Condoleezza Rice cerca alleati arabi l'analisi di Fiamma Nirenstein
Testata: La Stampa Data: 04 ottobre 2006 Pagina: 11 Autore: Fiamma Nirenstein Titolo: «La Rice cerca alleati tra gli arabi moderati»
Da La STAMPA del 4 ottobre 2006:
NON si vede subito ma nel tempo avrà conseguenze rivoluzionarie. La visita di Condi Rice segna un rilancio della politica americana nell’area dopo la guerra del Libano e dopo la visita di Ahmadinejad all’Onu. È una politica di pace fra i paesi arabi e Israele, e in prospettiva il conflitto diplomatico addirittura sul campo con l’Iran e i suoi amici. La visita contiene un messaggio strategico: Rice cerca di formare una nuova alleanza arabo-sunnita in grado di preparare un deciso «stop» alla politica aggressiva dell’Iran; lo annunciava già fra le righe il discorso di Bush all’Onu in cui il presidente americano prometteva promozione e appoggio ai paesi moderati e ribadiva che gli Usa non avrebbero accettato la costruzione del nucleare iraniano. Per costruire ai paesi moderati un’alibi di collaborazione con gli Usa, porge loro per la prima volta da molto tempo a questa parte il pomo fatato che ciascuno vuole mordere per primo: quello della pace fra Israele e i palestinesi. Su questo conflitto tutti i rais e tutti i capi terroristi, mettono la loro lancia e dicono di portare la bandiera finché gli fa gioco. Ma non è un caso che Saud al Faisal ieri, dopo l’incontro con Condi proprio all’inizio di un giro che l’ha portata in Egitto a un summit di otto paesi arabi e oggi in Israele e fra i palestinesi. Benchè certamente i temi trattati nell’incontro a porte chiuse siano stati quelli degli Hezbollah e dell’invasione di campo sciita e persiana che l’Iran, con l’aiuto delle organizzazioni terroriste come gli Hezbollah, Hamas e la Jihad islamica e dei suoi infiltrati in Iraq e con l’aiuto della Siria tenta ormai giorno dopo giorno in Medio Oriente, sarà un caso pure che si sia presentato alla stampa accando a Condi e abbia proclamato che tutti i conflitti dell’area si richiamano a quello fra palestinesi e Israele e che una volta sistemato quello, il resto potrebbe placarsi. Naturalmente una volta alla prova dei fatti non solo la cosa presenta enormi difficoltà in sé e per sé dato che gli scontri senza precedenti di questi giorni dimostrano che Hamas non ha nessuna intenzione di scansarsi per far posto ad Abu Mazen, ma si vedrà subito che l’Iran non stabilisce proprio nessun nesso fra l’attribuzione del problema palestinese e la sua prospettiva egemonica. Però, con un processo di pace riavviato sul principio di reciprocità, Egitto, Giordania, Arabia Saudita, paesi del Golfo si sentiranno tutti più a loro agio di fronte alle proprie opinioni pubbliche in una situazione in cui se l’Iran non molla, se il terrorismo viene incrementato, i paesi moderati potranno far parte di una coalizione che lo combatte al fianco degli Usa. Condi dunque riprenderà le vesti del Dipartimento di Stato, di William Rogers, di James Baker, di Colin Powell, che quando venivano in Israele giocavano sulla solita nota di «Land For Peace» per poi trovarsi ogni volta con un pugno di mosche. Adesso tuttavia la guerra globale contro il terrorismo spinge gli Usa a cercare una coalizione che almeno a parole la fanno difendere dalla risoluzione del conflitto israelo-palestinese. Quindi è terminata l’era in cui gli Stati Uniti vedevano Israele a tu per tu, e comincia quello in cui si vuole da Israele che esso dininneschi e a sue spese almeno una parte dell’aggressione terrorista e della costruzione del nucleare dell’Iran. Giusto o sbagliato (apparentemente almeno molto ottimista) che sia questo calcolo, intanto sia per Israele che per gli Usa la scacchiera internazionale è diventata ancora più complicata: tutti gli intelligence riferiscono che proprio durante i giorni della guerra gli Hezbollah hanno ricevuto diretto supporto d’informazione sull’esercito israeliano dalla Siria. Essa ha usato dati raccolti da posti d’ascolto gestiti insieme da squadre russe e siriane. Gli Hezbollah hanno anche potuto utilizzare nuovi posto d’ascolto sulla parte siriana delle alture del Golan operate congiuntamente con l’Iran. L’accordo con la Russia è precedente a quello con l’Iran che è parte del documento strategico fra Damasco e Teheran che li vincola ad impegni comuni dal 2005 e che è stato confermato da Ahmadinejad a Damasco nel gennaio del 2006. E tutto l’interesse non è solo per Israele, ma ci sono anche l’Egitto, la Turchia, l’Arabia Saudita. Che a loro volta, naturalmente si apprestano a fronteggiare i nuovi tempi di cui Ahmadinejad detta l’agenda.
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