Sul CORRIERE della SERA di oggi, 8/10/2006, a pag.38 André Gluksmann torna sul caso Redeker. E fa bene, guai ad archiviarlo, è bene che noi europei facciamo un uso migliore della memoria, un grazie a Gluksmann che ci aiuta a ricordarlo. Perchè i nostri lettori non scrivono una bella e-mail domenicale al giornale che leggono abitualmente chiedendo notizie di Robert Redeker ? Che fine ha fatto ? Perchè non se ne sa più nulla ? Perchè chi ha invitato a ucciderlo non viene scoperto e sanzionato ?
Ecco l'articolo:
«Niente libertà per i nemici della libertà!». «Vietato vietare!».
Simili slogan contengono ingiunzioni paradossali, che danno adito a discussioni infinite. Il disilluso conclude che la tolleranza è faccenda intricata e concetto confuso. L'intollerante, approfittando del guazzabuglio, esige rispetto per i suoi pregiudizi, veti e anatemi: dite che è vietato vietare? Ne deduco che è vietato vietarmi di vietare.
E' bastato che Robert Redeker pubblicasse su Le Figaro
un articolo solidale verso il Papa e contenente un' analisi personale del rapporto tra Islam e violenza, perché venisse minacciato di morte. Qualche anima buona sussurra che il «provocatore», ridotto alla clandestinità e sotto protezione della polizia, se l'è cercata.
Tuttavia, non si deve vacillare, assolutamente: possiamo discutere se Redeker avesse ragione o torto; non possiamo discutere, invece, se egli avesse o meno il diritto di esprimere la propria opinione. La legge francese è chiara e precisa, ed esclude qualsiasi censura preventiva. Tutti hanno il diritto di dibattere l'idea espressa da qualcuno, ma soltanto a posteriori, salvo appellarsi alle giurisdizioni competenti. All'interno della République, nessuno ha il diritto di attentare all'imprescindibile libertà di pregare, pensare, parlare e scrivere. Chi ricusasse uno soltanto di questi diritti incondizionati, si farebbe beffe di tutti gli altri, precludendosi la possibilità di invocarli. Spetta, dunque, alle autorità morali, politiche e religiose — senz'alcuna eccezione — condannare chiaro e forte — senz'alcuna restrizione — le minacce proferite contro Robert Redeker. In Francia non vige la legge della lapidazione, né quella dell'esecuzione dei «malpensanti».
Attenti alle derive! Pur esprimendo la propria «solidarietà» verso il professore di filosofia, il ministro dell'Istruzione francese Gilles de Robien aggiunge di slancio che «un funzionario ha il dovere di mostrarsi prudente e moderato in ogni circostanza». Che vuol dire? Nel nostro caso, che il funzionario sarebbe meno libero di impugnare una penna e scrivere rispetto a un giornalista non funzionario, un pensionato, un uomo d'affari, un clochard? Un'inattesa postilla allo statuto della funzione pubblica? O, piuttosto, un nuovo e odioso «principio di precauzione» in materia spirituale?
E' una china pericolosa. L'Opera di Berlino cancella dal cartellone l'«Idomeneo» di Mozart, sintomo inquietante. Era una ripresa: la stessa rappresentazione, quattro anni fa, non sollevò alcuno scandalo. Al punto cui siamo giunti, basta che un ufficiale di polizia esterni una sua preoccupazione perché la direttrice dell'Opera prenda drastici provvedimenti.
Varie autorità, tra cui il ministro dell'Interno tedesco Wolfgang Schäuble e altri esponenti politici, hanno denunciato l'«autocensura», l'«amputazione del pensiero» e una «una vile genuflessione terrorizzata dinnanzi a un terrorismo virtuale». A nulla è valso; lo spettatore è rimasto senza spettacolo. L'Unione Europea ha intenzione di liquidare il proprio genio culturale, l'innata insolenza che l'Atene di Socrate e Pericle salutava come
parrhesia: la schiettezza, il diritto- dovere di esprimere la propria opinione, quand' anche scioccante? E noi, abbiamo intenzione di ottemperare a una polizia del pensiero imposta da un manipolo di predicatori fanatici?
Difendendo la propria libertà, lo spirito europeo non aggredisce alcuna cultura. Anzi, assicura a tutti, cattolici o protestanti, ebrei o musulmani, religiosi e non, il diritto di esprimersi, di contraddire e di inventare. E, così facendo, fa sapere che in un mondo in fiamme, l'Europa rimane un'oasi dove ciò che una coscienza, anche solitaria, ha da dire viene ascoltato, diffuso e discusso.
Niente a che vedere con l'odio indiscriminato verso i musulmani, tutt'altro! I lavoratori immigrati, gli scrittori o i teologi musulmani hanno bisogno delle nostre libertà. L'Europa non dimentica che, dieci secoli fa, riscoprì le sue radici greche e i propri lumi in un Islam più aperto di essa. Né ignora che i primi a essere colpiti dagli islamisti sono i musulmani.
L'affaire Redeker va ben al di là dello stesso Redeker. Se resisteranno alle aggressive intimidazioni che incombono sul proprio modo di vivere e di comunicare, gli europei riusciranno a debellare su scala globale il potere dilagante del coltello, dei kalashnikov e delle bombe umane.
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