Chirac vuole dare il nucleare all'Iran rompe il fronte occidentale cercando anche di "anticipare l'Italia"
Testata: La Stampa Data: 05 ottobre 2006 Pagina: 12 Autore: Domenico Quirico Titolo: «Parigi rompe il fronte occidentale e tenta di anticipare l’Italia con due società francesi»
Da La STAMPA del 5 ottobre 2006:
Chirac non rinuncia mai ai suoi progetti, anche se sono vecchi e il mondo non è più lo stesso. Nel 1974 era già premier quando sbarcò a Teheran con un contratto principesco: la costruzione di una ventina di centrali nucleari attraverso il consorzio europeo per l’arricchimento dell’uranio (Eurodif) di Pierrelatte nella Drôme. Era quello ancora l’Iran dello scià, danaroso e ambiziosissimo, che volesse ardentemente delle centrali non spaventava nessuno. Khomeini lo cancellò poi in modo brusco, innescando un interminabile e feroce contezioso giuridico internazionale con connesse vicende di ostaggi francesi in Libano. Furono necessari 330 milioni di dollari di indenizzo per farli tornare a casa. Sono passati trentadue anni e la tentazione è di nuovo lì: questa volta il tentatore si chiama Mohammed Saidi, uno dei tanti responsabili del progetto atomico iraniano che conducono la trattativa con l’Occidente in un micidiale impasto di minacce e buone maniere. «Noi abbiamo un’idea - ha annunciato - creare con la Francia un consorzio di cui facciano parte le società francesi Eurodif e Areva per procedere al contestato arricchimento dell’uranio in Iran che così potrà essere sorvegliato». L’idea non è nuova: un anno fa il presidente iraniano Ahmadinejad aveva evocato «un partner serio nel settore privato e pubblico di altri paesi sul programma di arricchimento dell’uranio». La Russia si fece avanti ma Mosca, pressata dagli americani e dagli occidentali, offriva di collaborare in centrali russe. La reazione del portavoce del ministero degli esteri francese alla proposta di Saidi è stata significativamente sfumata: «Se c’è una risposta positiva sulla sospensione dell’uranio si potranno aprire negoziati dove ognuno può portare le proposte che desidera». Solana, che tratta per l’Unione Europea, è andato più avanti giudicando «interessante» l’idea di un simile sistema di «sorveglianza». Un anno fa, quando accennò al consorzio il primo ministro di Teheran, fu sepolto da un’unanime valanga di no. Potrebbe essere, si intende, l’ennesimo bluff in cui l’Iran è maestro. In fondo il sottosegretario di stato americano Nicholas Burns sta negoziando la lista delle possibili sanzioni con gli altri recalcitranti componenti del quintetto che segue lo spinoso dossier iraniano. E ieri Ahmadinejad è tornato a parlare di un Iran deciso ad andare fino in fondo. Ma ci sono spessi indizi che fanno pensare a un’accorta operazione a due con Chirac. Elenchiamoli. Alla vigilia dell’assemblea generale dell’Onu un inviato iraniano si era incontrato con il presidente all’Eliseo. Riservatezza assoluta. Chirac, subito dopo, a New York propose di negoziare senza più farsi imbarazzare dalla precondizione della sospensione dell’arricchimento dell’uranio. Colpo di scena che ha mandato in frantumi l’unità degli occidentali, incrudendo l’umore di Bush e della cancelliera Merkel. Poi è arrivata la succosa proposta iraniana. Un regalo per aver seminato il dubbio nel campo avversario? In fondo la creazione del consorzio può giovare a tutti. L’Occidente, che non ha nessuna voglia di impaludarsi in incerto confronto sanzionatorio con lo scorbutico Ahmadinejad, salverebbe la faccia ottenendo un minimo di controllo sulle evidenti tentazioni nucleari iraniane. Teheran potrebbe intabarrare questo finale come una vittoria. Ma a incassare di più sarebbe la Francia. Con un mega contratto per Areva diretta da Anne Lauvergeon detta «Atomic Anne», una manager chirachiana al 150 per cento. Strapperebbe un super dossier internazionale a Bush, cosa che manda sempre in sollucchero Chirac. Il contingente di soldati francesi in Libano a pericoloso contatto con i torvi alleati di Teheran, gli hezbollah, sarebbero al sicuro da rappresaglie. Parigi diventerebbe il garante degli ayatollah in occidente, che possono sdebitarsi facilmente con contratti per esempio per Total e Renault. Era il ruolo a cui l’Italia si era prepotentemente candidata con le iniziative di Prodi e D’Alema. A Chirac non è sfuggito questo secondo fronte di avvampante concorrenza italiana dopo il Libano. Ma nell’ottobre del 1999 quando Khatami venne a Parigi in visita da Chirac dove andò a deporre una corona? Sulle tombe di Pierre e Marie Curie, i pionieri francesi dell’atomo.
Cliccare sul link sottostante per inviare una e-mail alla redazione della Stampa