"Correzione" al discorso di Ratzinger sull'islam, sul sito web del Vaticano la cronaca di Caterina Maniaci
Testata: Libero Data: 10 ottobre 2006 Pagina: 16 Autore: Caterina Maniaci Titolo: «Il Papa sbianchetta la frase anti-islam»
Da LIBERO del 10 ottobre 2006, un articolo sulle "correzioni" apportate al discorso di Ratzinger a Ratisbona nella versione on-line. Ecco il testo:
ROMA Due "ritocchi", ma certo significativi, e una nota finale, per dimostrare tutta la buona volontà di Papa Benedetto XVI verso il mondo musulmano, che si è sentito "insultato" dal suo discorso del 12 settembre scorso a Ratisbona e che i fondamentalisti hanno preso a pretesto - l'ennesimo - per scatenare manifestazioni di piazza e polemiche feroci, fino a minacciare di morte il Pontefice. Modifiche che chiariscono ulteriormente il suo pensiero sui rapporti con l'islam e il senso di quelle parole. Sullo sfondo, soprattutto, c'è il viaggio in Turchia e ogni possibile sforzo, da parte del Vaticano, per evitare che sia strumentalizzato, o peggio usato per dare sfogo a nuove violenze. Ecco di cosa si tratta. Nel passaggio, dedicato al molto discusso dialogo tra Manuele II Paleologo e un dotto persiano, due sono le modifiche, lievi ma significative, intervenute tra i due testi. La prima riguarda le parole che l'imperatore bizantino riserva al profeta dell'islam: «Mostrami pure ciò che Maometto ha portato di nuovo, e vi troverai soltanto delle cose cattive e disumane, come la sua direttiva di diffondere per mezzo della spada la fede che egli predicava». La citazione è preceduta da un avvertimento del Papa: all'università di Ratisbona Benedetto XVI aveva commentato sottolineando che l'osservazione di Manuele II Paleologo è pronunciata «in un modo sorprendentemente brusco, brusco al punto che ci stupisce». Nel testo, diffuso ieri ufficialmente dalla Sala Stampa e disponibile, insieme alla prima "versione", nel sito www.vatican.va, si legge che l'imperatore bizantino si espresse «in modo sorprendentemente brusco, brusco al punto da essere per noi inaccettabile». La seconda modifica riguarda la sura 2, 256 del Corano («Nessuna costrizione nelle cose di fede»). In Baviera Benedetto XVI aveva sottolineato che si tratta «probabilmente una delle sure del periodo iniziale, dicono gli esperti, in cui Maometto stesso era ancora senza potere e minacciato». Nel testo pubblicato ieri si precisa che a sostenere questa tesi sono «una parte degli esperti». Da sottolineare, poi, l'importante nota numero 3 al testo, che fa riferimento alla stessa frase "incriminata". Il Papa sostiene, fra le altre cose, che, «questa citazione, nel mondo musulmano, è stata presa purtroppo come espressione della mia posizione personale, suscitando così una comprensibile indignazione» e dichiara di avere per il Corano «il rispetto dovuto al libro sacro di una grande religione». Poi ripete che, citando il testo di Manuele II, ha voluto unicamente «evidenziare il rapporto essenziale fra fede e ragione», un punto-chiave e irrinunciabile, tanto che papa Ratzinger sostiene: «In questo punto sono d'accordo con Manuele II, senza però fare mia la sua polemica». La Santa Sede, insomma, intende sgombrare il campo da ogni equivoco ed eliminare ogni appiglio per future polemiche e altro. Un ulteriore segnale, in tal senso, va letto nell'iniziativa di diffondere in arabo le catechesi del Papa sul sito della rivista Oasis www.cisro.org, fondata dal patriarca di Venezia Angelo Scola. Grazie al contributo di "Aiuto alla Chiesa che soffre" ogni lunedì sarà inserita la catechesi pronunciata dal Papa il mercoledì precedente. E a proposito del viaggio in Turchia, ci sarà un'altra importante e spinosa questione che Benedetto XVI affronterà: quella degli armeni, o meglio del genocidio degli armeni, mai voluto ammettere ufficialmente da ogni governo turco, dal 1915 in poi. Il Papa, infatti, incontrerà il patriarca armeno apostolico Mesrop II il 30 novembre. Durante questo incontro probabilmente non userà il termine "genocidio", appunto per evitare uno scontro diplomatico con le autorità turche. Ma è altrattanto probabile che il Papa non rinuncerà ad un forte richiamo alla necessità che ad ogni popolo sia riconosciuta la propria storia, quindi anche al popolo armeno. Potrebbe bastare per scatenare nuovi attacchi e per lanciare accuse senza senso, ma che di questi tempi si diffondono con rapidità e successo. Anche in Occidente.
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