A Imma Vitelli scappa di mano l'intervista all'ulema ne viene fuori un testo rivelatore, che merita di essere letto
Testata: Europa Data: 12 ottobre 2006 Pagina: 3 Autore: Imma Vitelli Titolo: ««Il velo dovreste indossarlo anche voi»»
Imma Vitelli precisa subito che "non tutti gli sceicchi sono così" Per esempio "quelli che hanno studiato all’università Al Azhar del Cairo (...) tendono a essere più ecumenici": si limitano in genere a giustificare gli attentati antisraeliani. Lo sceicco Ahmed Omari invece, intervistato dalla giornalista, non riesce a trattenersi: le dà dell'infedele, le dice che dovrebbe portare il velo, che andrà all'inferno se non si convertirà all'islam.
Il tentativo di un rassicurante "scambio di idee sulla donna in Islam" volto a promuovere una serena visione multiculturalista è così fallito, malgrado i benintenzionati sforzi della giornalista .
Il risultato merita di essere letto. Potrebbe essere una metafora dei rapporti tra Occidente e fondamentalisti- Loro ci dicono tutto, apertamente. Noi, aggrappati alle nostre illusioni, rifiutiamo di credere alle loro chiare parole.
Ecco il testo, da EUROPA del 12 ottobre 2006:
Istruzioni per la lettura di questo articolo: non sono tutti così, gli sceicchi. Quelli che hanno studiato all’università Al Azhar del Cairo, per dire, tendono a essere più ecumenici. Quelli indottrinati all’ateneo Imam Mohammed ibn Saud el Islamiya di Riyadh, invece, li riconosci subito. Ti danno della kefira, dell’infedele, anche se sei cristiana. Ti dicono che andrai all’inferno, a meno che non ti converta all’Islam. Ci provano pure, a convertirti, nel corso di un’intervista. Somigliano, insomma, all’ulema Ahmed Omari. Ha una cinquantina d’anni, una moglie, sette figli, la barba e un turbante bianco. Èil direttore di una madrasa alla periferia sud di Beirut: 650 studenti dalle elementari al liceo, la regola è che le bambine portino l’hijab. Il nostro doveva essere uno scambio di idee sulla donna in Islam nei giorni in cui in Gran Bretagna, e nel resto d’Europa, si dibatte di velo integrale. È andato oltre, è andato come segue. Sceicco Omari, perché l’Islam copre le donne? Allah ha creato la donna e le ha assegnato un compito onorevole: la discendenza. È il fondamento della famiglia e quindi della società e quindi delle nazioni. Coprendo la donna preserviamo tutto ciò. Proteggendo il suo corpo, impediamo che diventi un prodotto, come accade nella pubblicità. Si può proteggere la famiglia la società e le nazioni anche senza coprire le donne. O no? No. Vede, l’Islam ha riflettuto molto sugli istinti. La libido è più potente nella donna che nell’uomo. Essa è facilmente preda del desiderio, per questo ne vediamo tante diventare prodotti sul mercato. Se la copri la preservi, la proteggi, neutralizzi il suo istinto sessuale e anche quello degli uomini. Il desiderio è consentito in Islam solo nel matrimonio. La donna non velata induce in tentazione, gli uomini la guarderanno e la desidereranno e questo desiderio è già peccato. Riesce difficile, a un’occidentale, pensare che il velo sia necessario per evitare adulterio e disastri vari. Siamo, dunque, degli animali? Allah ha chiesto a entrambi i sessi di tenersi a freno ma la donna deve sforzarsi di più in quanto è sensualità, è bellezza, di più: è la materializzazione della bellezza sulla terra. L’Islam ha dato la libertà alle persone, ma ha posto dei limiti. Gli esseri umani hanno bisogno di regole. La libertà assoluta comincia coi peccati venali e finisce con quelli mortali. Allah ha voluto così chiudere la porta del male. Cosa pensa allora dell’emancipazione femminile? Ci sono due