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Avvenire Rassegna Stampa
03.10.2006 Un decalogo davvero incompleto
quello del gesuita egiziano Samir Khalil Samir per la pace in Medio Oriente

Testata: Avvenire
Data: 03 ottobre 2006
Pagina: 26
Autore: Samir Khalil Samir
Titolo: «Decalogo (incompleto) per la pace a Gerusalemme»

Il gesuita egiziano Samir Khalil Samir su AVVENIRE del 3 ottobre 2006 presenta un "decalogo incompleto" per la pace in Medio Oriente.
Il decalogo è davvero incompleto, oltre che discutibile in molte sue parti.
Speriamo dunque che almeno il decimo articolo, mancante, contenga quella che a a nostro giudizio sarebbe dovuta essere indicata come precondizione di ogni ulteriore proposta: per ottenere la pace in Medio Oriente è necessaria la sconfitta del fondamentalismo islamico e del panarabismo, ideologie totalitarie che perseguono l'obiettivo della distruzione di Israele.
Ecco il testo:
 


Per raggiungere la pace, solo la strada della diplomazia ha qualche probabilità di successo.
Questa strada si fonda su due regole complementari: da una parte, la giustizia e il rispetto della legalità internazionale; dall'altra, la necessità di fare alcune concessioni per tenere conto della realtà. Il che presuppone da una parte conoscenza e senso del diritto internazionale; dall'altra flessibilità e discernimento nonché disponibilità a rinunciare ad una parte dei miei diritti a favore dei diritti dell'altro.
Aggiungerei un appunto: posto il fatto che da più di mezzo secolo in Medio Oriente dominano guerra e odio, non esiste una soluzione perfetta; occorre cercare e accettare la meno imperfetta delle soluzioni.
Occorre mirare ad una soluzione duratura - anzi definitiva - della crisi del Medio Oriente, per poter costruire tutti insieme, lentamente, la pace. Solo allora la regione medio-orientale godrà una pace definitiva per il bene di tutti. Per raggiungere questo obiettivo, proverei ad indicare una via, nello stesso tempo giusta e realista, che esprimo in un piccolo «decalogo della pace in Medio Oriente» (il decimo punto lo riservo per la puntata della prossima settimana).
1) Creare uno Stato palestinese basato sulle frontiere internazionali (anteriori alla guerra del 1967); piccole modifiche necessarie per le colonie israeliane possono essere apportate, purché di comune accordo fra Israele e Palestina.
2) Il «diritto di ritorno» dei palestinesi, sancito dall'Onu nella Risoluzione 194 dell'Assemblea Generale, dovrebbe essere riconosciuto per principio, anche a costo di discuterne l'applicazione, fra il ritorno di un numero limitato di palestinesi e un risarcimento per gli altri garantito dalla comunità internazionale.
3) Le colonie israeliane potrebbero rimanere per un periodo limitato (per esempio, una decina d'anni) sotto la sovranità israeliana. Successivamente, i coloni dovranno decidere: o ritornare in Israele, o restare sotto la sovranità palestinese, come hanno fatto un tempo i 160.000 palestinesi che hanno deciso di vivere sotto la sovranità israeliana.
4) Riconoscimento ufficiale e scambio di ambasciatori: ciascuno Stato del Medio Oriente deve riconoscere ufficialmente come definitive le frontiere degli altri Stati, e impegnarsi ad accreditare ambasciatori in questi Stati.
5) Istituire una Forza internazionale «robusta» laddove la pace non sia stata ancora pienamente acquisita, per controllare anche il traffico delle armi; in particolare tra Israele e Palestina, Israele e Libano, Libano e Siria, Siria e Iraq, Iran e Iraq, Turchia e Iraq. Questa forza dovrebbe essere posta su entrambi i lati delle frontiere internazionali.
6) Aiutare gli Stati militarmente deboli a costituire un esercito nazionale capace di assicurare la sicurezza e quindi smilitarizzare tutti i gruppi, che siano milizie oppure coloni. Allo stesso tempo, operare per la riduzione degli investimenti militari nel Medio Oriente e per controllare gli Stati militarmente potenti.
7) Liberare tutti i prigionieri degli altri Paesi detenuti nel proprio Stato, mediante accordi di scambio; in particolare tra Israele e Palestina, Israele e Libano, Libano e Siria.
8) Costituire una Commissione internazionale per risolvere in modo equo il problema dell'acqua nella regione, condizione essenziale per lo sviluppo e causa frequente di conflitti.
9) Gerusalemme è il punto nevralgico e più delicato che i due Stati desiderano legittimamente assumere come capitale. Si deve dunque costituire una Commissione internazionale, che comprenda Israele e Palestina, per garantire la sicurezza, la libertà di movimento e il rispetto delle frontiere internazionali all'interno della città; ma anche la sacralità, la salvaguardia e l'accessibilità dei Luoghi Santi che sono un patrimonio universale e devono essere protetti da accordi internazionali

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