Lettera aperta a S.E. Cardinal Jozef Mindszenty Primate d'Ungheria
Eminenza Illustrissima,
ricorre in questi giorni il 50° anniversario dell'invasione dei carri armati sovietici che soffocarono nel sangue il tentativo della cattolica nazione ungherese di ribellarsi al duro e spietato gioco del comunismo. Ella ne fu una nobile figura. Figura oggi negletta e dimenticata da tutti.
Oggi la nostra fede, quella dei nostri Fratelli Maggiori e la loro esistenza, é minacciata da un altro mostro forse pił forte e pericoloso del comunismo di cui Ella fu martire ed oppositore.
Sono certo che oggi, di fronte a questa nuova guerra contro il cristianesimo e contro il diritto all'esistenza di Israele, Ella sarebbe il primo a far sentire la Sua ferma voce in difesa del Vicario di Cristo, Cui nelle Sue Memorie dedica le sofferenze e le umiliazioni patite, e a difesa dei nostri Fratelli Ebrei a differenza dei Suoi pavidi confratelli rimasti i pił nei pił avvilenti dei silenzi.
Ricordo quando "ragazzo della buona stampa" distribuivo tra gli insulti dei ballatoi e delle ringhiere di Turro-Milano L'Italia il quotidiano cattolico di un tempo che parlava della Sua dura prigionia: ora L'Avvenire tace.Tace come tutti i quotidioni ai quali mi sono rivolto affinchč Le dedicassero in questi giorni la giusta memoria.
Faccio ora affidamento agli Amici di Informazione Corretta affinchč queste poche parole le arrivino ad Estergom dove riposa cullato nel Suo sonno dalle onde del Danubio.
Ricordo il Suo sorriso quando molti anni fa, in una fredda mattinata di novembre, ci incontrammo per un attimo in un collegio di Suore viennese sede del Suo esilio.
Le ho dedicato il mio ultimo lavoro scientifico presentato, anni fa, proprio in quel di Bupadest ma in una Ungheria libera e sovrana come era e fu Suo desiderio.
Il Duomo di S. Stefano, pur disadorno e privo delle sue campane, in quella domenica era affollato: gli Ungheresi grazie a Lei erano rimasti fedeli in Cristo. La chiusura della navigazione sul Danubio ha impedito un nuovo seppur diverso incontro, me scuso.Sono certo che Papa Benedetto provvederą quanto prima a renderLe come merita gli onori degli altari o quantomeno me lo auguro, anche se so in cuor mio che Ella non se ne cura.
Eminenza Carissima La lascio al Suo eterno sonno con l'unica speranza che almeno la mia voce, grazie ad Amici amanti della Veritą e della Giustizia, Le possa giungere carezzevole: non mi facciano anch'Essi torto.
Con filiale devozione
Giuseppe Casarini-Binasco (MI)