Barbara Uglietti non sa cosa sia Hamas ma riporta senza repliche la sua propaganda
Testata: Avvenire Data: 05 ottobre 2006 Pagina: 13 Autore: Barbara Uglietti Titolo: «La Rice forza Abu Mazen:serve un governo di pace»
Secondo Barbara Uglietti, autrice di una cronaca pubblicata da AVVENIRE del 5 ottobre 2006 Hamas non riconoscerebbe Israele " anche perché proprio su questo nodo il movimento ha finito per giocarsi la partita politica con il partito rivale Fatah.". Nessuna menzione è fatta del vero motivo per il quale Hamas rifiuta di riconoscere Israele: nel suo statuto è scritto che la "Palestina" è un lascito divino ai musulmani e che nessuno di loro, né individualmente, nè in gruppo ha od avrà mai il diritto di alienarlo. Riconoscere Israele cioè, comporterebbe secondo l'ideologia fondamentalista di Hamas la violazione di un dovere religioso.
L'articolo si chiude riportando la propaganda del gruppo islamista. Nessuna replica alle accuse di Ismail Haniyeh a Condoleezza Rice. Ecco il testo:
L'accoglienza a Ramallah (Cisgiordania) non è stata delle migliori: prima quelli della Jihad islamica che le dicevano di «non» essere la benvenuta, poi le minacce in Internet di un sedicente gruppo di «al-Qaeda in Palestina». Ma Condolezza Rice ha tirato dritto per la sua strada, concentrando il significato della sua missione nei Territori in un solo concetto: gli Stati Uniti sosterranno il presidente palestinese Abu Mazen, raddoppiando gli sforzi in favore dell'Anp, ma Abu Mazen deve trovare il modo di formare un governo «di pace», un governo che sappia dialogare con Israele e appoggiare la formula dei due Stati (Israele e Palestina) che si riconoscano reciprocamente e possano vivere «democraticamente» un accanto all'altro. Una missione quasi-impossibile per il presidente dell'Anp. Certo gli aiuti americani che finiranno nelle sue tasche sono un valido argomento da spendere nei Territori, ormai alla fame, ma le violenze di questi ultimi giorni tra le fazioni palestinesi la dicono lunga su quanto possa essere difficile trovare un accordo sul cuore della questione, ovvero il riconoscimento di Israele: un punto su cui Hamas si ostina a non cedere, anche perché proprio su questo nodo il movimento ha finito per giocarsi la partita politica con il partito rivale Fatah. Un confronto che in effetti di "politico" ha ormai ben poco: prima gli scontri tra gli uomini dell'una e dell'altra parte (12 morti), poi le minacce, martedì, di Fatah («colpiremo i leader di Hamas»), e poi dalle minacce ai fatti: ieri le Brigate dei martiri di al-Aqsa (braccio armato del Fatah) hanno ucciso un leader locale di Hamas, Mohammed Odeh, in un agguato vicino a Qalquilya (Cisgiordania). Un governo di unità nazionale resta l'ipotesi migliore, ma, considerati tutti i fallimenti precedenti, difficilmente percorribile senza un "atto di forza" di Abu Mazen. Già prima di ricevere la Rice, il presidente era ritornato sulla possibilità di ricorrere ai propri «poteri costituzionali» per sciogliere l'attuale esecutivo (a guida Hamas) e aprire la strada a una coalizione allargata. E durante la conferenza stampa con il segretario di Stato Usa ha confermato che se «entro due settimane» non si troverà un'intesa, lui ricorrerà alle sue prerogative. A quel punto, «tutte le opzioni saranno aperte», ha sottolineato il presidente con riferimento alle elezioni anticipate, tranne una: «La guerra civile». Per parte sua, la Rice ha detto di sperare «che non passi molto prima che sia possibile un incontro tra il presidente Abu Mazen e il primo ministro israeliano Ehud Olmert». «So che saranno loro a stabilire i tempi, ma noi speriamo che ciò avvenga nel prossimo futuro», ha insistito. Quindi il capo della diplomazia Usa è partito per Gerusalemme, dove, in serata ha incontrato Olmert. Da sottolineare il fatto che, come pochissime volte in passato, la Rice ha incontrato prima i leader arabi (arrivava a Ramallah dal Cairo) e poi quelli israeliani. Resta ora da vedere quali spazi di manovra saprà e potrà trovare Abu Mazen. I segnali, per ora sono poco incoraggianti. Proprio mentre la Rice era a Ramallah, è spuntato un video firmato da tale «Organizzazione di al-Qaeda della Jihad nella provincia di Palestina». Contiene le immagini di un vecchio video di Ossama Benladen, uno spezzone di Abu Mussab al-Zarqawi, le "consuete" minacce di una sconosciuta cellula della Rete nei Territori. Ma di qualunque cosa si tratti, il messaggio è chiaro. E poi è intervenuto anche il premier palestinese Ismail Haniyeh, che ha accusato senza mezzi termini la Rice di preoccuparsi solo «di ridisegnare questa regione in un modo che soddisfi l'agenda americana e israeliana». Comunque, ha concluso, «non abbiamo problemi a riannodare il dialogo per formare un governo di unità nazionale».
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