa;
antisemitismo in Francia; complicità dell'Urss nella distruzione della
Repubblica polacca ad opera del Terzo Reich oltre all'occupazione
militare degli Stati Baltici e alla guerra di aggressione alla
Finlandia, tanto per citarne qualcuno) dei Paesi da cui provenivano
giudici e procuratori che giudicarono e condannarono gli odiosi delitti
del nazionalsocialismo. Il problema, come osserva giustamente la Signora
Bernicchia, non consiste nell'inammissibilità della Turchia nell'Ue per
ragioni morali; il problema, a mio avviso, sta nel fatto che un Paese
democratico non può permettersi il lusso di sorvolare su tremendi fatti
storici come il genocidio di un popolo. Che penseremmo di un futuro
Cancelliere della Repubblica Federale Tedesca il quale negasse o anche
solo ridimensionasse lo sterminio delle comunità ebraiche europee
compiuto da Hitler giustificandosi con il fatto che l'antisemitismo
oltre che in Germania alligna anche in altri Paesi?


Molti cordiali saluti

Luigi Prato, Sassari

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