lati nella cultura occidentale; uno è il progresso tecnologico che ammiro; l’altro è la cultura del vizio, ovvero la libertà sessuale. Per questo aspetto, noi musulmani abbiamo pietà di voi e ci preoccupiamo della vostra condizione. Per questo, vi chiediamo di dialogare con noi per stabilire alla fine chi, tra le due nostre civiltà, ha ragione e chi ha torto. Cioè: lei ha pietà di me? Si, ho pietà di lei, perché l’Islam si preoccupa anche degli altri. Non vogliamo la felicità solo per noi. Sappiamo che chi segue gli insegnamenti del profeta Maometto, che la pace sia con lui, andrà in paradiso, mentre chi non segue le regole dell’Islam, non segue gli insegnamenti di tutti i profeti e dei libri sacri, Corano incluso, questi andranno all’inferno. Andrò, dunque, all’inferno? Si. Vede, per andare in paradiso bisogna passare attraverso tante porte. È necessario molto impegno, molta cultura, molta disciplina. Se si seguono gli insegnamenti di Maometto, Cristo, Mosè, Abramo e tutti i profeti, alla fine si arriva in paradiso. Io sono nata cristiana. Dunque il paradiso secondo lei mi è precluso? Ha bisogno di seguire gli insegnamenti dell’Islam, per andarci. Ma io sono nata cristiana. L’Islam non considera la Cristianità una religione. Il Cristianesimo è una denominazione che indica un gruppo che segue Cristo; l’Islam invece è una religione, una religione universale, che ingloba tutte le religioni. Se un cristiano ama il Cristo ed è un suo fedele, non c’è problema, a condizione che accetti l’Islam, la religione che comprende tutte le altre religioni, perché Cristo, Mosè, Abramo e tutti i profeti hanno preannunciato la parola dell’Islam. E perché il Cristianesimo non sarebbe una religione? Perché Cristo ha impartito i suoi comandamenti, ma i cristiani non li seguono. Musulmano è colui che si dà completamente a Dio, che è uno, che non è mai nato, che non ha eguali. Cristo ha detto sono il servo di Dio, ma non ha detto sono il figlio di Dio, e non ha mai detto sono Dio. Cristo non ha detto niente sulla trinità. La trinità non è accettabile per l’Islam. Secondo lei io sono un’infedele? Tutti coloro i quali sono al di fuori dell’Islam li chiamiamo infedeli. Anche se sono monoteisti? Se sono monoteisti, vuol dire che sono anche musulmani. Ebrei e cristiani sono monoteisti, non musulmani. Se dicono di essere monoteisti e accettano Maometto come profeta di Dio, e credono in tutti i profeti, allora nella nostra dottrina sono anche musulmani. Coloro i quali non accettano i cinque pilastri dell’Islam, li chiamiamo kuffar, infedeli. Chi sostiene che Gesù è il figlio di Dio è un mushrik, un politeista. E comunque non tutti gli infedeli sono nemici. L’intervista sarebbe finita, ma lo sceicco ha qualcosa da aggiungere, una missione da compiere. «Inshallah, si converta all’Islam», dice, con un sorriso. «Guardi che è più soddisfacente essere la quarta moglie di un musulmano che l’apprezza per quel che è, che la ragazza di un occidentale che va e viene e che la sua carne la consuma », spiega. Prego? La nostra felicità è profonda; la vostra è superfi- ciale, fondata com’è sul corpo. Poi si alza, prende un libro, in inglese, e me lo regala. «Non le dico di convertirsi oggi. Le consiglio solo di cominciare a studiare». Su una copertina blu notte, svetta un minareto d’oro, e il titolo: Storie dei profeti. L’autore è l’ulema siriano del 1300 Ibn Kathir, noto precursore del trend islamico salafita, quello più letterale, quello adottato dai più radicali, quello che si insegna nelle università dell’Arabia Saudita, dove ha studiato lo sceicco Omari.
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